RETE DEI MUNICIPI CONTADINI. Contro la crisi agricola e per la sovranità alimentare
Documento costitutivo per una rete stabile di iniziativa
Policoro 17 Luglio 2009
Noi, rappresentanti di istituzioni territoriali e delle vertenze sociali di base per contrastare la crisi agricola nelle campagne ci
siamo incontrati a Policoro il 17 Luglio 2009, nel mezzo di un processo senza precedenti che sta colpendo le aziende, il
lavoro agricolo e i territori rurali fino a correre il rischio di compromettere la tenuta sociale e la convivenza civile in tanta
parte del Paese..
Siamo uomini e donne impegnati nel governo delle nostre comunità nei Comuni e nelle Province, sedendo negli esecutivi o
nei consigli elettivi; abbiamo aperto alle istanze degli agricoltori e dei cittadini i municipi e i luoghi istituzionali nel
tentativo di contribuire a dare voce al loro malessere ed alle loro istanze e proposte e di cercare di colmare il vuoto ed i
ritardi di risposte.
Siamo militanti di comitati, associazioni, sindacati, reti sociali che stanno dando vita a vertenze territoriali e di settore
contro la crisi agricola e per la Sovranità Alimentare; il primo dovere che ci assegniamo è quello di impedire la
desertificazione del lavoro nelle campagne e di mantenere un territorio rurale vivo con uomini e donne al lavoro, prima
condizione per dare alla Riforma dell’agricoltura la spinta necessaria a ricollocarla in un rapporto socialmente riconosciuto da tutta la società.
Per noi, in questi anni, è stato normale incontrarci nelle vertenze e nelle iniziative producendo relazioni che hanno saputo
allargare gli spazi di democrazia, favorendo la partecipazione ed offrendo alle istanze la possibilità di essere ascoltate ed
incidere. Un lungo percorso di diverse iniziative che ha visto, spesso, i comuni al fianco delle mobilitazioni contadine e
delle proposte delle istanze sociali fino a diventare, sempre più, un modello utile che rafforza le istituzioni e la tenuta
sociale delle comunità, offrendo loro strumenti utili ed efficaci.
Strumenti e soluzioni tanto più urgenti quanto più è evidente il vuoto di prospettiva strategica per il futuro della nostra
agricoltura e la necessità di una svolta forte per impedire il collasso di un comparto produttivo strategico come quello delle
aziende agricole. Strumenti, proposte e percorsi nuovi capaci di superare la stanca ritualità e la generale sottovalutazione
con cui si affronta la crisi dell’agricoltura, spesso relegata a “tavoli tecnici” che gestiscono burocraticamente l’esistente,
incapaci di fare i conti fino in fondo con la condizione vera di chi dalla crisi è colpito. Il modello cui guardiamo, piuttosto, è
quello realizzato dall’esperienza condotta nel Comune di Decimoputzu, dove la collaborazione e l’incontro attivo nella
vertenza fra il Comitato di Lotta degli agricoltori e dei pastori sardi esecutati e il Consiglio Comunale ha prodotto strumenti
tanto efficaci da ottenere un percorso di soluzione con il blocco delle aste per 5400 aziende agropastorali per cui sussisteva
un problema irrisolto da oltre quindici anni.
È un modello che non da per scontato l’esito della crisi, che non accetta come inevitabile la chiusura di gran parte del
patrimonio produttivo agricolo italiano, che non condivide la logica di un’Europa come solo mercato di consumo di
prodotti agroalimentari e di speculazione e competizione internazionale per l’agrobusiness senza il lavoro contadino, che
contrasta l’idea di un “made in Italy” in mano alla speculazione internazionale senza il prodotto del lavoro dei nostri
agricoltori e dei nostri braccianti.
È un modello, soprattutto, che riparte dai bisogni degli agricoltori e dei braccianti e delle loro famiglie e da quelli dei
cittadini consumatori, dalla necessità di rispondere alle loro domande in termini di diritti che vanno garantiti, base
fondamentale per rilanciare la funzione dell’agricoltura e, dunque, per qualsiasi riforma su base democratica.
Molto andrà indagato e discusso sulla natura e le caratteristiche della crisi delle aziende agricole produttive del Paese;
sarebbe bene ed utile che, finalmente si apra la più ampia riflessione ed un serio bilancio sulle scelte politiche, istituzionali,
economiche, sociali e sindacali dentro cui si è determinato l’esito pesantissimo che sta colpendo i territori rurali e
coinvolgendo la stessa qualità della vita e delle relazioni urbane. Riflessione che deve chiarire quanto in questa crisi di uno
dei settori strategici del nostro Paese vi sia di vera e propria controriforma determinata dall’omologazione e dalla
subalternità del patrimonio agricolo italiano al modello della globalizzazione neoliberista. Bilancio che dovrà permettere di
aprire una nuova stagione di Riforma che restituisca all’agricoltura una funzione sociale condivisa e riconosciuta, che
rimetta al centro delle scelte i diritti dei cittadini e la tutela del territorio, delle risorse e dei beni comuni e che contribuisca a
recuperare ai cittadini del Paese quote e spazi di democrazia, benessere economico e sovranità.
Noi, oggi, in nome della responsabilità istituzionale e degli impegni contratti nell’azione di impegno sociale, decidiamo di
rilanciare e rafforzare l’iniziativa dando vita ad una rete stabile di azione, confronto e proposta.
Abbiamo un triplice obiettivo.
Quello immediato di contribuire allo sforzo di ottenere da Governo Nazionale e Regioni, misure urgenti per
scongiurare la chiusura delle aziende agricole.
Di fronte a questo obiettivo, la Rete si dà a base della sua proposta il Documento che indìce la mobilitazione nelle
campagne meridionali elaborato nel corso dell’assemblea indetta nella Sala Consigliare del Comune di Policoro il 17
Luglio 2009; il documento propone misure urgenti ampiamente discusse e confrontate nel percorso costruito nei mesi scorsi
attorno alla piattaforma contro la crisi delle aziende agricole nel Mezzogiorno d’Italia elaborata da realtà di base (sindacali e
comitati) e presentato alla Commissione Agricoltura del Senato ed in altri contesti istituzionali; in questo caso, la
convergenza, il protagonismo e la responsabilità di Comuni e Province che la stanno sostenendo sta già producendo
l’apertura di utili spazi di ascolto, confronto e di condivisione da parte delle istituzioni deputate a dare risposte (
Parlamento, Regioni e Governo). La rete, al tempo stesso, condividendo lo stesso percorso indicato nel documento lo
sostiene e si fa parte attiva e protagonista della convocazione e gestione della mobilitazione assicurandole ogni contributo e
sostegno possibile, nonché operando per l’allargamento ed il coinvolgimento a tutti i cittadini ed alle loro istanze.
Quello di rimettere nell’agenda politica e nella consapevolezza sociale del Paese la necessità di riaprire una stagione
di Riforme.
La Rete assume le istanze più avanzate che si sono espresse in questi anni da parte delle forze sociali impegnate nella critica
agli effetti del modello dominante dell’agricoltura e che hanno espresso la proposta della Sovranità Alimentare. Il
documento della Sovranità Alimentare, elaborato dalla Rete internazionale di Via Campesina, sottoscritto dalle
organizzazioni contadine italiane che promuovono la rete ed assunto dalla FAO come base avanzata ed innovativa per
riformulare le ipotesi di Riforma in agricoltura, è posto come base della nostra proposta.
La Sovranità Alimentare è l’insieme dei diritti fondamentali di tutti i popoli e delle comunità di scegliere e determinare i
fattori della produzione, distribuzione e consumo del cibo e, dunque, è la base su cui riformulare il quadro delle scelte
sociali, economiche e politiche per l’agricoltura nel nostro Paese.
Su questa base, la Rete, si impegna a costruire occasioni ed istanze di analisi, confronto, discussione, elaborazione e
proposta.
Quello di favorire il massimo del coinvolgimento di tutti i cittadini e degli attori sociali e politici nell’impegno per
rilanciare la funzione sociale dell’agricoltura.
È l’intera società che deve scegliere se nei prossimi anni si dovrà compiere fino in fondo il processo di abbandono delle
terre e del lavoro agricolo, di desertificazione sociale ed economica, di subalternità ed impoverimento ambientale,
economico e tecnologico o se, al contrario, si potrà rilanciare una funzione positiva dell’agricoltura italiana.
È ad essa che vanno restituiti consapevolezza e diritto a scegliere. Le istanze degli agricoltori, le loro proposte, la loro
condizione devono superare l’isolamento in cui sono spesso relegate; è questa la base su cui è possibile saldare gli interessi
comuni e costruire una forte alleanza fra i diversi soggetti colpiti dalla crisi (agricoltori, lavoratori, consumatori).
I municipi sono i luoghi naturali per compiere una forte azione dal basso per favorire l’incontro e la comune assunzione di
responsabilità. Aprire le case comunali al processo di cambiamento contro la crisi in agricoltura vuol dire coinvolgere tutti i
cittadini e le loro rappresentanze, chiamandoli alla partecipazione.
La proposta della Democrazia Partecipata, ovvero del processo e delle pratiche di coinvolgimento dei cittadini nella
responsabilità delle scelte avanzato dai movimenti civili internazionali e dalle reti contadine per la Sovranità Alimentare,
vengono poste a base del metodo di lavoro della Rete. Su questa base si ricercheranno il massimo della convergenza con le
reti e le associazioni che già operano nel rapporto fra istituzioni e cittadini come, per esempio, l’ANCI, la Rete del Nuovo
Municipio o altri.
La Rete è, al tempo stesso, un luogo di scambio di esperienze
La relazione fra le istituzioni territoriali, i soggetti organizzati ad affermare il diritto la Sovranità Alimentare e quanti altri
sono impegnati sul territorio ad affermare esperienze positive di agricoltura sociale, produzione, distribuzione e consumo
del cibo, gestione critica e consapevole delle risorse e dei beni comuni, produce esperienze che, se socializzate e condivise
possono contribuire a rafforzare ed estendere gli obiettivi della Rete.
Per questo la Rete si costituisce come luogo di scambio e socializzazione di esperienze e modelli positivi. A tal fine la Rete
si dota di un suo sito internet e di ogni altro strumento utile ed, al tempo stesso, si ripropone di produrre occasioni di
incontro ed approfondimento (seminari, scambi, workshops, ecc..).
Il percorso di coinvolgimento e costituzione
Il presente documento è posto a base della Rete, per cui si apre un percorso costitutivo e si costituisce un Comitato
Promotore, fra quanti hanno aderito all’incontro del 17 Luglio a Policoro (vedi allegato).
La Rete si rivolge ai rappresentanti delle istituzioni elettive territoriali (di maggioranza ed opposizione) ovvero di Comuni e
Province. La Rete può essere anche partecipata da rappresentanti elettivi regionali pur se non include le Regioni, il
Parlamento ed il Governo Nazionale fra i suoi protagonisti attivi, avendo essi responsabilità di governo che prevedono
deleghe a dare risposte con provvedimenti di governo alle istanze della rete.
Primo obiettivo è il coinvolgimento dei Comuni e delle Province del Mezzogiorno, per cui già da ora, è convocato un
incontro di lavoro entro il 20 di Settembre 2009 a Castel Volturno (CE); in quella sede verrà definito un ulteriore
appuntamento nel centro-nord e verranno definite le forme di coordinamento e funzionamento della rete.
Il documento viene inviato a tutti i municipi ed alle province meridionali, ai consiglieri provinciali e regionali del Sud Italia,
alle organizzazioni sociali, sindacali, di settore ed ai movimenti impegnati in agricoltura, per la difesa dei diritti dei cittadini
e del territorio e dell’ambiente.
Fin da ora viene assunto il dominio www.municipicontadini.net come organo e strumento ufficiale della Rete.
www.altragricoltura.info
martedì 13 ottobre 2009
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