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I CONSUMATORI FANNO SQUADRA, LA SPESA DI GRUPPO COSTA MENO

Gruppi d'acquisto per comprare direttamente dal grossista, dal contadino o negli spacci. Dall'allevatore 30 chili di carne costano sei euro al chilo.
PIACENZA - Mangia il fieno poi rumina tranquillo, il vitellone castrato di razza frisona. Non sa (ovviamente) di essere finito nel mirino di un gruppo di acquisto e che i cinque ottavi della sua carne sono già stati prenotati. "Oggi pesa circa 730 chilogrammi. Pulito e disossato, mi renderà 240 chili di carne lavorata. Io preparo pacchi da trenta chili, e 5 sono già venduti. Appena arrivano le altre 3 prenotazioni, lo porto al macello". Achille Maltagliati, allevatore di Fontana Pradosa, in un mese riesce a macellare e vendere due bovini, e con la vendita diretta porta a casa quasi il doppio di quanto prenderebbe consegnando le bestie ai commercianti o ai macellai. "Tutto questo facendo pagare 6 euro al chilo bistecche, arrosti, cotolette, macinato, doppione, ossobuco e un pezzetto di filetto. Per ora vendo alle famiglie che si mettono d'accordo per riempire il freeser di carne buona. Ma presto aprirò un vero spaccio aziendale, con la mia carne bovina, i polli, le uova, ed anche la farina gialla per la polenta. Noi contadini e allevatori siamo stanchi di lavorare per niente. Le nostre aziende debbono diventare i supermercati economici del futuro". E' quasi rivolta, nelle campagne piacentine. Anche nell'ultimo anno il prezzo della carne pagato al produttore è diminuito: nel 2003 una mezzena di vitellone incrocio nazionale era pagata 3,18 euro al chilo, adesso rende 2,95. E allora, come ultima speranza, si cercano i gruppi di acquisto o si aprono gli spacci: ce ne sono già quattro, nati negli ultimi mesi, ed entro l'anno saranno una decina. "Adesso che l'estate è finita - dice Giuseppe Quagliotti, dell'azienda Castello di Podenzano - nel mio spaccio aperto a maggio riuscirò a vendere ogni settimana un vitellone bianco nero o un bue. Certo, non faccio gli orari di una macelleria: apro solo il giovedì pomeriggio e il sabato. Ma con la carne delle nostre bestie, nate e allevate in Italia, nelle cucine si potrà sentire ancora il profumo del brodo". La "rivolta" funziona bene perché trova molti alleati. "Il mio "gruppo di acquisto" - racconta la signora Ornella Breda di Milano - è nato in modo molto semplice. Ho saputo, da un articolo di Repubblica, che a Piacenza c'era questo allevatore, il Maltagliati. Siamo andati a trovarlo, io e mio marito, perché cerchiamo sempre cose buone a un buon prezzo. La prima volta abbiamo comprato meno di dieci chili, e abbiamo visto che il prezzo è buono e la qualità è alta. Abbiamo passato la voce ad altre famiglie, impiegati come noi, operai, pensionati. E così l'ultima volta siamo tornati con cinque pacchi da trenta chili, un quintale e mezzo. Ora siamo già in lista per il prossimo vitellone". Non cambierà il mercato, la rivolta degli allevatori (e dei consumatori), ma manda segnali precisi. "Una catena di supermercati - dice Fausto Guerra, direttore dell'associazione allevatori di Piacenza - ci ha chiesto di fornirle, dal prossimo anno, quasi 100 capi alla settimana. Hanno capito che, se continuiamo a importare il 75% della carne (animali vivi o macellati) le nostre razze rischiano di sparire, proprio mentre sale la richiesta dei sapori veri della nostra terra. Gli spacci sono un'iniziativa clamorosa e quasi disperata, per fare capire che così non può continuare. Al produttore la carne viene pagata come 10 anni fa". I gruppi di acquisto, quasi "commando" organizzati, cercano di dare l'assalto anche ai mercati all'ingrosso, alla ricerca di tutto (come nei Cash & Carry della Metro) o di noci, insalata e mele nei mercati generali dell'ortofrutta. Alla Metro di Castel Maggiore, pochi chilometri da Bologna, c'è davvero tutto. Più di 6000 prodotti soltanto nel "food", dal formaggino che si può comprare in mono porzione (come in un normalissimo supermercato) alla confezione di 15 vasi di Nutella, 1,39 euro al vaso. Birra Beck's da 0,33 litri a 0,49, ma si debbono portare a casa 24 bottiglie. La regola è questa: possono entrare solo i "professionisti": commercianti, titolari di mense, ristoranti, bar, ecc., tutti con partita Iva. Ma un amico con la tessera si trova sempre, ed un cartello all'ingresso avverte che "il gentile cliente per i suoi acquisti può farsi assistere da 1 persona". Nelle corsie ci sono suore che fanno spesa per il loro convento o convitto, titolari di cartoleria che, dopo avere comprato quaderni e biro, naturalmente riforniscono la dispensa di casa. Per dare l'assalto alle pere e alle ultime susine della stagione bisogna presentarsi al Caab, l'ortomercato di Bologna, alle 6,30 del martedì. Si compra solo a casse, ma tanti si organizzano. "Al lunedì sera - dice Aldo L., "inviato di condominio" - facciamo la lista della spesa. A turno uno di noi viene poi qui a comprare". Sopra al carretto (tutti i "privati" sono organizzatissimi) finiscono pacchi da 5 chili di noci appena arrivate dal Cile, arachidi, fichi, mele, fagiolini. C'è chi si presenta (l'ingresso non si paga) solo per comprare pomodori per la passata o melanzane da mettere sott'olio. Ma la sorpresa arriva dal grossista Mercabio, una coop di alimentari biologici rifornita da produttori di Trento, Cremona, Agrigento e Padova. "Abbiamo - dice Laura Degan - quattro livelli di prezzi: per i soci della nostra cooperativa, per le mense, per i grossisti e per i dettaglianti. A metà strada fra dettaglianti e grossisti ci sono i gruppi di acquisto, sempre più forti e decisi. Chi sono? Dipendenti di banche o altre imprese, condomini, gruppi che si riuniscono solo per comprare bene. Per loro c'è una sola regola: non possono acquistare meno di una "pedana", che - dipende dalla merce - pesa dai 6 agli 8 quintali. Ma via Internet gli ordini sono in netto aumento anche perché noi consegnamo la pedana a nostre spese. Certo, c'è chi vorrebbe anche qualche gambo di sedano, e rispondiamo che l'acquisto minimo è la cassetta da 6 chili. Perché tanta gente riesce a mettersi assieme per comprare otto quintali di cibo? Ma lei li ha visti i prezzi nei negozi?". Fuori dal Caab c'è un signore che ha appena comprato una cassetta di funghi porcini. In un angolo, li sta dividendo in quattro sporte di plastica. Verso mezzogiorno, forse, quattro amici al bar racconteranno che finalmente il viaggio nel bosco ha portato i suoi frutti. La Repubblica 19/10/04


domenica 24 ottobre 2004


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