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NUOVI "AFFAMATORI" DEL PIANETA.

Il 25 maggio è stato presentato il rapporto intitolato 'Land Grab or development opportunity?' ("Incetta di terre o opportunità di sviluppo?") redatto da due agenzie Onu per l'agricoltura, FAO e IFAD, con l'Istituto internazionale per l'ambiente e lo sviluppo (IIED). Le terre coltivabili vengono attribuite a indiani, cinesi, arabi e sudcoreani che hanno necessità di intensificare la produzione agricola, spinti dal desiderio di crescere. I terreni africani verranno così utilizzati in maniera intensiva per coltivare riso, mais, palme da olio. Lo studio si è focalizzato principalmente su cinque paesi africani: Sudan, Etiopia, Madagascar, Ghana e Mali. Il rapporto, lancia moniti preoccupanti: “2,41 milioni di ettari di terreno venduti negli ultimi 5 anni, nei soli paesi in esame”.

Si può parlare di neocolonialismo anche perché a beneficiarne non saranno certamente i cittadini africani. Terra e manodopera in cambio di vaghe promesse sulla creazione di nuovi posti di lavoro e di infrastrutture. Come scrive Sara Milanese nella rivista “Nigrizia”: “Nei testi dei contratti non ci sono clausole vincolanti o precise che prevedano iniziative concrete da parte degli investitori, neppure che riguardino il controllo o la verifica degli impegni sottoscritti. La durata delle concessioni è di 30, 40, anche 90 anni, ma gli accordi prevedono affitti ridicoli: dai 2 ai 10 dollari per ettaro, in Sudan o in Etiopia. Non tengono conto della complessità economica e sociale delle realtà africane, sono appiattiti sulle esigenze spiccie degli investitori; nessun riferimento nemmeno alla sicurezza alimentare delle popolazioni locali, alle quali viene destinata solo una minima parte dei raccolti”. Perdere la terra significa perdere quasi sicuramente le risorse idriche. Significa perdere quelle consuetudini storiche, come la pastorizia e l'allevamento, che costituiscono la tradizione dei popoli. L'aumento dei prezzi alimentari e la crisi economica hanno causato la vendita di terra ricca, fertile e poco sfruttata, completa di manodopera a basso costo. Oggi si comprano e affittano territori ovunque a prezzi stracciati.

L’Hedge Fund russo Renaissance Capital e il britannico Landkom hanno comprato rispettivamente 300.000 e 100.000 ettari in Ucraina, Morgan Stanley e il gruppo francese Dreyfus decine di migliaia di ettari in Brasile. Milioni di ettari di terreno sono stati comprati in tutto il mondo dalla Corea del Sud ( 2,306 milioni), Cina (2,09 milioni), Arabia Saudita (1,61 milioni), Emirati Arabi Uniti (1,28 milioni) e Giappone (0,324 milioni). La sola Cina possiede terre in Australia, Kazakistan, Laos, Messico, Brasile, Suriname, e soprattutto in Africa. Pechino ha firmato circa trenta accordi di cooperazione con governi che le danno accesso alla terra. A volte le autorità di Pechino inviano dalla Cina la manodopera pagata meno di quaranta euro al mese, senza contratto di lavoro e senza copertura sociale. Nel novembre 2008 il gruppo Daewoo Logistics ha stipulato un accordo con il Governo di Marc Ravalomanana, presidente del Madagascar, per affittare 1 milione e 300mila ettari, ossia la metà delle terre coltivabili di quella grande isola. Il Governo sudcoreano ha comprato anche 21.000 ettari destinati all’allevamento in Argentina, Paese nel quale il 10% del territorio (circa 270.000 chilometri quadrati) si trova nelle mani di investitori stranieri, che hanno beneficiato della disponibilità dei differenti governi per acquisire milioni di ettari e risorse non rinnovabili, senza restrizioni e a prezzi modici. Il maggior proprietario terriero è Benetton, industriale italiano della moda, che possiede circa 900.000 ettari ed è diventato il principale produttore di lana. Anche il milionario statunitense Douglas Tompkins ha circa 200.000 ettari situati nelle vicinanze di importanti riserve d’acqua. La speculazione terriera è destinata a diventare la corsa all’oro del secolo. La produzione di bio-combustibile e l’impennata dei prezzi orto-frutticoli fará guadagnare somme astronomiche ai soliti pochi che aggiungeranno denaro al denaro, oro all’oro e ricchezza alla ricchezza che giá possiedono, togliendo l’indispensabile a milioni di disperati. La lotta per la sopravvivenza si fará qualitativamente e quantitativamente piú aspra e gli sbarchi degli ultimi anni sulle nostre coste saranno un ricordo che impallidirà di fronte alle masse che si metteranno in movimento nei prossimi anni alla ricerca della possibilità di vivere.


www.resmarche.it

martedì 28 luglio 2009


 
News

Nuova protesta degli agricoltori a Bruxelles, 250 trattori intorno alle sedi Ue. Roghi davanti all’Eurocamera: polizia usa idranti e lacrimogeni.
Circa 250 trattori hanno bloccano le strade principali del quartiere delle istituzioni Ue a Bruxelles chiamati a manifestare da Fugea, dalla Federazione dei Giovani Agricoltori (FJA), dalla Federazione Vallone dell’Agricoltura ( Fwa), dalla Rete di sostegno all’agricoltura contadina (RéSAP) e dal Coordinamento europeo. >>



Gates e Zuckerberg puntano sull'agricoltura: "Cibo vero solo per ricchi"
Altro che carne sintetica e dieta vegetale. I grandi imprenditori dei Big Data sembrano andare proprio nella direzione opposta. Mentre, infatti, la sostenibilità planetaria spinge le economie a orientarsi verso la produzione di cibo sintetico, loro investono su terreni agricoli e sulla produzione di carne tradizionale di altissima qualità. E naturalmente altissimi costi e ricavi. >>



FPP2 GRATIS, ANNUNCIO DI BIDEN, COSA ASPETTA DRAGHI?
Il presidente USA Biden, raccogliendo la richiesta che da tempo avanza Bernie Sanders, ha annunciato che gli Stati Uniti forniranno mascherine ffp2 gratis ai cittadini. >>