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I POVERI PADRONI DEI POLLI KENYOTI.

Carlo Petrini: l'incontro (quasi impossibile) tra domanda e offerta nelle comunità del cibo africano. La città keniota di Machakos, un'ora a Sud-Est di Nairobi, si trova al limite tra le terre più propizie all'agricoltura e quelle semi-aride dove l'uomo riesce con difficoltà a ricavare dalla terra il necessario sostentamento. Nell'area non mancano comunque associazioni contadine e ong impegnate nella promozione di coltivazioni e allevamenti sostenibili, utili sia alla sicurezza alimentare delle singole comunità che allo sviluppo economico del paese.
L'entusiasmo di questi contadini e la loro intraprendenza hanno recentemente portato il Kenya ad ospitare il primo incontro internazionale tra i delegati di molte comunità del cibo dell'Africa dell'Est già convenute a Terra Madre lo scorso ottobre e determinate ora a incrementare collaborazioni e scambi tra realtà anche molto diverse. Una fruttuosa collaborazione tra la vivace società civile locale e il ministero della Cultura del Kenya, insieme al sostegno della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, hanno reso possibile lo svolgimento di un seminario di tre giorni, coordinato da Samuel Muhunyu, carismatico leader del Necofa, una ong panafricana dedita alla promozione dell'agricoltura ecologica. Tante sono le difficoltà che il clima pone di fronte ai produttori agricoli della zona. Il problema più spinoso è, però, quello dell'accesso al mercato. Anche nei casi in cui i programmi di sviluppo rurale cercano di venire incontro alle comunità con corsi e lezioni per ridurre la schiavitù dalle multinazionali dei fertilizzanti, troppo spesso la promozione e la vendita dei prodotti frutto di queste pratiche agricole sostenibili vengono lasciate da parte, come se l'incontro tra domanda e offerta dovesse essere lasciato esclusivamente all'arbitrio del sistema industriale. Accade così, per esempio, che l'associazione femminile «Ngenda Women Group», dedita all'allevamento di razze avicole locali, si rivolga per la distribuzione ai soliti intermediari che impongono prezzi da fame. Ovvero, questo gruppo di volenterose allevatrici di polli sanissimi, nutriti e curati esclusivamente con cereali ed erbe medicinali, per un motivo o per l'altro non è riuscito finora a collaborare con nessuno degli albergatori e degli chef della zona, che potrebbero pagare i loro prodotti di qualità cifre ben più interessanti, facendo allo stesso tempo la felicità dei consumatori. Proprio questi temi hanno appassionato il dibattito tra le comunità presenti a Terra Madre Kenya, spingendole a immaginare strategie comuni e nuove vie di distribuzione e promozione dei loro prodotti. Molti dei partecipanti stanno tentando scambi diretti, al di fuori del mercato tradizionale, per prodotti provenienti da comunità lontane e complementari. Altri sperimentano sul campo l'importanza di scambi di conoscenze ed esperienze, e proprio in questi giorni stanno visitando fattorie e piccole aziende agricole che hanno scelto la produzione biologica e biodinamica. Altri ancora si stanno organizzando per pubblicare ricettari della tradizione regionale, compilati un tempo dai tecnici del ministero dell'Agricoltura, ma rimasti fino ad oggi a prendere polvere in qualche cassetto. Già, perché molto spesso è proprio la mancanza di informazione a rendere difficili i contatti tra le realtà più attive del paese. L'incontro di Machakos tra le comunità del cibo del Kenya è stato un successo che fa ben sperare. Riunire, in varie parti del mondo, contadini e operatori che accompagnano innovazioni alla salvaguardia di colture tradizionali è un buon modo per aiutare la circolazione di idee e progetti troppo spesso sottovalutati. Carlo Petrini - La stampa, 7 agosto 2005


domenica 7 agosto 2005


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