Agricoltori in marcia alla volta di Palermo.
Stato di crisi per le aziende agricole. Blocco delle vendite all’asta delle imprese dichiarate fallite. Congelamento dei debiti con le banche. Costituzione di un comitato ministeriale di indagine sui motivi delle esposizioni creditizie. Condono delle pendenze Inps e Serit. Piano di investimenti pubblici nel settore agricolo per coprire la differenza tra costi di produzione e vendita. Eccole le richieste degli agricoltori siciliani che ieri hanno paralizzato la statale 121, nel senso di marcia che da Agrigento porta a Palermo, con un lento corteo. Centinaia di contadini, a bordo di trattori e furgoni, provenienti da Caltanissetta, Lercara Friddi, Marineo sono partiti all’alba da Manganaro, paese dell’entroterra palermitano a 60 chilometri dal capoluogo, «per sollecitare l’intervento del Governo contro la crisi del settore» spiega Martino Morsello del Coordinamento Altragricoltura. Obiettivo finale della marcia, la Presidenza della Regione Sicilia, la sede dell’assessorato regionale all’Agricoltura e, soprattutto, la sede della Rai, in viale Strasburgo, «per denunciare la colpevole assenza di attenzione, da parte dei media, sulla devastante crisi in cui versano gli agricoltori di tutto il sud Italia» denuncia Morsello.
Solo un ingente schieramento di forze dell’ordine all’altezza del casello autostradale di Villabate ha bloccato i contadini che, in risposta, hanno annunciato un presidio che potrebbe durare anche tutta la notte per cercare di entrare a Palermo all’alba di oggi.
Perché «ora basta». Gli agricoltori hanno deciso di prendere in mano la situazione e di imprimere una svolta nel settore. Come? Riscrivendo le regole, «ma stavolta contro l’interesse delle multinazionali e dei poteri forti che hanno oppresso gli agricoltori negli ultimi quindici anni».
E per farlo hanno deciso di ricorrere alle “maniere forti”: da oltre dieci giorni, infatti, guidati da Altragricoltura, dal Consorzio di difesa dell’agricoltura siciliana (Codifas) e dai comitati spontanei di agricoltori, gruppi di contadini si sono mobilitati in tutto il sud-ovest della Sicilia, da Caltanissetta a Trapani fino, da ieri, a Palermo costringendo non solo la Regione a dichiarare lo stato di crisi, ma addirittura il ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, ad anticipare a domani sera un incontro inizialmente previsto per giovedì 15.
Centro della protesta è Pian del Lago, contrada alle porte di Caltanissetta, dove circa trecento trattori parcheggiati all’interno del campo sportivo sono il simbolo del presidio degli agricoltori.
Ed è proprio in questo presidio che è stato deciso, domenica, in assemblea di portare la protesta fino a Palermo. Non prima, però, di occupare il comune di Milena, paese agricolo specchio della crisi che sorge al confine con la provincia di Agrigento: qui, due anni fa, un quintale di grano veniva venduto a 50 euro al quintale. Oggi con cento chili si riescono a racimolare a malapena 15 euro.
Per non parlare del settore della viticoltura. Sono centinaia le aziende vinicole, soprattutto del trapanese, messe in ginocchio. Così, nell’ultimo fine settimana, oltre mille viticoltori si sono radunati a Petrosino (Trapani) per mettere a punto una piattaforma di mobilitazione che ha portato, ieri mattina, all’occupazione del comune del “paese del Marsala”.
Ma, come detto, siamo solo all’inizio: la battaglia dei contadini, infatti, è di largo respiro e punta alla “sovranità alimentare”. Per questo lo scorso 15 settembre, in quel di Castel Volturno (Caserta), è nata la Rete dei Municipi Contadini. Una realtà, formata da centinaia di uomini e donne impegnati nel governo delle comunità locali, da militanti di comitati, associazioni, reti sociali, che ha iniziato un cammino sul percorso tracciato dalla Via Campesina, la più grande rete di movimenti contadini del mondo.
Al centro della piattaforma per la difesa del lavoro agricolo, delle aziende agropastorali, del territorio c’è il documento, elaborato dalla Rete internazionale di Via Campesina e assunto dalla FAO come base per la Riforma in agricoltura, della Sovranità Alimentare: l’insieme dei diritti di tutti i popoli e delle comunità di scegliere e determinare i fattori della produzione, distribuzione e consumo del cibo. «E’ questa la base» spiegano in un documento la Rete dei Municipi Contadini ( www.municipicontadini.net ) «su cui riformulare il quadro delle scelte sociali, economiche e politiche per l’agricoltura nel nostro paese ed è qui che ci impegniamo a costruire occasioni di analisi, confronto, discussione, elaborazione e proposta».
www.altragricoltura.info
martedì 13 ottobre 2009
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