Cerca Contatti Archivio
 
Agrienergie? Solo locali e sostenibili.

ROMA. L’agricoltura italiana come partner indispensabile per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rispetto del Protocollo di Kyoto: è stato questo il nocciolo della discussione al convegno sulle agrienergie sostenibili organizzato da ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Legambiente e Unione province italiane.
«La ricetta – ha detto il direttore di Legambiente Francesco Ferrante – risiede proprio nella tipicità del nostro sistema agricolo. Solo partendo dal riconoscimento delle caratteristiche di qualità della nostra agricoltura, orientata alla qualità piuttosto che alla quantità, alla tipicità piuttosto che alla omologazione della produzione industrializzata, al legame con il territorio di provenienza piuttosto che alla delocalizzazione e all’utilizzo di Ogm, sarà possibile affrontare correttamente la nuova sfida per il nostro territorio». L’agricoltura di qualità potrebbe contribuire anche alla lotta ai cambiamenti climatici, ma per produrre energia le coltivazioni devono preventivamente valutati i bilanci idrici ed energetici, perché non avrebbe senso attivare coltivazioni che aggravino le crisi idriche già in atto, né per le biomasse utilizzate si può trascurare quanta energia si consuma per la produzione e il trasporto. Andrebbero inoltre favorite le tecniche agricole che aumentano la quantità di carbonio organico nel terreno che con un incremento annuo dell’1% (da 70 a 70.7 t. di carbonio organico per ettaro), si sequestrerebbero circa 45 milioni di tonnellate di CO2, il 10% delle emissioni italiane di gas serra. «Se in positivo va segnalato che la finanziaria 2007 contiene misure che rilanciano il settore dei biocarburanti fissando quote minime da immettere al consumo, incentivazioni attraverso la defiscalizzazione e programmi per favorire la creazione di una filiera nazionale di biocarburanti – ha detto Ferrante nel suo intervento - pensiamo sia necessario precisare ulteriormente le caratteristiche di questa nuova agricoltura da promuovere, perché altrimenti anche l’obiettivo europeo di raggiungere entro il 2020 il 10% di biocarburanti rischia di diventare un traguardo pericoloso relativamente agli equilibri che invece bisogna mantenere sul territorio». L’obiettivo che si ritiene realistico da soddisfare con fonti di origine agricola è del 5% del fabbisogno energetico entro il 2010, il tutto in un quadro di piena sostenibilità ambientale, con una gestione oculata del forestale, l’incentivo delle buone pratiche agricole e con l’estensione del conto energia alle biomasse da filiera corta. Solo così si eviterebbero i danni ambientali e sociali che le produzioni intensive di biocarburanti hanno prodotto in paesi come l’Indonesia, con lo sviluppo di piantagioni di palma da olio su larga scala. L´importazione di biocombustibili dall´estero è energivora e può essere evitata. Secondo la Coldiretti, «l´accordo quadro di filiera per lo sviluppo di energie rinnovabili consentirà per il 2007 la coltivazione di semi oleosi a fini energetici, come colza e girasole, per 70mila ettari di terreno dai quali è possibile ottenere circa 70mila tonnellate di biodiesel. La superficie coltivata sarà incrementata negli anni successivi a 180mila ettari nel 2008 e a 240mila ettari nel 2009 che significa un risparmio di 250mila tonnellate di equivalente petrolio per permettere all´Italia di avvicinarsi all´obiettivo fissato dalla Commissione Europea con la prospettiva di aumentare entro il 2020 la proporzione di utilizzo fino al 10 per cento». La produzione totale di energie rinnovabili è di 16,5 megatep, il 7% del totale di energia primaria, solo 4 megatep provengono da biomasse. Con gli impianti che utilizzano legno e biomasse si producono 1.981GWh di elettricità, il fabbisogno di 792mila famiglie e tra le esperienze virtuose citate nel convegno ci sono anche quelle toscane di Camporgiano e Casole D’Elsa, mentre per Legambiente le centrali a biomassa di Crotone (22MW) e Strangoli (40 MW), rappresentano gli esempi di centrali a biomasse non sostenibile perché «utilizzano la biomassa solo per la produzione di energia elettrica, disperdendo nell’ambiente tutto il calore prodotto che potrebbe soddisfare una buona percentuale di fabbisogno di acqua calda sanitaria delle utenze dei due Comuni. Inoltre le due centrali richiedono per il loro funzionamento circa 700 mila tonnellate di biomassa, che in buona parte non è reperibile a livello locale e dunque viene importata via mare dal Brasile, dal Centro America e dal Portogallo». (Fonte Greenreport)


martedì 20 marzo 2007


News

FPP2 GRATIS, ANNUNCIO DI BIDEN, COSA ASPETTA DRAGHI?
Il presidente USA Biden, raccogliendo la richiesta che da tempo avanza Bernie Sanders, ha annunciato che gli Stati Uniti forniranno mascherine ffp2 gratis ai cittadini. >>



Pesticidi in Unione europea.
La European Food Safety Authority (EFSA) ha pubblicato un report sugli ortaggi e frutta più contaminati da pesticidi... studio pubblicato nel mese di febbraio 2021 che discute i dati del 2019. In tutta Europa, nell’anno 2019, sono stati analizzati 96.302 campioni e la frequenza media si attesta su 19 analisi per 100mila abitanti. I paesi più virtuosi sono la Lituania (125 analisi su 100mila abitanti), la Bulgaria (104 analisi) e il Lussemburgo (81 analisi). I meno virtuosi sono la Gran Bretagna (1,5 analisi), la Spagna (5 analisi) e la Polonia (7 analisi). L’Italia e la Francia si attestano sulla media europea di 19 analisi per 100mila abitanti, la Germania appena un po’ in più con 25 analisi. >>



Sesto Rapporto IPCC - Working Group I su nuove conoscenze e cambiamenti climatici.
In occasione della presentazione del rapporto del Working Group I dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) che delinea le nuove conoscenze scientifiche in merito ai cambiamenti climatici, ai loro effetti e agli scenari futuri, di seguito sono proposti i dati del VI rapporto Ipcc riassunti e forniti dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Bologna. Sesto Rapporto IPCC – Working Group I Annalisa Cherchi, Susanna Corti, Sandro Fuzzi Lead Authors IPCC WG I Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima Consiglio Nazionale delle Ricerche Bologna INTRODUZIONE SU IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), creato dalle Agenzie delle Nazioni Unite UNEP (UN Environmental Program e WMO (World Meteorological Organisation) nel 1988, ha il compito di redigere a scadenza regolare rapporti di valutazione sulle conoscenze scientifiche relative al cambiamento climatico, ai suoi impatti, ai rischi connessi, e alle opzioni per la mitigazione e l’adattamento. È attualmente in corso di finalizzazione il 6° Rapporto IPCC (AR6). Ogni Rapporto IPCC si compone di tre parti, ognuna redatta a cura di un apposito Working Group (WG). Working Group I: valuta le nuove conoscenze scientifiche emerse rispetto al rapporto precedente. Working Group II: valuta gli impatti del cambiamento climatico sull’ambiente e la società e le azioni di adattamento necessarie. Working Group III: valuta le azioni di mitigazione del cambiamento climatico. Ogni WG redige un rapporto mediamente dell’ordine di 2-3000 pagine, accompagnato da un Riassunto tecnico che mette in evidenza i punti salienti del rapporto e un breve Summary for Policy Makers ad uso dei responsabili politici dei paesi associati all’ONU, nei quali sono condensate per punti essenziali tutte le informazioni analizzate nel dettaglio nei singoli rapporti. Ogni WG si compone mediamente di 200-250 scienziati (Lead Authors) scelti su proposta dei singoli governi dal Bureau IPCC. La partecipazione dei singoli scienziati è volontaria e non retribuita. È bene ricordare che i risultati dei Rapporti IPCC sono basati esclusivamente sull’esame critico di diverse migliaia di lavori scientifici pubblicati (14.000 solo per quanto riguarda il WG I). I Rapporti IPCC, la cui stesura impegna gli scienziati per circa tre anni, sono soggetti prima della stesura finale a due fasi di revisione da parte di diverse centinaia di altri scienziati esperti del settore e da parte di esperti dei singoli governi. Il giorno 9 agosto 2021 verrà presentato ufficialmente il Rapporto del Working Group I dedicato allo stato dell’arte delle basi scientifiche del cambiamento climatico e degli avanzamenti rispetto all’ultimo rapporto AR5. Gli altri due Rapporti di cui si compone AR6 sono tuttora in corso di elaborazione e verranno presentati nei primi mesi del 2022. Per quanto riguarda il Working Group I, sui 234 Lead Authors provenienti da 66 Paesi, tre sono gli scienziati appartenenti a un’istituzione di ricerca italiana, tutti ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche. >>