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Truffati nel nome del BIO

Comune olio di semi venduto come extra vergine biologico; patate trattate con insetticidi; frutta, uova e ortaggi che di naturale hanno solo il nome. I carabinieri indagano su un settore in fortissima espansione. Anche dal punto di vista delle frodi.
E alla fine arrivarono anche le bio-truffe. Consumatori attenti, perché il dubbio si sta allungando come un'ombra al tramonto sugli alimenti biologici. In teoria, dovrebbero essere cibi ancora più sani e più sicuri degli altri: nelle coltivazioni e negli allevamenti "naturali" sono severamente vietati anticrittogamici, concimi chimici, diserbanti, organismi geneticamente modificati (i malfamati ogm), perfino gli antibiotici. È per questo che i prezzi al consumo, rispetto ai corrispondenti cibi normali, sono più alti dal 20 al 30 per cento. E i controlli sono attenti, periodici, continui. Eppure... Eppure i carabinieri per la sanità (i Nas), che da aprile hanno intensificato le indagini sulle produzioni biologiche, hanno controllato 2.087 imprese in sei mesi. Hanno prelevato 1.057 campioni di prodotti. E sui 157 analizzati finora hanno scoperto che in 10 casi le rigide regole del biologico non erano state rispettate. Altro che ingredienti naturali: i laboratori dei carabinieri hanno scovato ogm, insetticidi chimici e normalissimi ortaggi contrabbandati come costosi "prodotti naturali". Otto sono state le denunce penali per truffa in commercio, da Alessandria a Ragusa, e 73 le infrazioni contestate. Le statistiche, insomma, non sono confortanti per quello che dovrebbe essere il settore alimentare più controllato: non era in regola il 3,2 per cento delle imprese visitate, ma soprattutto il 6,4 per cento dei prodotti analizzati. È vero che il campione è molto piccolo e provvisorio, perché i carabinieri sono in attesa di altre 900 analisi che potrebbero anche rivelarsi tutte regolari. Però è un primo segnale inquietante per un settore cresciuto a dismisura negli ultimi anni, che oggi conta ben 54.654 tra imprese agricole, aziende trasformatrici e allevamenti, per un fatturato ormai vicino ai 3 mila miliardi di lire. Secondo le indagini dei carabinieri, le irregolarità riscontrate finora sono più frequenti in Puglia, Sicilia e Toscana: là dove sorgono quasi 17 mila aziende biologiche, cioè un terzo del totale. Le segnalazioni vanno dall'infrazione più lieve, come un'etichetta compilata in modo scorretto, fino alla frode vera e propria. E i casi di denuncia penale sembrano tratti dal tipico campionario delle truffe. Ad Alessandria un'azienda alimentare vendeva merendine "biologiche" in realtà ignorando del tutto l'origine degli ingredienti. E sia produzione che confezionamento avvenivano "in locali con precarie condizioni igieniche e privi di autorizzazione sanitaria".


martedì 25 giugno 2002


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