8 ITALIANI SU 10 SCELGONO PRODOTTI NAZIONALI, IL 62% È PER IL “BIO” MENTRE IL 76% NON VUOLE OGM
E oltre il 90% vuole un'etichetta chiara con l'indicazione d'origine. Anticipati durante la Conferenza economica di Lecce i risultati di una ricerca della Cia. Il "made in Italy", per i consumatori, è più sicuro, soprattutto se tipico e legato al territorio.
Il biologico è preferito sia per la sicurezza alimentare che per la qualità. L'83% degli italiani preferisce il prodotto nazionale, soprattutto se tipico e tradizionale, il 62% ritiene che il biologico sia più sicuro, il 75% considera le Dop (Denominazioni d'origine protetta) e le Igp (Indicazione geografica protetta) prodotti di grande qualità e sicurezza, ma troppo cari per le loro tasche.
Il 65% sceglie vini a denominazione, il 76% dice "no" agli Ogm, il 91% vuole un'etichetta chiara dove risulti soprattutto l'indicazione d'origine, l'84% vorrebbe meno passaggi dal campo alla tavola proprio per frenare la corsa dei prezzi. Questi alcuni dei dati più significati contenuti in un'indagine della Cia, Confederazione italiana agricoltori, condotta sull'intero territorio nazionale attraverso le sue strutture provinciali e regionali e con l'ausilio delle rilevazioni Istat e Ismea e anticipata nel corso della terza Conferenza economica di Lecce: i risultati definitivi verranno resi noti entro il prossimo mese di dicembre.
Il "Made in Italy" è, quindi, il prodotto più ricercato dai nostri connazionali: le motivazioni di questa scelta si spiegano sia dalle consolidate abitudini delle famiglie sia dalla certezza che tali prodotti, oltre a rispondere alle caratteristiche di tipicità, tradizionalità e legame con il territorio, sono più sicuri di quelli d'importazione.
Convinzione rafforzatasi ultimamente dopo la scoperta di sofisticazioni, adulterazioni e truffe relative a prodotti straniere, in particolare quelli provenienti dalla Cina. Un'altra motivazione che spinge a comprare "made in Italy" viene dal fatto che questi prodotti siano più convenienti di altri.
Una caratteristica che si riscontrano soprattutto nelle zone rurali e di campagna e meno nelle grandi città, dove, tuttavia, si registra una sempre maggiore propensione per il prodotto italiano. Ben marcata è anche la maggioranza degli italiani favorevoli ai prodotti a denominazione d'origine, che sono un patrimonio formidabile per il nostro Paese.
Sta di fatto che l'Italia, con 182 prodotti a marchio, conserva la leadership nella classifica europea, seguita dalla Francia con 166 prodotti e dalla Spagna con 123. Il problema, però, è relativo ai prezzi che vengono ritenuti cari specialmente in una fase di crisi economica come quella attuale. Un orientamento che si è tradotto in un 2008 alquanto difficile per tali prodotti. L'export e i consumi hanno mostrato diffusi segnali di stagnazione, anche se il valore del fatturato ha toccato i 7,8 miliardi di euro, che sale a 9,6 miliardi se si considera anche l'estero.
L'attenzione verso i prodotti "bio" degli italiani è confermata dalla crescita dei consumi registrata negli ultimi anni. Solo nel 2008 si avuto un aumento, in termini monetari, del 5,4 per cento rispetto l'anno precedente. Un trend positivo che è proseguito anche nel primo semestre del 2009 che segna un incremento tra il 4 e il 5 per cento. Una scelta - si rileva nell'indagine Cia - che il 58 per cento del totale dei "bio-appassionati" (62 per cento) viene motivata sia dalla sicurezza alimentare che dalla qualità del prodotto.
Dall'indagine emerge anche evidente l'attenzione che gli italiani hanno per l'etichetta che deve essere assolutamente trasparente: se il 91% dei nostri connazionali è favorevole all'indicazione d'origine del prodotto, il 72% guarda, nel caso del trasformato, alle composizioni delle materie prime agricole, il 64 per cento controlla la data di scadenza.
Sotto accusa da parte degli italiani le filiere agroalimentari troppo lunghe e complesse che sarebbero responsabili dei rincari dei prodotti. Oltre 8 nostri connazionali su dieci sono, quindi, per una riduzione drastica dei passaggi, che permetterebbe un contenimento dei costi e un freno a qualsiasi manovra speculativa.
Più di 7 italiani su dieci è contro il cibo "biotech" che viene ritenuto dannoso alla salute dal 55%, mentre il 78% degli "anti-Ogm" ritiene che siano meno salutari di quelli tradizionali.
L'82% dichiara invece di non aver mai acquistato prodotti provenienti da manipolazioni genetiche.
(dal Bollettino Bio di Greenplanet - ottobre 2009)
Newsletter El Tamiso
sabato 10 ottobre 2009
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