UNIONE CONSUMATORI: TROPPA CHIMICA NEI MAGAZZINI ORTOFRUTTICOLI
L'UNC sui trattamenti post-raccolta.
03/11/2004 - La fase di post raccolta dei prodotti ortofrutticoli è
sicuramente la più critica. Lo afferma l’Unione Nazionale Consumatori che
precisa: "Infatti questi prodotti, essendo sistemi biologici viventi, van
La velocità del processo di deterioramento, che di fatto ne definisce la
durata commerciale, dipende sia dalla natura (foglia, radice, frutto,
tubero) sia dal tipo di metabolismo del prodotto, che è generalmente rapido
anche a causa dell’elevato contenuto di acqua.
La necessità di mantenere alti gli standard di vita commerciale del prodotto
ortofrutticolo, rendendo il più a lungo possibile inalterate le qualità
estrinseche (colorazione, dimensione, forma), organolettiche (sapore, aroma,
consistenza) ed igienico sanitarie, porta i produttori ad adottare
trattamenti di conservazione non sempre naturali ed anzi molto spesso
chimici.
Difese naturali contro il deterioramento sono la temperatura, l’igrometria
ambientale, la pressione atmosferica.
Ma la maggior parte dei trattamenti sono chimici. Infatti molto comuni sono
i trattamenti anticrittogamici, quelli contro le fisiopatie, quelli che
rallentano le attività vegetative, quelli antitraspiranti e quelli cosmetici
e detergenti”.
In Italia i principi attivi autorizzati – continua la nota- per i
trattamenti post raccolta sono solo 15, così come sono in un numero
ristretto le specie ortofrutticole sulle quali è autorizzato di fatto il
trattamento post raccolta: agrumi, mele, banane, patate, uva, cipolle, agli,
carote, pomodori, peperoni, zucchine cetrioli, meloni.
I trattamenti più diffusi sono quelli antivegetativi – conclude l’
associazione- che bloccano, nel corso della conservazione, fenomeni di
germogliazione ed emissione di radici. In Italia l’unico trattamento
consentito è quello antigermogliamento sulle patate con clorprofam, anche se
tracce di questa sostanza sono state rinvenute su cipolle, agli e carote. Il
clorprofam è una sostanza molto tossica, sospettata di provocare il cancro a
reni e fegato. Viene anche utilizzata, al di fuori di qualsiasi
autorizzazione, in diversi paesi della Ue, per sbiancare le patatine fritte
che poi vengono vendute confezionate.
Movimento difesa del cittadino, 3 novembre 2004
mercoledì 3 novembre 2004
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