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Il leader no global «Io, José Bové, difendo ancora i piccoli macellai >>

È l’agricoltore-simbolo della difesa della tradizione, il promoter della genuinità dei prodotti: José Bové, leader della Confederation paysanne e uno dei personaggi più in vista del movimento no global, è a conoscenza del nuovo allarme Bse ita
«Sono venuto a conoscenza del caso campano attraverso il nostro partner italiano “AltrAgricoltura”. La nostra società ha per valore fondamentale la ricerca sfrenata del profitto e dell’ interesse personale. In tale contesto, scandali di questo genere sono purtroppo più che probabili, ma non devono offuscare la reputazione dell’insieme degli allevatori italiani che praticano quotidianamente il loro mestiere con serietà». Anche in Francia, dice Bové, si sono verificati casi analoghi. «Ci sono stati diversi scandali alimentari legati all’importazione fraudolenta di farine d’origine animale dal Regno Unito, che hanno permesso la diffusione dell’epidemia della mucca pazza sul continente. Gli allevatori sono stati le principali vittime di una crisi che ha provocato una caduta brutale degli affari. Taluni sono andati in rovina. Per garantire la sicurezza degli alimenti, lo Stato deve investire in controlli sanitari effettivi, ma, purtroppo, in molti paesi europei si assiste a una volgarizzazione del discorso neoliberista e a una critica della spesa collettiva che credo pregiudichi le garanzie di sicurezza degli alimenti». Nell’ultimo caso italiano, però, sono coinvolti anche otto veterinari, e il rischio di contrazione del morbo si diffonde proprio attraverso i banconi del negozio sotto casa. La grande distribuzione offre, da questo punto di vista, maggiore affidabilità. Per Bové, «i piccoli esercizi commerciali sono esposti ai problemi sanitari quanto i grandi su- permercati: nessuno è più al sicuro. Detto ciò, bisogna comprendere che l’Unione europea impone norme sempre più drastiche che si traducono nella chiusura dei mattatoi di prossimità. Le bestie viaggiano su distanze sempre più grandi e ciò favorisce una rapida diffusione delle epidemie. Inoltre, le multinazionali giocano un ruolo di cassa di risonanza per le questioni sanitarie. Si può dire che è tutto un continente a essere minacciato. Penso perciò che sia indispensabile rimettere in discussione questa corsa al gigantismo negli allevamenti come nei centri d’abbattimento». E qual è, per Bové la ricetta a disposizione del consumatore per difendersi dalle frodi? «In Francia, numerosi allevatori si sono raggruppati al fine di migliorare la qualità della produzione. Questo lavoro passa per l’elaborazione di un quaderno dei carichi precisi e rigorosi, e sfocia in una attestazione di garanzia che permette di meglio comunicare con i clienti e meglio valorizzare il prodotto. Sono persuaso del fatto che l’intero sistema ne guadagnerà. Parallelamente, è indispensabile che lo Stato eserciti un controllo effettivo. Se l’epidemia della mucca pazza ha scioccato il Regno Unito, è in primo luogo perché i governi liberisti di questi paesi, per ragioni economiche, hanno proceduto a tagli drastici nella spesa per i servizi sanitari. Il numero dei veterinari è diminuito negli ultimi anni. E il risultato, purtroppo, non si è fatto attendere». tratto dal "Corriere del Mezzogiorno"


venerdì 15 novembre 2002


News

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