IL POLLO CARIOCA? ARTIFICIALE MA SANO
Mors tua vita mea. Anche quando si tratta di polli. Crolla il mercato per i
produttori asiatici, cresce quello dei sudamericani.
Il virus che a gennaio aveva colpito i poveri pennuti allevati in Asia,
provocando nei due mesi successivi un autentico tra
Non lo è però per i big della grande distribuzione che, per soddisfare la
ripresa della domanda, hanno preferito rivolgersi ai produttori dell’America
latina.
I numeri parlano chiaro: nei primi nove mesi del 2004 il Dipartimento dell’
Agricoltura Usa, globalmente riconosciuto come la fonte più autorevole nelle
statistiche relative al settore avicolo, ha calcolato che, a fronte di un
crollo delle esportazioni di polli e tacchini cinesi (meno 51% rispetto allo
stesso periodo), quelle di Brasile, Messico, Argentina e Perù, Uruguay e
Paraguay hanno registrato un incremento medio del 10 per cento.
In particolare, l’industria avicola brasiliana, la più importante del Sud
America, ha beneficiato di un aumento del 12,5% delle esportazioni passando
dagli 1,9 milioni di tonnellate dei primi nove mesi del 2003 ai 2,10 milioni
dello stesso periodo del 2004.
Attenzione, però: i polli che finiscono sulle nostre tavole, seppure carioca
e senza malanni, non sono certo allevati con becchime naturale.
Per evitare il pericolo di nuove epidemie e rassicurare così consumatori e
le catene della grande distribuzione mondiale, i produttori latino americani
si sono infatti rivolti in massa alle case farmaceutiche.
Sicchè nell’ultimo semestre le vendite in quest’area di prodotti per l’
avicoltura (vaccini, soprattutto) hanno registrato un incremento del 10 per
cento.
Ma il mercato, evidentemente, non guarda per il sottile.
Alla fine degli anni Novanta, in piena sindrome da mucca pazza, spopolavano
le bistecche argentine.
Ora è il turno dei polli brasiliani.
Non tutte le epidemie, insomma, sono devastanti per tutti.
Di tanto in tanto c’è chi gode.
tratto da "Mercato e Finanza", 19 ottobre 2004
martedì 19 ottobre 2004
|