Allarme ambientale nella provincia di Padova .
In piena estate la Giunta Regionale Veneta ha deliberato, con un apposito decreto, l’equiparazione delle polline alle biomasse vegetali, semplificando così l‘iter autorizzativo di decine di domande d’inceneritori di pollina nella nostra Regione ed in particolare nella Provincia di Padova.
Si temeva un provvedimento del genere da parte del Ministero dell’Ambiente, ed invece, questo “regalo” alla parte peggiore della filiera avicola veneta e’ arrivato dalla Giunta Regionale che comprende tutte quelle forze politiche (PdL - Lega e UDC in particolare) che in varie provincie, Padova e la bassa padovana in particolare, si sono sempre dichiarate contro le proposte d’incenerire la pollina.
L’atteggiamento delle forze politiche della maggioranza sul territorio è in evidente completo contrasto con le posizioni dei vertici regionali del PDL ed è più che comprensibile visto che nella bassa padovana già insistono tre cementifici, due discariche ed un numero assurdo e insostenibile di allevamenti avicoli.
Con il via libera a decine d’inceneritori di pollina la regione veneta imbocca la strada senza ritorno di un facilmente prevedibile ulteriore degrado ambientale del territorio della bassa che danneggerà ancor più le attività economiche in area, già provate dalla crisi, in particolare il poco turismo esistente e l’agricoltura di qualità, andando a peggiorare la qualità stessa della vita dei cittadini.
C’è da dire inoltre che la nascita degli inceneritori determinerà un’inestimabile danno economico per gli immobili pubblici e privati dovuto da una loro collocazione in un area provinciale cosi degradata.
Lo hanno ben capito i cittadini di Este, Carceri, Masi, Ospedaletto e di quasi tutti comuni della bassa, di ogni colorazione politica, che in questi mesi si sono mobilitati in modo civile, ma tenacemente determinato, creando comitati contro la costruzione di questi inceneritori e ricevendo il sostegno di tutti sindaci e delle forze politiche e ambientaliste del territorio, nessuna esclusa ma in particolare dagli esponenti locali della Lega Nord.
Il comune di Este che fa da capofila di tutte le amministrazioni comunali del territorio, ha deciso di fare ricorso al Tar del Lazio, impugnando la delibera regionale e contestando alla Regione Veneto la competenza in materia di qualificazione dei rifiuti.
Certo è che è la prima volta che una Regione italiana delibera in questo senso, agevolando nei fatti la filiera della carne avicola di cui il capofila è l’agroindustria tra cui spicca per importanza il gruppo veronese dell’ AIA.
Strano poi che sia la Provincia di Padova e la già tanto degradata area della bassa padovana a fare da cavia , sia nelle procedure autorizzative , che nella realizzazione degli inceneritori, visto che non ne esiste uno funzionante in questo momento in tutto il pianeta.
Il problema di fondo per cui la regione veneta si è mobilitata è che gli affaristi degli inceneritori di pollina ne devono costruire uno, creare un precedente per poi replicarli in tutta Italia, quindi la scelta del luogo dove provare ad autorizzarli è il veneto dove la lobby degli industriali avicoli conta amici di lunga data e la loro realizzazione non poteva che non cadere nella bassa padovana che come sappiamo tutti, non ha in Regione “santi che la proteggono”.
Non importa, infatti, che la Provincia con più allevamenti sia quella di Verona, ma lì si procede con calma dopo che si è “sfondato a Padova “ forse perche a pensare male a Verona abitano gli esponenti del PDL e della lega che contano in Regione , come l’assessore regionale all’ambiente Giancarlo Conta.
La soluzione della termovalorizzazione delle polline è fortemente voluta sia dalle aziende agroindustriali, che da quegli allevatori che per eccessiva dimensione non possono rispettare la legge applicativa della Direttiva Nitrati vecchia di ben 19 anni .
Fino a poche settimane fa la dubbia qualificazione delle polline come rifiuto - e quindi rientrate nelle more autorizzative del Decreto n°4/2008 con relativa procedura di VIA ( Valutazione di impatto ambientale)- o come sottoprodotto agricolo e quindi biomassa agricola con procedure autorizzative agevolate era da considerarsi il vero ostacolo alla volontà di questi allevatori di termo-valorizzare le polline .
Per questi motivi la Giunta Regionale Veneta, su proposta dell’assessore all’ambiente Giancarlo Conta, con il decreto regionale del 29/07/2009, ha equiparato le polline alle biomasse, con una dubbia interpretazione dell’art. 2 lettera f) della Direttiva 2008/98/Ce, sottoponendo le autorizzazioni alla procedura di cui all’art. 12 del D.Lgs 387/2003, “Razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative ”.
Solo per la precisione credo utile riportare per intero l’articolo della Direttiva europea in questione:
“art. 2 . f) materie fecali, se non contemplate dal paragrafo 2, lettera b) , paglia e altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso utilizzati nell’attività agricola, nella selvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa mediante processi o metodi che non danneggiano l’ambiente né mettono in pericolo la salute umana.”
L’atteggiamento delle forze politiche della maggioranza sul territorio è in evidente completo contrasto con le posizioni dei vertici regionali del PDL ed è più che comprensibile visto che nella bassa padovana già insistono tre cementifici, due discariche ed un numero assurdo e insostenibile di allevamenti avicoli.
Con il via libera a decine d’inceneritori di pollina la regione veneta imbocca la strada senza ritorno di un facilmente prevedibile ulteriore degrado ambientale del territorio della bassa che danneggerà ancor più le attività economiche in area, già provate dalla crisi, in particolare il poco turismo esistente e l’agricoltura di qualità, andando a peggiorare la qualità stessa della vita dei cittadini.
C’è da dire inoltre che la nascita degli inceneritori determinerà un’inestimabile danno economico per gli immobili pubblici e privati dovuto da una loro collocazione in un area provinciale cosi degradata.
Lo hanno ben capito i cittadini di Este, Carceri, Masi, Ospedaletto e di quasi tutti comuni della bassa, di ogni colorazione politica, che in questi mesi si sono mobilitati in modo civile, ma tenacemente determinato, creando comitati contro la costruzione di questi inceneritori e ricevendo il sostegno di tutti sindaci e delle forze politiche e ambientaliste del territorio, nessuna esclusa ma in particolare dagli esponenti locali della Lega Nord.
Il comune di Este che fa da capofila di tutte le amministrazioni comunali del territorio, ha deciso di fare ricorso al Tar del Lazio, impugnando la delibera regionale e contestando alla Regione Veneto la competenza in materia di qualificazione dei rifiuti.
Certo è che è la prima volta che una Regione italiana delibera in questo senso, agevolando nei fatti la filiera della carne avicola di cui il capofila è l’agroindustria tra cui spicca per importanza il gruppo veronese dell’ AIA.
Strano poi che sia la Provincia di Padova e la già tanto degradata area della bassa padovana a fare da cavia , sia nelle procedure autorizzative , che nella realizzazione degli inceneritori, visto che non ne esiste uno funzionante in questo momento in tutto il pianeta.
Il problema di fondo per cui la regione veneta si è mobilitata è che gli affaristi degli inceneritori di pollina ne devono costruire uno, creare un precedente per poi replicarli in tutta Italia, quindi la scelta del luogo dove provare ad autorizzarli è il veneto dove la lobby degli industriali avicoli conta amici di lunga data e la loro realizzazione non poteva che non cadere nella bassa padovana che come sappiamo tutti, non ha in Regione “santi che la proteggono”.
Non importa, infatti, che la Provincia con più allevamenti sia quella di Verona, ma lì si procede con calma dopo che si è “sfondato a Padova “ forse perche a pensare male a Verona abitano gli esponenti del PDL e della lega che contano in Regione , come l’assessore regionale all’ambiente Giancarlo Conta.
La soluzione della termovalorizzazione delle polline è fortemente voluta sia dalle aziende agroindustriali, che da quegli allevatori che per eccessiva dimensione non possono rispettare la legge applicativa della Direttiva Nitrati vecchia di ben 19 anni .
Fino a poche settimane fa la dubbia qualificazione delle polline come rifiuto - e quindi rientrate nelle more autorizzative del Decreto n°4/2008 con relativa procedura di VIA ( Valutazione di impatto ambientale)- o come sottoprodotto agricolo e quindi biomassa agricola con procedure autorizzative agevolate era da considerarsi il vero ostacolo alla volontà di questi allevatori di termo-valorizzare le polline .
Per questi motivi la Giunta Regionale Veneta, su proposta dell’assessore all’ambiente Giancarlo Conta, con il decreto regionale del 29/07/2009, ha equiparato le polline alle biomasse, con una dubbia interpretazione dell’art. 2 lettera f) della Direttiva 2008/98/Ce, sottoponendo le autorizzazioni alla procedura di cui all’art. 12 del D.Lgs 387/2003, “Razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative ”.
Solo per la precisione credo utile riportare per intero l’articolo della Direttiva europea in questione:
“art. 2 . f) materie fecali, se non contemplate dal paragrafo 2, lettera b) , paglia e altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso utilizzati nell’attività agricola, nella selvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa mediante processi o metodi che non danneggiano l’ambiente né mettono in pericolo la salute umana.”
Sono le aziende agroindustriali Avicole, che in realtà sono le vere responsabili di questo assurdo, pericoloso e inquinante modello di filiera produttiva da cui traggono grandi benefici economici in quanto pagano meno la carne prodotta dagli allevatori italiani e veneti in particolare che come abbiamo visto producono senza rispettare la biosicurezza e la direttiva nitrati .
Il decreto regionale premia -permettendo di incenerire le polline e di produrre energia elettrica, da noi tutti pagata- questo spaventoso modello di filiera zootecnica e questi cattivi industriali e allevatori che per decenni hanno inquinato il territorio, creato problemi alla vita dei cittadini, con puzze nauseabonde, mosche, rischi sanitari e che continuano a fare quello che hanno sempre fatto: tanto danaro a danno di tutto e di tutti.
Ma non e vero che i cattivi vincono sempre, li possiamo fermare.
Sarà compito delle amministrazioni comunali, dei comitati, delle forze politiche, delle associazioni ambientaliste, mobilitarsi per difendere il territorio e la salute degli abitanti della bassa padovana.
(di Guglielmo Donadello)
AltrAgricoltura Nord Est
martedì 8 settembre 2009
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