Quote latte, non c’è reato per il Pm forse un errore.
VICENZA Non c’è trucco non c’è inganno, forse qualche svista contabile, al massimo qualche errore, comunque niente che interessi la magistratura penale. Per i produttori di latte da anni in vertenza con lo Stato sono brutte notizie: il sostituto procuratore delle Repubblica di Roma, Attilio Pisani, ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta «contro ignoti» e dichiarato insussistenti le notizie di reato in merito al grande pasticcio italiano sulle «quote latte». La truffa (che, se dimostrata, invaliderebbe le multe elevate ai produttori in eccesso) si basava sull’ipotesi di un’alterazione truffaldina del numero dei capi di bestiame da latte in Italia. Ebbene, il Pm dopo le dovute indagini, non ha trovato «riscontro» di una simile alterazione: «I dati forniti dall’Agea, al contrario, devono essere considerati corretti». Pisani rileva che «non emerge alcun elemento dal quale desumere che si sia in presenza di condotte dolose finalizzate ad alterare i dati con un fine truffaldino», o meglio «si evidenziano in modo generico condotte truffaldine volte ad alterare i dati relativi alla produzione di latte senza tuttavia specificare in modo chiaro a quale soggetto ascrivere tali condotte, né peraltro è dato comprendere a chi gioverebbe una tale condotta dolosa». Non ai funzionari dell’Agea - osserva il Pm - «che non trarrebbero alcun vantaggio» dal gonfiare le quote ammesse, né allo Stato né ai produttori costretti entrambi a pagare le sanzioni.
Insomma, il Pm non ci ha capito niente e se il reato non è comprensibile, per forza non deve esistere. Eugenio Rigodanzo, vicentino di Lonigo, uno dei produttori raggiunto da cartella esattoriale pari a 203.228,36 euro pagabili entro 60 giorni, ha preso carta e penna e ha scritto al magistrato. «Spero che il Gip respinga la sua richiesta di archiviazione e disponga ulteriori indagini. Io devo pagare perché l’Agea si è dimenticata di revocare quote non prodotte come stabilito dalla legge 119/2003, perché qualche funzionario dell’Agea alterava l’età della vacche italiane con un semplice algoritmo - errore documentale intercettato in varie e-mail tra Agea e Istituto Zooprofilattico di Teramo - pago per errori documentali avvenuti sotto la strettissima regia di qualcuno per il quale Lei non trova nessun riscontro». «A ogni modo - conclude Rigodanzo - grazie lo stesso dottor Pisani, anche se Lei dovrebbe cambiare il suo cognome in “Pilato”». Il Pm Pisani-Pilato ammette in linea teorica «la presenza di un mero errore di natura contabile (...) tale dunque, lungi dal rappresentare fatto penalmente rilevante, da costituire al più fonte di responsabilità amministrativa e contabile non suscettibile di essere penalmente apprezzata». Con buona pace per chi deve pagare. (e.r.)
domenica 27 novembre 2011
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