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WASHINGTON IMPONE GLI OGM ALL'IRAK

Paul L. Bremer, l'ex capo dell'Autorità provvisoria della coalizione ha geneticamente modificato l'agricoltura irachena, stabilendo il monopolio sulle sementi di 25 anni per le arboree, di 20 anni per le altre. Roma, 23 nov. (Apcom) - Paul L. Bremer, l
L'ex proconsole americano in Iraq, quando abbandonò a fine giugno le redini del governo iracheno, si lasciò dietro le spalle una coda di decreti, 100 per la precisione, alcuni dei quali tuttora molto criticati. Tra questi, il Decreto 81 - la Legge sui brevetti - che, a parere di uno studio del Think Tank Focus on the Global South, sta strozzando gli agricoltori iracheni. La norma sostituisce la legge sui brevetti irachena, del 1970, e riguarda esplicitamente "Brevetti, design industriale, informazioni riservate, circuiti integrati e varietà vegetali". Per il momento, secondo il think tank, i danni più grossi li sta creando proprio agli agricoltori locali. Due le chiavi di lettura della norma. La legge esplicitamente promuove, scrive il rapporto pubblicato sul sito internet di Foreign Policy in Focus (Fpif), "la commercializzazione di sementi geneticamente modificate in Iraq". Un rischio, a parere del think tank, per le varietà vegetali locali. "Accidentali" diffusioni dei semi Ogm potrebbero contaminare i raccolti autoctoni, in una situazione dove il controllo è giocoforza molto lasco. Ma c'è di peggio. Da sempre i piccoli coltivatori iracheni si regolano, per quanto riguarda le sementi, alla maniera tradizionale. L'approvvigionamento avveniva attingendo alle sementi conservate dalle stesse fattorie o attraverso scambi non controllati tra le comunità di contadini. "Tutto questo è reso illegale", spiega il rapporto pubblicato da Fpif. "Le sementi - continua - che i contadini potranno ora piantare, varietà vegetali protette passate all'Iraq da aziende transnazionali in nome della ricostruzione agricola, resteranno proprietà delle stesse aziende". E' una svolta normativa per l'Iraq, la cui Costituzione vietava la proprietà privata delle risorse biologiche. Un intero nuovo capitolo della legge è dedicato alla "protezione di nuove varietà di piante". La giustificazione addotta dagli americani per l'adozione di questa norma è che l'Iraq non potrebbe aderire all'Organizzazione mondiale per il commercio (Omc) se non soddisfacesse gli standard internazionali per i propri prodotti. La Convenzione UPOV (Union for the Protection of New Plant Varieties, con base a Ginevra) detta questi standard. E' ovvio che i poveri contadini iracheni difficilmente potrebbero garantire un rispetto degli standard sulle varietà vegetali, lasciando così campo libero alle grandi multinazionali nel settore delle sementi. Il monopolio sulle sementi, stabilito dalla legge di Bremer, è di 20 anni per le varietà vegetali a terra, 25 anni per quelle arboree. Come dire, che per un quarto di secolo almeno, le varietà vegetali che verranno piantate in Iraq saranno proprietà delle grandi corporation. Cui prodest, chi ci guadagna? Il rapporto fa i nomi: Monsanto, Sygenta, Bayer, Dow Chemical. I giganti mondiali, cioè, del mercato delle sementi e gli apostoli degli organismi geneticamente modificati. Il braccio armato di questo disegno, secondo il think tank, sarebbe la Usaid, US Agency for International Development, che ha creato un programma per la ricostruzione e lo sviluppo agricolo in Iraq (Ardi) da ottobre 2003. Secondo il rapporto, l'Ardi sta cercando di "sviluppare opportunità di business agricolo e fornire mercati per i prodotti agricoli e i servizi provenienti dall'estero". Insomma, questa l'accusa conclusiva, "Washington ha scelto di disegnare il futuro alimentare e dell'agricoltura irachena in modo da essere utile agli interessi delle corporation americane". Tratto da "Apcom" - 23 novembre 2004


venerdì 26 novembre 2004


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