Rose rosse nell’Ecuador
Una notevole ricchezza ha portato nell’Ecuador la coltivazione delle rose, esportate in tutto il mondo. Come in Kenya, nello Zimbabwe, nella vicina Colombia, dodici ore di luce il giorno costituiscono una condizione ideale per la coltivazione delle rose. Anche il suolo vulcanico è favorevole, ma il paesaggio non è migliorato, come si potrebbe supporre. Le coltivazioni sono fatte sotto serra, il panorama è diventato un mare di plastica.
Lo stato di salute delle raccoglitrici non è affatto buono. Lamentano mal di testa, nausee, strani dolori addominali. Sono frequenti perdite di capelli, turbe visive, aborti. La causa di tutto ciò è evidente, l’uso intenso di fitofarmaci. Eppure, la popolazione non si lamenta, perché la situazione economica è molto migliorata, da alcuni anni in qua. Da un reddito per famiglia di 70 dollari il mese, quando lavorava soltanto il padre di famiglia, s’è passati a 130 dollari a persona, il che ha consentito di ingrandire e migliorare le abitazioni, l’acquisto di televisore e di elettrodomestici.
Gli imprenditori agricoli giustificano l’intenso uso di fitofarmaci con la pretesa delle dogane che le rose arrivino prive di qualsiasi organismo vivente. Cfr. Libération.
martedì 31 agosto 2004
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