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TONNELLATE DI VELENI SULLA TERRA DEL PROSECCO.

La maggior parte dei Comuni della Pedemontana senza una normativa che disciplini il trattamento chimico: l’allarme scattato anche dopo il ritrovamento di animali selvatici morti nell’area dei vigneti.

Ogni tanto ci si accorge che la nostra agricoltura soffre di gravi "malattie"e con essa l'intera filiera agroalimentare fino ad arrivare alla salute pubblica. Il problema è che le malattie sono originate dalle scelte scellerate dei "nostri imprenditori" agricoli, quando il bubbone scoppia tutti ritraggono la mano che ha dispensato i pesticidi e con solerzia affermano che vanno fatte regole restrittive contro l'abuso dei fitofarmaci (ndr: comunemente una volta si chiamavano solo... pesticidi, un'indicazione non ambigua per chiarire che si trattava di veleni!); che le regole e le buone prassi agricole che proteggono la salute dei cittadini e dei contadini lavoratori, si debbono rispettare... Noi, cittadini ed associazioni che difendiamo ogni buon cibo e la salute come bene comune, che promuoviamo le colture biologiche prive di pesticidi, queste regole le rispettiamo sempre; il sistema politico che ha il dovere di tutelare il bene pubblico e le imprese agroalimentari purtroppo le hanno scordate. Che dire, ancora e con più convinzione e forza prestiamo attenzione alle nostre scelte quotidiane, al nostro stile di vita, agli stessi processi associativi che realizziamo in difesa del cibo e della qualità della vita, scelte che riprodotte da molti possono concretamente influenzare le produzioni, premiandole inserendole nella nostra spesa o punendole escludendole dalla nostra tavola!

Valdobbiadene: lunghe strisce gialle che solcano le colline, corrono sui campi, si inerpicano lungo strade sterrate. Nuvole che avvolgono terra e cielo, che penetrano in gola, bloccano il respiro e uccidono tutto ciò che incontrano, anche gli animali. Ora immaginate di vivere dentro questo mondo: chiudete gli occhi. Ecco, siete nel regno del Prosecco. Un regno che senza dubbio eccelle per qualità e professionalità, ma da anni è oggetto di forti preoccupazioni per il massiccio uso di fitofarmaci, pesticidi e dissecanti impiegati nel trattamento e nella coltura della vite. Qualche dato? Nel 2007 nella sola provincia di Treviso sono stati venduti 3.100.855 kg di fitofarmaci. Un dato impressionante, che rispetto al 2006 ha perfino avuto un incremento del 4 per cento. Fra i principi attivi, dopo lo zolfo, il più usato è il “mancozeb”, utilizzato per combattere la peronospera della vite. Nell’Usl 7 ne sono state vendute circa 120 tonnellate; nell’Usl 8 circa 29; nell’Usl 9, 184. Peccato però che il 19 gennaio il Parlamento europeo abbia messo al bando questo prodotto, assieme ad altri ventuno pesticidi, perchè ritenuto pericoloso per l’uomo in quanto danneggia le ghiandole ormonali. Eppure a maggio in alcuni manifesti, affissi in vari paesi, con le comunicazioni circa i trattamenti da fare alle viti, campeggiava ancora proprio il nome “mancozeb”. I danni che un’agricoltura intensiva può provocare sull’ambiente e sull’uomo sono da sempre il cavallo di battaglia delle associazioni ambientaliste. Ma da oggi diventa dunque oggetto di indagine. La vera novità, in fin dei conti, è questa: il Corpo Forestale da tempo sta monitorando l’intero territorio pedemontano per capire quali sono i risvolti che l’uso di dissecanti, erbicidi e fitofarmaci possono avere sull’ambiente e sull’uomo. Sta raccogliendo dati e indagando su alcune situazioni per capire qual è l’effettivo costo sociale di questo trattamento. In un anno su ogni vigneto vengono fatti dai dieci ai dodici interventi fitosanitari. A volte con l’elicottero, il cui impiego ultimamente sta comunque diminuendo, nella maggior parte dei casi con il trattore o manualmente. Chi abita su queste colline ha idee molto precise su cosa accade e ci limitiamo a riportarle: dove la nuvola di prodotto si appoggia, la natura tace. La frase di un vecchio contadino spiega tutto: «Non parlano neanche più gli uccelli». La gente mormora, si preoccupa, denuncia. Lo fa per un motivo: i vigneti sono a ridosso dei centri abitati, intorno alle case sparse nella campagna e sulla collina e si estendono fino ai bordi delle strade. E meglio non va con i dissecanti o erbicidi, che disegnano linee spettrali lungo i filari delle viti di Prosecco. Resta solo quel giallo rossastro, che contrasta in modo stridente con il verde intenso dell’erba, rimasta incolume fra i filari. Adesso però, al di là delle voci di paese, c’è un’indagine vera. Dai dati Arpav si rileva come nel solo 2007, nella provincia di Treviso, siano state impiegate 55 tonnellate di Glyphosate e 8 tonnellate di Glufosinate ammonium. Anche questo è un prodotto recentemente messo al bando dalla Comunità Europea perché classificato come cancerogeno. Fra gli insetticidi (dopo l’olio minerale) il più usato è un altro principio attivo decisamente contestato: il “chlorphirifos”. Circa 3 tonnellate impiegate nell’Usl 7; più di mezza tonnellata nell’Usl 8 e quasi 7 tonnellate nella Usl 9. Cifre e dati, correlati da studi epidemiologici ed eco-tossicologici, sembrano non smentire affatto l’allarme della gente. Perchè chi vive immerso nella zona del Prosecco, ma di Prosecco non vive, in silenzio guarda la grande trasformazioni che sta subendo il suo territorio, che pare esser diventato un grande "vigneto diffuso": impianti nuovi stanno letteralmente riempiendo ogni spazio, soprattutto pianeggiante, mentre in collina gli sbancamenti stanno trasformando anche il paesaggio. In silenzio per anni la gente ha soltanto guardato. Ora attende di sapere.

UN NETTARE IN BOTTIGLIA CHE OGGI VALE 370 MILIONI DI EURO UNA COLTIVAZIONE CHE HA DUE SECOLI La zona di produzione del Prosecco Conegliano Valdobbiadene si estende nella fascia collinare della provincia di Treviso - compresa tra Conegliano e Valdobbiadene - e comprende 15 comuni all’interno della denominazione sorta nel 1969 che si estende su un’area di circa 18.000 ettari di superficie agricola. La vite è coltivata nella parte più soleggiata dei colli, ad un’altitudine compresa tra i 50 e i 500 metri, mentre il versante nord è spesso ricoperto di boschi. Attualmente all’albo Doc sono iscritti 4.908 ettari di vigneto (di cui 106,4 ettari appartengono al "Superiore di Cartizze"). Sono coinvolti circa 5.000 produttori, con 2.913 viticoltori, 454 vinificatori, 166 enologi, 1.500 addetti al settore enologico, mentre le case spumantistiche sono 166. La forte pendenza delle colline, rendendo difficile la meccanizzazione del lavoro, ha fatto sì che la conduzione dei vigneti sia rimasta quasi sempre affidata ai piccoli viticoltori. Solo verso Conegliano vi sono poche aziende di dimensioni più rilevanti. Il Prosecco è presente in queste colline da più di due secoli, a partire dal XIX secolo, con la fondazione a Conegliano della Scuola di Viticoltura ed Enologia e della Stazione Sperimentale per la Viticoltura, gli studi sul prosecco si sono molto sviluppati, promuovendone la diffusione in tutta l’area; I vitigni che concorrono alla produzione del Prosecco Conegliano–Valdobbiaddene spumante sono, nella misura del 15%, Verdiso, Perera e Bianchetta, vitigni considerati minori. Il Disciplinare prevede che da 100 kg di uva si possano ottenere al massimo 70 litri di vino. Dopo la pressatura il mosto torbido viene lasciato riposare a freddo (5-10° C) in vasche di acciaio. Trascorse circa 10-12 ore, la parte limpida del mosto viene separata dal deposito e avviata alla fermentazione. La vinificazione: avviene grazie ai lieviti che provocano la fermentazione alcoolica. La vinificazione si compie in vasche di acciaio ad una temperatura costante di 18-20° C e si protrae a circa 15-20 giorni. Nell’annata 2008 sono state prodotte 57.434.000 di bottiglie, di cui 48.058.000 di spumante (83% sul totale), 1.450.000 di Superiore di Cartizze, 7.504.000 di Frizzante e 421.000 di "tranquillo". Il 30% delle bottiglie sono state esportate, il valore del prodotto al consumo è pari a 370 milioni di euro. (da: AltrAgricoltura Nord Est; Il Gazzettino - agosto 2009)
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domenica 30 agosto 2009


 
News

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