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Dalla Centrale del latte un appello: beviamo latte nostrano

Partita la cassa integrazione a rotazione. MATERA – La centrale del latte segna il passo. Per la prima volta negli anni del dopo Parmalat, nella piccola azienda si è affacciata la cassa integrazione. Secondo quanto annunciato dal presidente della società, Antonio Squicciarini, un lavoratore alla volta sarà posto in cassa integrazione. «La rotazione tra il personale del provvedimento cesserà nel momento in cui l'azienda riuscirà ad abbandonare l'attuale stato di difficoltà», dice il numero uno della società.
Pace fatta dunque tra direzione aziendale e sindacato che aveva preso posizione contro il licenziamento di cinque lavoratori senza alcuna consultazione con gli organismi di categoria. Squicciarini smentisce che il numero delle persone interessate fosse quello. «Si tratta di una sola unità e l'accordo siglato all'unione degli industriali chiude un'inutile pagine di tensione», precisa. Il presidente della società conferma poi che il momento che la centrale sta attraversando non è dei più felici. «Stiamo lentamente uscendo da una crisi che nell'ultimo bilancio ha segnato una perdita secca di 2 miliardi delle vecchie lire. La strada è in salita, ma i primi segnali confermano che le operazioni fino ad ora messe in atto cominciano a dare risultati positivi». La centrale del latte di viale delle Nazioni Unite, che occupa 14 dipendenti, ha sulle spalle una breve storia iniziata il 2 gennaio del 1999. Fu allora che, vincendo la concorrenza del gigante Parmalat, iniziò a produrre lavorando latte prelevato dagli allevamenti zootecnici locali. La carta vincente per l'azienda è stata quella della qualità. «Un prodotto garantito da controlli costanti e soprattutto la certezza che il latte confezionato e avviato ai punti vendita era stato munto solo poche ore prima». Da allora in continua ascesa, un successo dietro l'altro, a cominciare dalla predominante presenza sul mercato locale a scapito di marchi con immagini ben più consistenti. Lecce, Brindisi e Bari sono state le tappe dell'espansione anche in Puglia del Latte Rugiada. Uno sforzo che la piccola società materana ha pagato a caro prezzo con un pesante passivo. Oggi l'area del maggiore consumo è quella murgiana, Matera, Altamura, Gravina. Centoventi quintali lavorati e venduti ogni giorno, nonostante la concorrenza si sia fatta spietata. «Ci stiamo difendendo a denti stretti, lottando anche contro promozioni, superpremi e gadgets. Non abbiamo mai preso una lira di contributi, la nostra è un'azienda che va avanti con le sue forze». Per questo Squicciarini lancia un nuovo appello a consumare produzioni locali. «Noi garantiamo la qualità, i nostri compratori consentono la sopravvivenza di un marchio storico per il nostro agroalimentare». f.d.p.


giovedì 12 dicembre 2002


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