Cerca Contatti Archivio
 
PARMALAT: UN LITRO DI LATTE SU QUATTRO VIENE DALL'ESTERO MA NON SI VEDE

Coldiretti: serve l'indicazione della provenienza del latte per tutelare imprese e consumatori
Una busta di latte alimentare su quattro commercializzata in Italia dal Gruppo Parmalat contiene latte importato dall'estero senza che questo venga reso noto ai consumatori perché l'etichetta non lo dice.
E' quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che il Gruppo Parmalat acquista circa il 7% del latte prodotto dagli allevamenti italiani mentre quasi 700.000 litri di latte al giorno arrivano mediamente dall'estero per essere venduti con i marchi del Gruppo di Collecchio senza le indicazioni di provenienza sulle confezioni per consentire scelte di acquisto consapevoli e una adeguata valorizzazione del latte italiano.
Accanto agli interventi per tutelare i risparmiatori nazionali dal rischi dell'avventurismo finanziario è dunque anche necessario - sottolinea la Coldiretti - difendere tutti i consumatori dalla mancanza di trasparenza nell'informazione e garantire la genuinità, la qualità e l'origine del latte acquistato, rendendo definitivamente operativo il Decreto approvato nel luglio 2003 dai Ministeri delle Politiche Agricole e delle Attività Produttive sulla rintracciabilità del latte confezionato, dalla stalla al banco di vendita con l'indicazione nelle etichette, oltre allo stabilimento di confezionamento, anche il luogo di provenienza degli allevamenti di origine del latte impiegato.
Non bastano gli impegni del Commissario Straordinario Enrico Bondi sui pagamenti settimanali cash gli allevatori fornitori della Parmalat e gli interventi creditizi e previdenziali per gli allevatori coinvolti dalla crisi varati dal Governo ma - precisa la Coldiretti - bisogna difendere l'intero sistema dell'allevamento e dell'agricoltura nazionale con scelte di trasparenza che facciano uscire dall'anonimato la provenienza italiana del latte commercializzato che viene attualmente pagato alla stalla 0,32 centesimi al litro, meno della metà di un capuccino, per aumentare del 300% nel percorso verso il frigorifero.

Un intervento necessario per tutelare tutti gli allevatori italiani coinvolti direttamente o indirettamente dalla crisi del Gruppo Parmalat al quale, secondo gli ultimi dati elaborati dall'unità di crisi Coldiretti, fanno capo 16 stabilimenti localizzati in ben undici Regioni ai quali consegnano latte più di 7.000 allevatori, per un totale di oltre 750 milioni di litri all'anno, che vantano crediti per un valore complessivo di oltre 100 milioni di Euro relativi ai mancati pagamenti dai mesi di agosto e settembre 2003.

In Italia - conclude la Coldiretti- viene venduto con i marchi del Gruppo Parmalat oltre il 30% del latte consumato, per un volume complessivo di circa un miliardo di litri all'anno.
Coldiretti, 21 gennaio 2004
mercoledì 21 gennaio 2004


News

FPP2 GRATIS, ANNUNCIO DI BIDEN, COSA ASPETTA DRAGHI?
Il presidente USA Biden, raccogliendo la richiesta che da tempo avanza Bernie Sanders, ha annunciato che gli Stati Uniti forniranno mascherine ffp2 gratis ai cittadini. >>



Pesticidi in Unione europea.
La European Food Safety Authority (EFSA) ha pubblicato un report sugli ortaggi e frutta più contaminati da pesticidi... studio pubblicato nel mese di febbraio 2021 che discute i dati del 2019. In tutta Europa, nell’anno 2019, sono stati analizzati 96.302 campioni e la frequenza media si attesta su 19 analisi per 100mila abitanti. I paesi più virtuosi sono la Lituania (125 analisi su 100mila abitanti), la Bulgaria (104 analisi) e il Lussemburgo (81 analisi). I meno virtuosi sono la Gran Bretagna (1,5 analisi), la Spagna (5 analisi) e la Polonia (7 analisi). L’Italia e la Francia si attestano sulla media europea di 19 analisi per 100mila abitanti, la Germania appena un po’ in più con 25 analisi. >>



Sesto Rapporto IPCC - Working Group I su nuove conoscenze e cambiamenti climatici.
In occasione della presentazione del rapporto del Working Group I dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) che delinea le nuove conoscenze scientifiche in merito ai cambiamenti climatici, ai loro effetti e agli scenari futuri, di seguito sono proposti i dati del VI rapporto Ipcc riassunti e forniti dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Bologna. Sesto Rapporto IPCC – Working Group I Annalisa Cherchi, Susanna Corti, Sandro Fuzzi Lead Authors IPCC WG I Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima Consiglio Nazionale delle Ricerche Bologna INTRODUZIONE SU IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), creato dalle Agenzie delle Nazioni Unite UNEP (UN Environmental Program e WMO (World Meteorological Organisation) nel 1988, ha il compito di redigere a scadenza regolare rapporti di valutazione sulle conoscenze scientifiche relative al cambiamento climatico, ai suoi impatti, ai rischi connessi, e alle opzioni per la mitigazione e l’adattamento. È attualmente in corso di finalizzazione il 6° Rapporto IPCC (AR6). Ogni Rapporto IPCC si compone di tre parti, ognuna redatta a cura di un apposito Working Group (WG). Working Group I: valuta le nuove conoscenze scientifiche emerse rispetto al rapporto precedente. Working Group II: valuta gli impatti del cambiamento climatico sull’ambiente e la società e le azioni di adattamento necessarie. Working Group III: valuta le azioni di mitigazione del cambiamento climatico. Ogni WG redige un rapporto mediamente dell’ordine di 2-3000 pagine, accompagnato da un Riassunto tecnico che mette in evidenza i punti salienti del rapporto e un breve Summary for Policy Makers ad uso dei responsabili politici dei paesi associati all’ONU, nei quali sono condensate per punti essenziali tutte le informazioni analizzate nel dettaglio nei singoli rapporti. Ogni WG si compone mediamente di 200-250 scienziati (Lead Authors) scelti su proposta dei singoli governi dal Bureau IPCC. La partecipazione dei singoli scienziati è volontaria e non retribuita. È bene ricordare che i risultati dei Rapporti IPCC sono basati esclusivamente sull’esame critico di diverse migliaia di lavori scientifici pubblicati (14.000 solo per quanto riguarda il WG I). I Rapporti IPCC, la cui stesura impegna gli scienziati per circa tre anni, sono soggetti prima della stesura finale a due fasi di revisione da parte di diverse centinaia di altri scienziati esperti del settore e da parte di esperti dei singoli governi. Il giorno 9 agosto 2021 verrà presentato ufficialmente il Rapporto del Working Group I dedicato allo stato dell’arte delle basi scientifiche del cambiamento climatico e degli avanzamenti rispetto all’ultimo rapporto AR5. Gli altri due Rapporti di cui si compone AR6 sono tuttora in corso di elaborazione e verranno presentati nei primi mesi del 2022. Per quanto riguarda il Working Group I, sui 234 Lead Authors provenienti da 66 Paesi, tre sono gli scienziati appartenenti a un’istituzione di ricerca italiana, tutti ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche. >>