PER LA BIODIVERSITÀ AGRICOLA, RICONOSCERE I DIRITTI COLLETTIVI DEGLI AGRICOLTORI.
LETTERA APERTA DELLE ORGANIZZAZIONI DI AGRICOLTORI, RETI
DELLE SEMENTI E SOCIETÀ CIVILE RIVOLTA ALLA COMMISSIONE E AGLI
STATI EUROPEI
L’incremento e l’aggravarsi delle crisi alimentari, economiche, energetiche e
climatiche obbligano gli agricoltori di tutte le regioni del mondo ad adattare i
propri sistemi colturali ai cambiamenti ogni volta sempre più rapidi che si
verificano nei propri ambienti. La conservazione dinamica, l’uso sostenibile
della biodiversità agricola, dei sistemi agricoli, dei sistemi sociali e delle
conoscenze tradizionali ad essi associate, stanno al centro di questo
adattamento dal quale dipende l’alimentazione delle generazioni future.
Numerose iniziative locali stanno sviluppando in Europa una moltitudine di
esperienze di conservazione dinamica e di valorizzazione sostenibile della
biodiversità coltivata.
Le organizzazioni di differenti Paesi europei che firmano questa lettera aperta:
1) Riconoscono l’importanza della ratifica del Trattato Internazionale sulle
Risorse Fitogenetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura, negoziato in seno alla
FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite), il quale riconosce il contributo
insostituibile, passato, presente e futuro degli agricoltori nella conservazione e
uso sostenibile della biodiversità agricola.
2) Ricordano che l’Unione Europea e l’insieme dei Paesi membri lo hanno
ratificato.
3) Constatano che, nonostante le numerose dichiarazioni politiche e
scientifiche sulla necessità di sviluppare la conservazione nelle aziende agricole
(on farm):
3.1) Gli Stati e la Commissione Europea non riconoscono le iniziative
locali delle organizzazioni degli agricoltori, delle reti di sementi e della
società civile. Inoltre, le loro leggi e regolamenti, adattandosi solamente
alla grande distribuzione, all’agricoltura indistriale e alle sue sementi,
ostacolano tali iniziative. I Governi e la Commissione Europea
dimenticano che esiste anche in Europa un sistema non industriale di
sementi “informale”. Pertanto non rispettano la propria firma
dell’art.6 del Trattato che riguarda l’uso sostenibile della biodiversità
agricola la cui applicazione è obbligatoria.
3.2) La recente direttiva europea sulle “varietà da conservazione”
permette solo la coltivazione molto marginale di quelle varietà locali
fortemente caratterizzate con una precisa aree di origine. Le
esigenze per l’iscrizione di queste varietà mantengono la stessa logica
usata per il Catalogo delle varietà commerciali. Ciò esclude tutta la
diversità e variabilità intravarietale, che è l’elemento che permette la
rinnovazione e l’uso sostenibile della biodiversità e il mantenimento
di un agricoltura più economa e autonoma.
3.3) L’attuale regolamentazione dell’agricoltura biologica aggrava
l’erosione genetica della biodiversità agricola.
3.4) I Diritti collettivi degli agricoltori definiti nell’articolo 9 del Trattato, la
cui applicazione è demandata ai Governi nazionali, non sempre sono
riconosciuti nei Paesi europei. Ricordiamo che questi diritti vanno oltre il
privilegio dell’agricoltore che lo autorizza a riseminare una parte del
proprio raccolto a condizione che remuneri i costitutori.
all’Unione Europea e agli Stati membri:
4.1) Che riconoscano nelle proprie direttive, regolamenti e leggi i
diritti degli agricoltori a conservare, utilizzare, scambiare e vendere le
sementi ottenute dalle selezioni passate, presenti e future degli
agricoltori, a proteggere le proprie conoscenze tradizionali e a
partecipare nelle decisioni nazionali relative alla gestione della
biodiversità agricola.
4.2) Che facilitino l’informazione pubblica e l’accesso degli agricoltori
alle risorse delle collezioni pubbliche.
4.3) Che applichino interamente l’articolo 6 del Trattato riconoscendo
politicamente e giuridicamente le iniziative locali e, nello specifico,
applicando le seguenti misure:
a) Elaborare politiche agricole che favoriscano
l’implementazione e il mantenimento di sistemi agricoli
diversificati che favoriscano l’uso sostenibile della della
biodiversità agricola.
b) Rafforzare e conservare la biodiversità massimizzando la
variabilità intra e inter-specifica, a beneficio degli agricoltori, e
in particolare di quelli che creano e utilizzano le proprie varietà
e/o adottano principi ecologici nel mantenimento della fertilità
del suolo, nella gestione delle malattie e patologie vegetali e
delle erbe infestanti.
c) Promuovere la ricerca e la selezione partecipativa per
sviluppare varietà contadine specificatamente adattate a
differenti condizioni sociali, economiche e ecologiche.
4.4) Che si rendano pubblici i Rapporti completi che ogni Paese
presenta all’Organo Direttivo del Trattato a Tunisi nel giugno del 2009
sullo sviluppo sostenibile della biodiversità coltivata e l’applicazione
dei Diritti degli agricoltori in Europa.
Associazioni promotrici dell’iniziativa
Rete Semi Rurali (Italia)
Red de Semillas “ Resembrando e Intercambiando” (Spagna)
Réseau des semences paysannes (Francia)
Protect the future (Ungheria)
Heritage Seed Library (Inghilterra)
IG für gentechnikfreie Saatgutarbeitt (Germania).
AIAB
martedì 26 maggio 2009
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