ACQUE MINERALI, E' SFIDA COCA COLA-NESTLE'
Acque Minerali / Il colosso svizzero domina il mercato italiano.
Diversi i brand nel mirino degli Usa - Il gruppo di Atlanta punta sull'Italia. Corteggiate Uliveto e San Benedetto - Ma per ora i fondatori non lasciano.
di CARLO FESTA - Non sono se
Il mercato italiano nel 2003, secondi i dati Iri-Audit, è dominato da Nestlé-San Pellegrino (28,4%), davanti al gruppo Rocchetta-Uliveto (14,7%), alla Danone-Italacque (12,2%) e alla San Benedetto. Il colosso elvetico Nestlé ha la fetta più importante della torta tramite la San Pellegrino, controllata dalla divisione Waters e dalla Compagnie Financiere du Haut Rhin. Il 2003 è stato un anno record per la San Pellegrino, che possiede i marchi San Pellegrino, Vera, Levissima, Lora di Recoaro, San Bernardo, Panna, Claudia, Sorgente Tione: a livello consolidato ha infatti fatturato 879,6 milioni di euro con margini del 16% sul valore della produzione. Una vera potenza a livello mondiale visto che la Nestlé Waters - la divisione acqua che rappresenta il 10% delle vendite con 27 mila dipendenti - ha registrato l'anno scorso profitti operativi (782 milioni di franchi svizzeri) in aumento del 12,4% e un margine operativo in crescita del 9,7% nel 2004 rispetto al 9% dell'anno precedente. Unico neo resta Perrier, l'acqua più famosa di Francia (distribuita in Italia da San Pellegrino) che fatica a fare profitti. Tanto che Nestlé sta valutando l'ipotesi di una vendita.
Ma se il 2003 è stato l'anno dei record, meno positivo dovrebbe essere il 2004. Colpa anche delle differenti condizioni climatiche: "Nel 2003 - fanno notare da Nestlé - aveva influito il gran caldo dei mesi estivi. ". Il calo dovrebbe farsi sentire a livello globale e in Italia andrà a toccare un po' tutti i player: basta pensare che il fatturato dell'acqua minerale San Benedetto - nel 2003 di 674 milioni con un utile pari al 4,7% - è stimato in agosto in calo dell'8-9% sull'anno precedente. E l'andamento dei volumi nei primi 8 mesi del 2004 dell'acqua minerale di Scorzé (Venezia) ha evidenziato un calo dell'8,5% sul 2003. Il 2004 sotto tono non ha tuttavia cancellato le speculazioni su mutamenti delle compagnie di alcuni gruppi. La Gaudianello verrà prima o poi ceduta dall'azionista Efibanca. C'è interesse sulla Sorgente Santa Croce e sulla Sant'Anna. La stessa San Benedetto che fa capo alle famiglie venete Zoppas potrebbe essere corteggiata dalle multinazionali, malgrado la società smentisca aperture a soci. La scomparsa del presidente Giuliano De Polo ha infatti aperto il campo a speculazioni. Del resto, molti gruppi vorrebbero crescere in Italia: non solo la Sangemini di Gnutti, ma anche multinazionali come Pepsi e Coca Cola (che possiede il marchio siciliano Bonacqua), quest'ultima in lizza per l'acquisto della Ferrarelle.
Corteggiati potrebbero essere anche i marchi Rocchetta e Uliveto, che fanno capo alla famiglia romana De Simone (nota per gli interessi negli alberghi) tramite una rete di holding (tra cui l'olandese Chesnut). Oggi la società è in mano al presidente ottantaduenne Francesco De Simone e nel cda siede il figlio Luigi. Ma l'acqua di Alex Del Piero consentirebbe a un player straniero di entrare prepotentemente sul mercato italiano.
Danone vende / Tre industriali e un fondo in lizza.
Dopo aver ceduto il marchio Vera l'imprenditore lavorava a Praga.
Pasquale di nuovo in pista cerca lo sprint su Ferrarelle.
Sarebbero in quattro a contendersi nella fase preliminare l'acqua Ferrarelle, che il gruppo alimentare Danone, tra i leader mondiali nel settore delle acque minerali, ha deciso di vendere.
L'advisor finanziario JP Morgan e lo studio legale Freshfields starebbero infatti passando al vaglio le manifestazioni d'interesse ricevute: arrivate da Coca Cola (sempre più interessata a livello mondiale al settore delle acque minerali e che sarebbe assistita sul versante legale dallo studio Cleary Gottlieb), dal gruppo San Benedetto della famiglia Zoppas e da Antonio Pasquale, vecchia conoscenza del mercato italiano delle acque minerali in quanto ex proprietario dell'acqua Vera (poi ceduta alla Nestlé).
Antonio Pasquale, che oggi ha interessi nel settore delle acque minerali a Praga e più in generale nella Repubblica Ceca, sarebbe assistito sul versante legale dallo studio Erede Bonelli Pappalardo.
A queste tre offerte se ne aggiungerebbe una quarta da parte di un fondo di private equity sul cui nome c'è ancora stretto riserbo. Non farebbe invece parte della lista dei possibili acquirenti Pepsi, interessata solo in fase iniziale. Alla conclusione dell'operazione mancherebbe ancora qualche mese, visto che in prima battuta verranno concluse le valutazioni. Il marchio è infatti detenuto da Danone tramite la Italacque, che detiene anche i brand Vitasnella e Boario. La Italacque ha toccato nel 2003 un fatturato di circa 220 milioni di euro con un margine operativo lordo pari a 15 milioni di euro, cioé il 7% del valore della produzione. L'acqua Ferrarelle rappresenta circa il 60% sui volumi totali prodotti dall'azienda. Danone punterebbe a strappare un prezzo elevato per il noto marchio delle acque minerali, al quale sarebbero interessati anche investitori finanziari. Ma pare che Danone voglia privilegiare le offerte pervenute da parte di soggetti industriali. Tuttavia, secondo indiscrezioni, a rallentare la cessione ci sarebbero alcuni nodi da sciogliere: infatti il futuro compratore dovrà accollarsi forti investimenti sui macchinari degli stabilimenti che producono l'acqua Ferrarelle. E da risolvere ci sarebbe anche qualche nodo occupazionale.
Ma a rendere più spinoso l'accordo sarebbe la richiesta di Danone di ottenere dal futuro compratore l'impegno a distribuire i marchi del gruppo francese in Italia: quindi Vitasnella ed Evian. Un dettaglio che, tuttavia, potrebbe non piacere a grandi multinazionali come Coca Cola.
CESSIONI FANTASMA - Arbitrato per la Claudia.
La vendita dell'Acqua Claudia a una cordata laziale, prospettata dal gruppo San Pellegrino-Nestlé all'inizio di quest'anno, finisce in un arbitrato. E' questa la strada scelta dalla multinazionale elvetica per ottenere un risarcimento sul contratto preliminare mai eseguito volto alla cessione del marchio. A farsi avanti ad inizio anno era stata infatti la cordata Acqua Claudia Holding (Ach), società che faceva capo ad un odontoiatra laziale, Enrico Orlandi, e partecipata, al 20%, anche dall'amministrazione di Anguillara Sabazia, il comune dove sorge lo stabilimento. Tra Nestlé e Ach era stato fissato anche il prezzo dell'acquisizione, in una somma di poco superiore ai 7 milioni. L'operazione, tuttavia, è naufragata in modo inaspettato e l'Acqua Claudia Holding dopo la manifestazione d'interesse ha scelto la strada dello scioglimento. Per questo motivo il gruppo San Pellegrino-Nestlé ha avviato un arbitrato nei confronti degli azionisti di Acqua Claudia Holding.
Tratto da Sole 24 Ore, 18/09/2004
sabato 18 settembre 2004
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