LUBIANA Il ministro dell’agricoltura Franc But ha reso noti i risultati delle indagini dopo la vendita del prodotto contaminato dall’antibiotico.
Latte infetto, sotto accusa 74 allevatori sloveni
Altri controlli a tappeto, mentre emerge l’esistenza di un vasto mercato nero dei farmaci.
LUBIANA - Sarebbero almeno 74 gli allevatori sloveni che hanno fatto uso dell'antibiotico cloranfenicolo che ha fatto esplodere l'emergenza latte in Slovenia. Lo ha reso noto a Lubiana il ministro dell'agricoltura Franc But dopo che l'amministrazione veterinaria ha esaminato 1020 campioni prelevati nei 16 centri di raccolta del latte fatti chiudere l'8 novembre scorso. La maggior parte dei centri di raccolta sono stati riaperti già ieri mattina mentre in tre stalle sono stati necessari ulteriori accertamenti. Il ministro non ha voluto fornire ancora i nomi dei presunti responsabili «in quanto - ha detto - bisogna attendere ancora i risultati delle controanalisi». «Fino ad allora - ha precisato il ministro - i 74 allevatori non potranno vendere il loro latte».
Il minsitro è stato però categorico sulle conseguenze che ricadranno sui responsabili dell’ emergenza alimentare. Chi ha fatto uso dell'antibiotico proibito dovrà sostenere tutte le spese delle analisi e soprattutto dovrà coprire le perdite per il blocco delle vendite del latte «buono». Il costo complessivo viene stimato tra i 75 e gli 80 milioni di talleri, circa 350 mila Euro. «In un primo momento - ha detto il ministro But - la cifra sarà coperta dallo stato al fine di far rientare quanto prima l’emergenza e per non compromettere in modo irrimediabile l’esercizio di quei allevatori che hanno rispettato la legge». Contemporaneamente, But ha insistito anche a precisare che l’emergenza può dirsi rientrata.
Il direttore dell'amministrazione veterinaria Zoran Kovac ha annunciato, invece, che a partire da dicembre scatterà un sistema di monitoraggio prevenitivo del latte. Il sistema ricalca il modello adottato per fronteggiare l’emergenza della mucca pazza. «Per un periodo di tre mesi - ha detto Kovac - gli ispettori preleveranno campioni di latte a caso nei vari stabilimenti». Ma l'interrogativo di fondo sul come l'antibiotico sia giunto nel latte resta ancora aperto. Sia il ministro che il direttore dell'amministrazione veterinaria non hanno saputo dare una risposta. «L'esistenza in Slovenia di un mercato nero dei framaci è un dato di fatto», ha detto Kovac ribadendo che per contrastare il fenomeno sono necessarie sicure e pesanti sanzioni.
tratto da "il piccolo di trieste"
martedì 19 novembre 2002
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