Liberazione: intervista a Gianni Fabbris coordinatore nazionale di Altragricoltura.
La Rete dei Municipi contadini guarda al Chiapas potendo contare sull’esperienza di Decimoputzu…
A Decimoputzu è successo qualcosa di straordinario: grazie alla collaborazione e l’incontro attivo fra il comitato di lotta degli agricoltori e dei pastori sardi e il Consiglio comunale è stato possibile bloccare le aste di vendita per 5400 aziende agropastorali, ormai a un passo dal baratro del fallimento. Il “modello Decimoputzu” non accetta come inevitabile la chiusura di gran parte del patrimonio produttivo agricolo italiano e vuole ripartire dai bisogni degli agricoltori, dei braccianti, e delle loro famiglie.
Qual è il valore di quella battaglia?
«La lotta di Decimoputzu è diventata, oggi, la lotta di centinaia di comitati sparsi un po’ in tutto il Mezzogiorno: quella per la sopravvivenza per migliaia di aziende agricole che, vittime di una crisi senza precedenti, hanno deciso di unirsi nella Rete dei Municipi Contadini. Oggi sono decine i municipi di piccoli comuni, in Sardegna, nel casertano, nel metapontino, in Sicilia, occupati da contadini che, di fatto, stanno bloccando i lavori dei consigli ma di cui nessuno parla. Sono centinaia le singole realtà in lotta per non soccombere ad una crisi iniziata, per il modo agricolo, dieci anni fa, quando la parola d’ordine era “globalizzare”. Allora le aziende agricole italiane hanno investito, in termini qualitativi e quantitativi della propria produzione. Ma intanto, qualcuno, nei “piani alti”, procedeva alla delocalizzazione, soprattutto in Nordafrica, della catena produttiva, trasformando l’Europa in un paese-consumatore. Risultato: distruzione dell’agricoltura mediterranea e impoverimento, soprattutto, del Mezzogiorno.
Quali sono gli obiettivi dei Municipi Contadini?
«Abbiamo un triplice obiettivo. Quello immediato, di ottenere dal Governo misure urgenti per scongiurare la chiusura delle aziende. Quello intermedio di rimettere nell’agenda politica la necessità di riaprire una stagione delle riforme. E, come obiettivo a lungo termine, quello di favorire al massimo il coinvolgimento di tutti i cittadini per rilanciare la funzione sociale dell’agricoltura.
Cos’è scattato nella testa dei contadini? Perché questa mobilitazione?
Anche i piccoli agricoltori hanno capito che le cose si possono cambiare, ma solo agendo in prima persona. E’ finito il momento di delegare. Così, il 17 luglio, a Policoro (Matera) si è costituito un comitato promotore per organizzare una serie di iniziative e mobilitazioni, fra le quali la realizzazione di almeno cento consigli comunali aperti, che sfocino in una grande manifestazione di piazza in programma a metà novembre a Napoli. Ma la risposta dei cittadini è andata ben oltre: oggi, sono ben 56 i comuni del sud Italia occupati dai contadini, pastori, allevatori. Spesso coordinati, addirittura, da sindaci locali o da consiglieri comunali.
Ora cosa dobbiamo aspettarci?
Le mobilitazioni, che si stanno allargando in tutta la Sicilia, proseguiranno in Sardegna e in Basilicata. Sull’isola, venerdì prossimo, centinaia di contadini presidieranno la fiera agroalimentare di Villacidro per poi arrivare in corteo fino a Cagliari all’inizio della prossima settimana, mentre in provincia di Matera. E il 22 ottobre c’è una marcia di 12 chilometri da Montealbano Ionico fino a Policoro.
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martedì 13 ottobre 2009
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