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Blitz dei carabinieri contro il finto pesto genovese

Denunciate otto aziende tra cui Barilla, Star e Buitoni: etichette con «descrizioni mendaci».
LUCA FAZIO - Si fa presto a dire pesto. Senza risalire a Plinio o Alessandro Petronio, e senza bisogno di consultare l'opera Dell'insalata e dell'uso di essa di Salvatore Massonio (1627), i carabinieri dei Nas hanno deciso di dettare le regole del vero pesto genovese: niente altro che basilico, pinoli, aglio, olio extravergine e formaggio, parmigiano o pecorino. E inoltre, per cucinare come si deve, meglio «pestare in un mortaio in marmo a mezzo di un pestello in legno sale grosso pinoli e aglio, aggiungere basilico e olio amalgamando infine i formaggi». La ricetta è finita tra le carte di Mario Morisano, magistrato della procura di Genova, con una denuncia per «frode in commercio e pubblicità ingannevole» ai danni di 8 aziende alimentari. «Secondo me non ci sono gli estremi per chiedere il sequestro preventivo della merce», ha detto il magistrato, precisando che il reato più probabile è la vendita di prodotti industriali con «descrizioni mendaci». Ma quali aziende spacciano pesto falso? A parte cinque marche locali (Monti di Monte e Giesse Gastronomia di Cuneo, Crema Lombardi di Pisa, Pamfood di Savona e Goldenfresh di Genova), sono tre colossi dell'industria alimentare: Barilla, Star e Buitoni-Nestlè. Sulla carta, 22 alti quadri rischiano fino a 1 anno di reclusione (impossibile) e multe fino a 1.032 euro (ridicolo). L'accusa è incontrovertibile, è tutto scritto sull'etichetta: cosa ci fanno nella poltiglia verde margarina, siero di latte in polvere, amido di mais e sciroppo di glucosio? Niente di buono, anche se il consumo di sughi pronti, proprio sotto l'effetto spinta del pesto, è in forte crescita (fonte Information Resources-Food): un giro d'affari da 230 milioni di euro all'anno (+10%) e un volume di mercato di 42.125 tonnellate (+12,6%). Il blitz dei carabinieri è solo l'ultimo attacco sul fronte della guerra del pesto. Un contenzioso che vede contrapposti ambientalisti e produttori agricoli liguri, guidati dal presidente della Regione Liguria, Sandro Biasotti, e l'azienda più vorace del pianeta, Nestlè, colpevole di aver registrato presso l'ufficio comunitario delle varietà vegetali di Bruxelles due "nuove" piantine di basilico non prodotte in Liguria, denominate Pesto e Sanremo (per non parlare della tedesca Ghg Saaten che ha brevettato il basilico Genova). La partita finale probabilmente si giocherà in autunno quando sarà l'Unione europea a decidere se assegnare o meno la denominazione di origine protetta (Dop) al condimento ligure. Intanto Coop Liguria ha sposato la causa dei produttori locali ritirando dagli scaffali il pesto Buitoni. E il ministro nero/verde dell'agricoltura, Gianni Alemanno, ha già detto che farà di tutto per mettere alle corde Ue e Nestlè, mentre consumatori e ambientalisti si stanno organizzando per marciare fino a Bruxelles. Con tanto di spilletta: I love pesto.


mercoledì 14 agosto 2002


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