Bio Mense: EMILIA, APPALTI A CHI CUCINA CIBI LOCALI, TRADIZIONALI E BIO
La nuova legge regionale sulla ristorazione nelle scuole, negli ospedali e
nelle strutture per anziani. I contratti di fornitura non basati
sull'offerta più bassa, ma sull'utilizzo di alimenti biologici, tipici e
tradizionali.
Piacenza - Qualità e naturalità degli alimenti, anche a scuola, all'asilo,
all'ospedale... Spinta decisa all'educazione alimentare attraverso il
sostegno finanziario dei progetti già decollati o in programma. E' questo
l'obiettivo della legge approvata dal Consiglio regionale nelle scorse
settimane. Dal dettato culturale al proposito concreto. D'ora in poi gli
appalti per i servizi di mensa (asili,scuole, ospedali, strutture per
anziani), dovranno essere assegnati a chi utilizza almeno il 70 per cento di
prodotti biologici (e anche locali e tradizionali) scelti tra quelli
presenti sul mercato.
«La legge - spiega il consigliere regionale Nino Beretta che è stato
relatore per conto della Giunta nella fase del voto - vuole favorire la
comprensione del rapporto tra agricoltura, ambiente, alimentazione e salute
vuole stimolare il consumo delle produzioni agro-alimentari regolamentate
come quelle biologiche o quelle provenienti da coltivazioni a lotta
integrata, prodotti tipici e tradizionali. Tutto questo nel tentativo di
promuovere un rinnovato rapporto col territorio e il mondo rurale, ma anche
stimolare la cultura del cibo e l'educazione al gusto». Alla Regione viene
assegnato un ruolo di coordinamento mentre nei singoli territori provinciali
saranno indicati gli enti locali responsabili dell'attuazione degli
interventi. Spetta a loro il ruolo di coordinamento delle singole realtà
locali e tra cui i comuni le scuole, le Asl e le associazioni che si
avvalgono di servizi di ristorazione collettiva. Sarà data anche maggiore
organicità agli interventi che già attualmente vengono realizzati da diversi
enti locali per le attività di educazione alimentare su cui saranno
investiti fondi regionali nell'ordine di qualche centiania di migliaia di
euro. Sono i giovani la chiave di volta della legge perché il rapporto con
il cibo - visto e proposto come espressione culturale - possa tornare
all'interno di un alveo naturale. Infatti - spiega il consigliere Beretta -
a loro è riservata parecchia attenzione con il coinvolgimento nel progetto
sia degli insegnanti che degli stessi nuclei familiari. Un'ottica educativa
che non può non comprendere la ristorazione collettiva. E perché gli
obiettivi siano raggiunti è necessario - sottolinea ancora - che i contratti
di fornitura non siano basati prevalentemente sull'offerta più bassa, ma
privilegino l'utilizzo di alimenti provenienti da produzioni biologiche o
integrate di prodotti tipici e tradizionali. Ora con l'approvazione della
legge si apre il capitolo adeguamento da parte degli enti che si avvalgono
del servizio mensa. In molti casi però la scelta del biologico ha già fatto
breccia.
tratto da "La libertà", Piacenza, 12 novembre
martedì 12 novembre 2002
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