Mucca pazza, caso sospetto in provincia di Reggio Emilia.
REGGIO EMILIA — Un nuovo caso di «mucca pazza» è stato diagnosticato nell'allevamento reggiano Giaroli di Marmirolo lungo l'asse della via Emilia tra Reggio e Modena. Se il centro di referenza nazionale di Torino lo confermerà si tratterà del settimo caso
La sezione di Modena dell'istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia ha segnalato al servizio veterinario dell'Usl di Reggio Emilia la positività del test diagnostico nei confronti della encefalopatia spongiforme effettuato su un campione cerebrale di un bovino nell'allevamento reggiano, che è di notevoli dimensioni. L'animale probabilmente infetto è una femmina da latte di razza pezzata nera di quasi sette anni di età, inviata al macello per l'impossibilità della mucca a muoversi a causa di un sospetto traumatismo. In via cautelativa l'allevamento è sotto sequestro.
Si tratta di un altro caso sospetto dopo quello di due giorni fa nella provincia di Roma: l’esame è risultato non negativo. I riscontri saranno ora effettuati dal Centro di Referenza nazionale per la Bse a Torino, che utilizzerà i metodi istologici-immunoistochimici e Western Blot. Si tratta di una mucca morta in un allevamento in provincia di Roma, aveva 6 anni: è il trentunesimo caso quest’anno di caso sospetto ed è il primo invece nel Lazio e Toscana che risulta non negativo. Ora la parola finale spetta agli esperti torinesi che dovranno stabilire, dopo aver esaminato campioni si sostanza cerebrale, se l’animale risulta o meno positivo al test Bse.
Le stalle degli allevamenti finite nel mirino degli inquirenti sono state sequestrate e hanno disposto che non venga prodotto più latte. La risposta non negativa è emersa nel test rapido antiprione che i veterinari delle asl eseguono di routine sugli animali d’allevamento subito dopo la macellazione. La prova se un animale è infetto o meno è ormai obbligatoria dal 2001, appena nel nostro Paese è stato lanciato l’allarme Mucca pazza. Nelle mani degli investigatori sono finiti anche tutti i documenti che fanno riferimento alle mucche, cioé i dati conservati all’anagrafe bovina. Anche il cibo che mangiavano gli animali negli allevamenti che si trovano sotto la lente d’ingrandimento della magistratura sarà comunque analizzato dagli esperti.
tratto da "Il Tempo"
mercoledì 27 novembre 2002
|