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Latte, «avvisi» nel Mantovano

L'inchiesta di Brescia coinvolgerebbe alcuni allevatori Le industrie: i giudici indaghino per evitare di criminalizzare tutti.
MANTOVA. L'inchiesta della procura della Repubblica di Brescia sul cosiddetto latte in nero, ovvero quello non fatturato e venduto fuori dei canali ufficiali, riguarderebbe anche alcune aziende della nostra provincia, oltre che del Reggiano, Modenese e Cremonese. Secondo indiscrezioni non confermate dalla Procura che sta agendo nel massimo riserbo (non sono stati comunicati i nomi delle aziende che ritiravano il prodotto non fatturato) l'invio di avvisi di garanzia riguarderebbe l'Alto Mantovano. Si tratterebbe di episodi isolati, legati al conferimento in aziende situate nel Bresciano e non veri e propri filoni d'indagine nella nostra provincia. La grande maggioranza degli allevatori, è giusto ricordarlo, svolge correttamente la propria attività. Sono almeno 300 le persone indagate dalla Procura della Repubblica di Brescia nell'ambito delle varie inchieste aperte da alcuni anni sulle truffe per le quote latte e rette dal Pm Paolo Savio. Gli indagati risiedono, oltre che in provincia di Brescia, anche nel Barese. Il meccanismo usato, come è emerso nel corso di altre inchieste, è quel della 'soccida' (il contratto con cui due parti si associano per l'allevamento del bestiame): il bestiame, in sostanza, non sarebbe stato dato realmente dalle aziende del sud a quelle del nord, ma solo fittiziamente. In questo modo le quote latte del sud venivano usate da parte degli allevatori del nord per evitare splafonamenti e le conseguenti multe. Ma, in alcuni casi, gli allevatori pugliesi avevano detto di essere all'oscuro di tutto. A queste vanno aggiunte altre 175 persone indagate recentemente per la vendita di latte in nero. In questo caso dell'inchiesta è titolare il pm Silvia Bonardi e le indagini, condotte dalla Guardia di finanza di Brescia, riguarderebbero allevatori di diverse province del nord Italia, tra cui: Brescia, Mantova, Modena, Reggio Emilia e Cremona. Intanto sul tema intervengono gli industriali del settore, colpiti dalle affermazioni del leader della Coldiretti mantovana. Secondo Aldo Caleffi sono spesso le industrie a «spingere» la produzione non fatturata. «Il lavoro e l'economia sommersa» dice ora l'Associazione industriali mantovana, sono alimentati da chi accetta di farne parte. Costoro, oltre ad essere evasori ed elusori, danneggiano il mercato del latte e del formaggio creando un circuito a prezzi ribassati. Rigettiamo le accuse unilaterali e demagogiche. Le denunce vanno fatte alla Guardia di Finanza ed i responsabili devono essere individuati. Non si può semplicemente puntare il dito su una categoria. Chiediamo sia fatta chiarezza e invitiamo la Magistratura ad indagare e perseguire i fautori di questo nefando fenomeno. Sosteniamo la credibilità del sistema lattiero-caseario provinciale e di tutti i produttori onesti che hanno rifiutato e condannato il commercio in nero e ci adopereremo perché i loro sacrifici non siano vani». (tratto da "La Gazzetta di Mantova")


mercoledì 13 novembre 2002


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