PRC PER UN MODELLO AGRICOLO ALTERNATIVO
Incontro il 27 novembre a Cesena. Vertenze, movimenti ed esperienze per
un'altra agricoltura. Crisi dell'ortofrutta, privatizzazione delle terre
pubbliche in Toscana, vertenza tabacco, crisi e potenzialità del
biologico...
CESENA - Un’altra agricoltura per un’altra società, con l’obiettivo di
recuperare la “sovranità alimentare”.
Un obiettivo da perseguire sostituendo al ciclo lungo, imperniato sulla
delocalizzazione delle produzioni in paesi a basso costo di manodopera, un
ciclo corto. In pratica, l’idea è quella di privilegiare la chiusura del
cerchio tra coltivatore, agroindustria, venditore e consumatore all’interno
di uno stesso territorio.In sintesi è questo il succo del ragionamento
attorno a cui ruoteranno le riflessioni di diversi protagonisti del mondo
agricolo, chiamati a raccolta da Rifondazione comunista in quella che è una
delle capitali dell’ortofrutta: Cesena.
Nel prossimo week end, presso l’hotel Casali, si terrà la Conferenza agraria
nazionale promossa dal partito.
Sarà un’occasione per confrontarsi sul futuro di un settore in crisi nera ma
importantissimo per l’Italia e in particolare per il comprensorio cesenate.
E si cercherà di mettere a fuoco un “progetto agricolo alternativo che
valorizzi il lavoro, i saperi, i sapori, l’ambiente e la salute”.
Per sottolineare il valore dell’iniziativa arriverà in città anche Fausto
Bertinotti, che domenica alle 16 concluderà i lavori. Ci saranno poi
esponenti di spicco, come l’assessore regionale all’Agricoltura, Guido Pasi,
il responsabile nazionale del Prc per l’Agricoltura, Ivan Nardone (che
aprirà la conferenza sabato alle 9.30) e il capogruppo di Rifondazione al
Parlamento europeo, Roberto Musacchio.
Ma soprattutto ci sarà chi l’agricoltura la vive e la fa davvero da vicino,
dai rappresentanti delle associazioni di categoria ad alcuni dei principali
imprenditori dell’agroindustria locale, dai piccoli coltivatori ai
rappresentanti sindacali che tutelano i diritti dei lavoratori del
settore.Ieri Ivan Nardone, Monica Donini, Piergiorgio Poeta e Massimiliano
Maestri hanno fatto il punto sulla situazione.
“Questo modello di agricoltura non va - hanno spiegato - Si spostano sempre
di più le produzioni in paesi dove la manodopera costa poco, chiudendo gli
occhi sulla violazione dei diritti dei lavoratori e sulle scarse tutele per
l’ambiente e per la salute dei consumatori. Insomma, consumiamo qui, ma
produciamo altrove, con risultati spaventosi: nonostante l’aumento enorme
della produzione totale delle derrate, nel mondo muoiono di fame ogni giorno
24 mila persone, mentre nei Paesi ricchi la cattiva alimentazione è la causa
principale di gravi patologie”.
Per questo si punta a costruire un modello alternativo di agricoltura:
“Bisogna preferire i cicli corti della produzione - ha spiegato Nardone -
ossia garantire un legame tra luogo della produzione e del consumo, dando un
reddito adeguato ai produttori e sicurezza ai consumatori ed evitando l’
esodo dalle campagne, che fa venire meno anche preziosi presidi ambientali”.
Sotto tiro la nuova Pac, il sistema di aiuti economici concessi dalla Unione
Europea ai coltivatori: “Si è compensata la fine dei sussidi alle
esportazioni con la disastrosa decisione di dare contributi per i prossimi
13 anni, basati sulla media dell’ultimo triennio, anche a chi non coltiva”.
Pollice già anche nei confronti delle nuove nome sugli ogm, “che impongono
comunque alle Regioni l’obbligo di individuare terreni riservati alle
sementi geneticamente modificate e non affrontano adeguatamente il problema
delle contaminazioni di altri terreni in seguito agli spostamenti di insetti
come le api”.
Neppure il biologico, attorno a cui da anni ruota quasi ogni ragionamento
sul futuro dell’agricoltura cesenate (partendo dalla tesi per cui se non si
è competitivi sul piano del costo della manodopera bisogna puntare sulle
produzioni di qualità) non può essere l’antidoto alla crisi: “Rimanda solo
di qualche anno la morte delle aziende, più che mai adesso che il carovita
ha svuotato le tasche dei compratori. Tra l’altro, oggi il biologico non è
più neppure sinonimo di ciclo corto, visto che Paesi come la Cina stanno
fiutando l’affare gettandosi sul mercato anche su questo versante”.
Monica Donini ha fatto notare come le amministrazioni locali possano
orientare in una certa direzione le scelte in campo agricolo: “La
retromarcia ottenuta sul progetto per il Foro annonario è fondata anche
sulla logica di difendere un luogo che storicamente ha consentito la
valorizzazione dei prodotti del nostro territorio, dalla produzione alla
distribuzione e commercializzazione”.
giovedì 25 novembre 2004
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