"Cibo OGM? No grazie": dal biologico un nuovo logo per una campagna nazionale
Vi inviamo il resoconto della conferenza stampa su 'Cibo OGM ? No, grazie !' tenutasi oggi al Senato. Chiunque volesse ordinare materiale promozionale concernente la campagna può rivolgersi ad AIAB al tel. 06/45437485.
Iniziativa aperta e trasversale, promossa da AIAB, Baule Volante, ICEA e Naturasì.
“Cibo OGM? No grazie”: dal biologico
un nuovo logo per una campagna nazionale.
Il 16 dicembre a Roma la presentazione alla stampa
Un pomodoro che ride, incorniciato dalla scritta “Cibo OGM? No grazie”. Si vedrà presto circolare in Italia stampato su spillette, locandine, adesivi e gadget vari. E’ il logo di una massiccia campagna nazionale contro il cibo ottenuto con uso di organismi geneticamente modificati (Ogm).
A lanciarla in Italia - sulla scia dell’esperienza tedesca - è il settore del biologico, che intende rimarcare un concetto: il prodotto bio è già di per sé privo di Ogm.
Il logo e la campagna saranno presentati alla stampa
giovedì 16 dicembre a Roma, alle ore 12,00
presso la Sala Rossa del Senato della Repubblica,
Interverranno: Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB, Elisabeth Kroess di Baule Volante, Nino Paparella, presidente di ICEA, Maurizio Dieugenio di Naturasì e Loredana De Petris Senatrice dei Verdi.
I PRODOTTI BIOLOGICI LIBERI DAGLI OGM PER LORO STESSA NATURA DEVONO ESSERE TUTELATI COME PUNTA AVANZATA DELL’AGRICOLTURA ITALIANA DI QUALITA’.
Il richiamo allo storico logo della battaglia contro il nucleare è chiaramente voluto. Qui, però, il sole è diventato un pomodoro che ride, incorniciato dalla scritta “Cibo OGM? No grazie”. Si vedrà presto circolare in Italia stampato su spillette, locandine, adesivi e gadget vari. E’ il logo di una massiccia campagna nazionale contro il cibo ottenuto con uso di organismi geneticamente modificati (Ogm).
A lanciarla in Italia - sulla scia dell’esperienza tedesca - è il settore del biologico, che intende rimarcare un concetto: il prodotto bio è già di per sé privo di Ogm.
Una campagna aperta all’adesione di tutti, con estrema libertà di uso del logo: dalle associazioni ai produttori, dalla grande distribuzione ai negozi specializzati, dagli enti di certificazione ai consumatori. L’iniziativa avviata è avviata dalla catena di distribuzione Baule Volante, dalla rete dei negozi Naturasì e da ICEA - Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, affiancati da AIAB - Associazione Italiana Agricoltura Biologica come concessionario e gestore del marchio. Con un obiettivo a monte: promuovere un’alimentazione libera da Ogm e che dunque preservi le tradizioni alimentari e gastronomiche italiane. Non a caso tra i primi aderenti, l’intera Coalizione “Liberi da Ogm”, politicamente trasversale, e che riunisce una lunghissima serie di soggetti come Coldiretti, Coop, Slowfood, Legambiente e altre sigle ambientaliste, associazioni di consumatori, assessorati regionali, sindacati di categoria.
“La campagna che viene lanciata oggi”, commenta Vincenzo Vizioli, presidente di Aiab, “sarà l’espressione di tutto quel grande fronte che in Italia non vuole gli Ogm, nelle proprie campagne e nelle proprie tavole. Dobbiamo ricordare, infatti che ad oggi sono ben a 1486 i comuni italiani che hanno adottato delibere per proteggere il proprio territorio dalle contaminazioni da biotech insieme a 27 province, 24 comunità montane e a tredici regioni che hanno adottato o stanno per adottare provvedimenti per dichiarare il proprio territorio libero da Ogm.”
“Baule Volante fin dalla sua fondazione nel 1987,” dichiara Elisabeth Kroess di Baule Volante, “ha parlato al suo pubblico di "biologico", di equilibri sostenibili, di biodivesità. Ora ci troviamo impegnati su una nuova sfida: difendere il nostro territorio dagli OGM, e nel contempo valorizzarlo con colture biologiche, convertendo al bio anche le colture tipiche regionali. Per un successo europeo della nostra economia agricola”.
I promotori della campagna “Cibo OGM? No grazie” ricordano alcuni elementi essenziali che spiegano perché il mondo del biologico è per sua stessa natura, tra i maggiori oppositori agli OGM.
- Sull’etichetta dei prodotti biologici non è possibile scrivere “OGM free”, perché tale caratteristica è già definita per legge nel termine “agricoltura biologica”.Le norme che regolano a livello europeo e mondiale la commercializzazione dei prodotti biologici, infatti, vietano l’impiego di OGM e loro derivati nel corso dell’intero ciclo produttivo, dalla produzione agricola fino ai laboratori di trasformazione degli alimenti.
- Il biologico rifiuta gli OGM non solo per una questione di sicurezza alimentare, richiamandosi ad un opportuno principio di precauzione, ma anche per evitare la standardizzazione e la perdita di identità dei prodotti e tutelare la biodiversità dell’intero ecosistema.
- Non è vero, come molti sostengono che solo grazie all’uso degli OGM è possibile ridurre l’impiego di antiparassitari in agricoltura: il metodo biologico, dopo anni di esperienza, si è dimostrato assolutamente efficace per garantire un prodotto sano, senza l’uso di fitofarmaci o di altri prodotti di sintesi. E per garantire , grazie al controllo e certificazione, un prodotto “più sicuro” perché senza OGM.
giovedì 16 dicembre 2004
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