«Un Forum. pieno di vita e un vertice ammuffito»
Briciole di ottimismo, di fronte a una catastrofe di proporzioni impossibili anche solo da immaginare. «Il Forum non si è mosso in una prospettiva emergenziale, si è discusso di come costruire alleanze e mobilitazioni anche se i governi ci sono ostili, tutta un'altra marcia rispetto al rituale ammuffito della Fao». Luca Colombo, ricercatore della Fondazione Diritti Genetici, coautore del libro Diritti al cibo. Agricoltura sapiens e governance alimentare (Jaca Book), è soddisfatto.
Ha senso un forum «parallelo?
Il Forum rappresenta l'occasione per far avanzare in maniera coordinata e condivisa l'analisi, le proposte e l'agenda delle realtà sociali del pianeta interessate alla produzione e al consumo di alimenti, nel quadro della sovranità alimentare; un principio che comincia a farsi strada anche nel dibattito ufficiale, ma che fatica a venire adottato dai governi e dalle istituzioni, tanto che i cosiddetti «grandi» hanno disertato il vertice Fao.
Quali sono le questioni più urgenti che i soggetti del Forum hanno portato al vertice Fao?
Revisione dei processi di liberalizzazione dei mercati agricoli che confinano nella povertà i piccoli e medi produttori per i quali i mercati locali rappresentano la garanzia di reddito; centralità dei diritti collettivi sulle risorse naturali come terra, acqua e (agro)biodiversità e controllo condiviso su questi beni, ribaltando la logica proprietaria e privatistica che si è affermata con i diritti di proprietà intellettuale; sostenibilità dei sistemi di produzione e consumo di alimenti per garantire il diritto al cibo di ognuno e mitigare il surriscaldamento del clima...
Ma questo è un altro mondo...
Forse. Ma il tamponamento a catena delle diverse crisi (alimentare, energetica, finanziaria, economica, climatica), che nel loro insieme hanno prodotto il dramma di più di un miliardo di affamati, rende urgente e necessario un ripensamento radicale delle politiche fin qui perseguite.
Le voci che circolavano sono confermate, il documento dellaFao ripropone le biotecnologie come soluzione all'insicurezza alimentare...Siamo alle solite?
Nel documento del summit, negoziato dai governi prima dell'apertura, un testo poco coraggioso, compare anche un riferimento al contributo che le biotecnologie (gli Ogm) possono offrire in futuro. E' una delle non poche aperture al settore privato dentro uno spirito demiurgico sul contributo di un arsenale tecnologico alla soluzione di un problema che è sociale e politico come quello della fame. Si continua a porre l'accento su quanto produrre, e non al cosa, come e dove consumare.
Ma a cosa serve la Fao? Nel '96, al vertice mondiale, i governi si impegnarono a dimezzare gli affamati entro il 2015: erano circa 830 milioni, oggi siamo oltre il miliardo.
Nessuno ha previsto l'arrivo della crisi alimentare, della crisi finanziaria, della crisi economica. Qualcuno si ostina tuttora a negare quella climatica: non direi che si tratti solo di incapacità di una singola istituzione, ma di miopia della comunità internazionale tutta concentrata sulla realizzazione di un'agenda neoliberale e tecnicista che è parte del problema. La Fao ha delle responsabilità, ma nel corso degli ultimi anni è stata oggetto di una progressiva minimizzazione delle risorse, di un tentativo di espropriazione del mandato da parte di ambigui partenariati globali e di un assedio da parte dei governi dei paesi industrializzati, tanto che non ha partecipato alcun capo di governo dei paesi del G8 (tranne il padrone di casa).
Nel tuo libro scrivi che i tumulti esplosi con la crisi alimentare hanno portato il problema ai vertici internazionali dell'Onu. Lo pensi ancora oggi?
La crisi alimentare è stata la sola a provocare moti di piazza e a destabilizzare governi (Haiti, Egitto, Camerun), a testimonianza di come la vicenda alimentare si imponga all'attenzione con una sua forza autonoma. Il rischio è che l'attenzione scemi con il venir meno della emersione del problema (la fame è strutturale e ora si è solo aggravata): sta alle forze sociali e ai movimenti lottare affinché si predispongano soluzioni adeguate alla sfida.
(di Luca Fazio)
Il Manifesto
martedì 17 novembre 2009
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