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SICCITA': 4 MLD DI ETTARI A RISCHIO DESERTIFICAZIONE

Minacciata la sopravvivenza di un quinto della popolazione mondiale, circa 1 miliardo di persone. Indispensabile dare un nuovo valore all'acqua. L'Amazzonia arretra, a secco un'area grande quanto l' Italia.
(ANSA) - RIMINI - Siccita' e desertificazione minacciano la sopravvivenza di un quinto della popolazione mondiale - circa un miliardo di persone - e hanno portato alla riduzione dello strato superficiale del suolo e della sua capacita' produttiva in un terzo della superficie agricola della Terra (4 miliardi di ettari). Sono i numeri emersi al convegno 'Siccita' e desertificazione' che si e' svolto a Rimini nell' ambito di 'Ecomondo', la Fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile. L'evento, organizzato da Regione e Arpa Emilia-Romagna, ha fatto il punto sui progetti in corso di realizzazione nel Bacino mediterraneo per monitorare i fenomeni di siccita' e desertificazione: Sedemed (Siccita' e desertificazione nel bacino Mediterraneo) e Desertnet (Monitoraggio ed azioni di lotta alla desertificazione nella regione mediterranea). I due progetti, finanziati dalla Comunita' europea nell'ambito di Interreg IIC, hanno potuto contare su risorse, per l'Emilia- Romagna, per circa 500.000 euro. Il ruolo del Servizio Idrometeorologico di Arpa e' stato quello di definire strumenti utili ai processi decisionali per la gestione delle risorse idriche in ambito agricolo in situazioni di penuria e conflitto d'uso, nonche' esaminare le possibili azioni di mitigazione di tali fenomeni. Siccita' e desertificazione dipendono principalmente dal clima, ma nei paesi del Mediterraneo settentrionale, e in regioni come l'Emilia-Romagna, sono dovuti allo sfruttamento intensivo dei terreni e delle risorse idriche e quindi all'uso non sostenibile delle risorse naturali da parte dell'uomo. ''E' ormai indispensabile dare un nuovo valore all'acqua - ha detto l'assessore dell'Emilia-Romagna all'Agricoltura e Ambiente Guido Tampieri - occorre governare questi problemi tenendo conto della dinamica delle risorse, cioe' della disponibilita' dell'acqua, e non, come spesso accade, assecondando la dinamica della domanda. Bisogna rivedere la gerarchia dei bisogni; ridurre percio' i consumi d'acqua, consumare meno e meglio''. In Emilia-Romagna il consumo di acqua dal 1975 al 2003 e' passato da 1,882 a 2,125 milioni di mc all'anno, con incrementi significativi soprattutto per uso agricolo (da 1,002 a 1,405 milioni metri cubi) e civile (da 350mila a 487mila mc). In diminuzione invece i consumi per uso industriale. Anche se siccita' e desertificazione in Italia e in Emilia-Romagna sono fenomeni che non hanno la drammaticita' del continente africano, o di alcune zone di Asia e America latina, non sono da trascurare. Regioni come Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna hanno aree classificabili come esposte a fenomeni di desertificazione, e anche l'Emilia-Romagna, benche' non abbia dal punto di vista climatico zone a rischio, ne ha a causa dell'eccessivo sfruttamento delle risorse. La situazione e' ancora sotto controllo, ma segnali negativi provengono dalla pianura bolognese e ravennate (zone a maggior propensione all'incremento della siccita'), tant'e' che il bacino del fiume Lamone - segnalato come uno tra i piu' vulnerabili ai processi di desertificazione - e' stato scelto come area pilota per il progetto Desernet. Tra le azioni possibili per limitare il consumo di acqua, oltre a quella che ad informare ed educare la popolazione ad un uso sostenibile della risorsa (la sola adozione dei riduttori di flusso nei rubinetti delle abitazioni di Bagnacavallo, comune ravennate, ha fatto risparmiare in un anno il 13% dell'acqua ad uso civile), c'e' anche l'ipotesi di utilizzare golene e casse d'espansione non solo per evitare gli effetti delle inondazioni, ma anche come serbatoi di stoccaggio e per rifornire le falde freatiche.


sabato 6 novembre 2004


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