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I «Milk warriors» in guerra contro la malavita del latte.

LONIGO (Vicenza). Non si è mai sposato perché «la cura delle vacche è incompatibile con quella delle donne», del resto le vacche gli risultano incompatibili anche con le ferie - due giorni negli ultimi venti anni - assieme al ristorante e al cinema. Eugenio Rigodanzo, 49 anni, ha le sue vacche, la faccia fiera e la mano pesante, quella con cui l'altro ieri a Lonigo (Vicenza) ha sfondato il parabrezza della macchina di un esattore di cartelle erariali. Pesante anche la cartella - 587.000€ di multa - e neanche la sua a dire il vero, ma quella dell'amico Mirco Pozzan, la sua, di poche migliaia di euro inferiore, gli arriverà a breve. Nella loro casa di campagna, seduti attorno ad un tavolo, sotto il portico, tengono consiglio di guerra e sembrano proprio coloni americani della nuova frontiera, ribelli alle leggi federali, fedeli a quelle del diritto naturale, a Dio, alla proprietà e alle loro coscienze.
Ecco, questa lettura della simpatica combriccola di allevatori, folcloristici e un po' ribaldi che sfascia il parabrezza all'esattore venuto e multarli, accende il trattore per metterlo sotto e temerariamente minaccia di andare a prenderli tutti gli strozzini come lui, ebbene questa lettura è falsa. I fuorilegge non sono loro, i cattivi stanno dall'altra parte, hanno la cravatta, vestono la giacca e quando arrivano si presentano con i blasoni di agenzie dal nome altisonante, Agea, Avepa, Equitalia. I «Milk warriors» fanno un discorso semplice: se tu entri a casa mia per estorcermi 587 mila euro di multa dopo che due sentenze regionali del Tar (Bari e Brescia) le hanno ritenute illegittime, mi minacci e mi consigli la rateizzazione (inducendomi così a riconoscere le multe) sapendo che c'è rapporto dei carabinieri di 166 pagine, attualmente al vaglio delle autorità europee nel quale vieni definito suppergiù un malfattore, ebbene se insisti sei tu il fuorilegge, tu vuoi ridurmi in schiavitù e io sparo. «Tra l'altro sono sotto di 200 mila euro con la banca - spiega Rigodanzo - il funzionario vede il giornale, legge che devo alla Stato il doppio e la prima cosa che fa è chiedermi il rientro immediato del debito».

L'altro giorno poteva andare peggio, questa è gente che ha visto in tivù il vecchietto di Noale alla finestra con fucile e ha urlato: «Lui è come noi, abbasso la mafia dei colletti bianchi». Per cui poteva scapparci il morto a Lonigo, anzi, secondo loro il morto c'è già scappato, non a Lonigo, a Sacile, il 15 aprile scorso. Il 14 il funzionario della regione Friuli Venezia Giulia, Silverio Scaringella, è stato interrogato dal Pm di Pordenone Fedetico Faccin, su accuse mosse da loro, i «Milk warriors» di Lonigo, il giorno dopo Silverio Scaringella si sparava un colpo in testa a Sacile. Il rapporto di 166 pagine dei carabinieri del Nac (sul tavolo di 32 procure in Italia) spiega come è perché nel nostro paese ci sono 300 mila mucche fantasma al servizio di una truffa gigantesca, non fanno latte, producono contributi Ue ed evasione dell'Iva, inoltre infettano il mercato caseario con latte e derivati del latte romeni, dubbi e sanitariamente a rischio. Per farle figurare vive le hanno tenute in vita 83 anni quando la vita media di una vacca da latte è di otto (ci sono le intercettazioni dei fax tra l'Istituto zooprofilattico di Teramo e l'Agea: «Come giustifichiamo la produzione nazionale? Alzate a 999 mesi l'età delle vacche». Per il 2008/2009 l'Agea «ha censito l'esistenza di 2.905.228 capi quando il numero complessivo è di 1.668.156» scrivono i carabinieri nel loro rapporto. Tali dati sono controllati e certificati «da un inestricabile groviglio di società - seguono nomi, ndr - appositamente create al fine di deresponsabilizzare ogni mansione pertinente alla gestione degli affari agricoli». Dove sta la truffa? Nella compravendita delle quote, nell'invenzione delle vacche inesistenti (famosa la stalla di piazza Navona, in centro a Roma), nella riscossione dei contributi e nella gestione delle multe inflitte in 17 anni ai produttori italiani: 4 miliardi e 200 milioni di euro che la Ue trattiene dai montanti compensativi dovuti e che l'Italia vuole indietro dai produttori. «Non può essere sottaciuto - continuano i carabinieri del Nac - quanto emerso dalle banche dati della polizia su incarichi di assoluto rilievo e responsabilità» ricoperti in Agea e allo Slan, il braccio strategico delle politiche agricole al ministero dell'Agricoltura. I Nac segnalano la figura del capo di gabinetto, Giuseppe Ambrosio, più volte sotto la lente degli inquisitori (truffa, abuso d'ufficio e concussione), Ambrosio doveva diventare capo del Corpo Forestale di Stato su segnalazione dell'allora ministro Galan, nel marzo scorso improvvisamente è stato rimosso e messo in aspettativa. Eugenio Rigodanzo, il nostro amico sotto il portico, venne ricevuto da questo signore nel suo ufficio al ministero. Accadde tempo fa: Ambrosio temendo per la vita chiamò in aiuto i carabinieri, Rigodanzo non lo toccò nemmeno, ma uscendo dalla stanza sbatté la porta in modo tale che venne giù l'architrave.
domenica 22 maggio 2011


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