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Teenager fanno causa a McDonald's.

Otto giovani newyorkesi hanno chiamato in tribunale il gigante del fast food per aver incoraggiato un'epidemia di grassi. "Non indica le calorie dei menu".
GIORNATA standard: zuccherosissimo Mcmuffin al mattino, lipidoso BigMac con patatine fritte e Coca cola giganti a pranzo, replica del menù alla sera ma con l'aggiunta di un consolatorio apple pie croccante prima di andare a dormire. Risultato di così determinato appetito: 123 chilogrammi arrampicati sul metro e sessanta circa di altezza di Jazylin Bradley. Ma al suo "colpevole" entusiasmo gastronomico nessuno ha posto un freno. Tanto meno McDonald's, che ora Jazylin ha trascinato in tribunale per "averla obesa". Jazylin non è la prima né l'unica (altri sette teenager newyorkesi come lei si sono uniti nella stessa battaglia legale) a imputare al gigante del fast food Usa la responsabilità del suo sovrappeso. Dopo la presentazione della legge anti-obesità, scattata per contrastare quella che ormai è stata definita un'epidemia (il 61% degli americani sono sovrappeso, gli adolescenti sono il 14%, cifre triplicate negli ultimi vent'anni), il passo successivo è stato: decine di richieste di risarcimento alle aziende di hamburger che hanno chiamato in giudizio, oltre a McDonald's, Burger King, Wendy's e Kentucky Fried Chicken. L'accusa? "Servono consapevolmente cibo che provoca obesità e malattie". Gli accusatori sostengono di essere stati "incastrati" da pubblicità ammiccanti, che non li ha informati dei pericoli in agguato tipo quelli che urlano minacciosi dai pacchetti di sigarette "attenzione, nuoce gravemente alla salute". McDonald's dopo le prime avvisaglie di grane legali ha deciso quest'estate di cambiare e ridurre l'olio per friggere le patatine. Ma non è bastato. Per un'azienda che pochi giorni fa ha lanciato un segnale d'allarme per i suoi profitti, con conseguente taglio del personale previsto in diversi Paesi, ora quest'ultima "scocciatura". Che forse sarà un po' più rognosa delle altre visto che la causa degli otto teenager di New York contro la McDonald's Corporation e le due filiali del Bronx, che i ragazzi frequentavano con allegra assiduità, è finita in una corte. L'azienda dagli archi d'oro deve difendersi dall'accusa di aver provocato un'epidemia di ciccia. La denuncia, presentata presso la Us District Court di Manhattan, imputa a McDonald's di aver servito nei piatti degli adolescenti americani maxiporzioni ipercaloriche, violando le leggi per la protezione dei consumatori e cioè occultando il reale contenuto di sodio e di grassi dei prodotti dei suoi menu. Facendo per esempio due conti nel piatto di uno degli accusatori, Gregory Rhymes, 15 anni per 200 chili, con un Big Mac, patatine "Supersize" e una Coca Cola Maxi le calorie ingurgitate raggiungono quota 1.600. Troppo, visto che le linee guida del governo americano per la sua fascia di età raccomandano un massimo giornaliero di 2.200 calorie. Gregory oggi soffre di diabete, oltre a vari disturbi legati all'eccesso di peso. "Non lo avrei mai lasciato rimpinzarsi di "Happy Meals" se avessi saputo la verità: ho sempre pensato che i cibi di McDonald's fossero sani", è caduta dalle nuvole Ruth, la madre del giovane. Gli avvocati del colosso del fast food hanno cercato di veder archiviata la causa ancor prima dell'inizio del processo. Il giudice Robert Sweet non ha ancora preso una decisione. "Il problema degli otto ragazzini non merita affatto l'attenzione della corte", ha liquidato l'argomento Brad Lerman, legale di McDonald's che ha aggiunto lapalissiano: "La gente non va a dormire magra per svegliarsi l'indomani sovrappeso e tutti sanno che, se si mangia qualsiasi cosa in eccesso, si mette a rischio la propria salute". Samuel Hirsh, avvocato degli otto ragazzi, ha sostenuto che le campagne miliardarie di pubblicità di McDonald's aiutano i ragazzini "a scoprire il ghiottone che è in loro". "I ragazzi non sono in grado di fare delle scelte autonome dopo una valanga di pubblicità", ha commentato ancora Hirsh, addebitando alla "cultura supersize" dei fast food la crescita impressionante del numero di obesi. "Nessuno si preoccupa dei ragazzi più di McDonald's" ha replicato con tono quasi missionario Walt Riker, portavoce dell'azienda, aggiungendo che le campagne promozionali della casa non hanno come target privilegiato i ragazzi. Di chi è la colpa? Del cambiamento delle abitudini degli americani che sono sempre più sedentari, rigirano la frittata i difensori di McDonald's. Vuol dire che i prossimi bersagli saranno televisori e videogiochi? Attendiamo, seduti, con ansia.


giovedì 21 novembre 2002


News

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