Un G8 sull'Agricoltura senza contadini = Più fame e povertà.
Il primo G8 agricolo che si è concluso il 20 aprile a Cison di Valmarino ha prodotto una dichiarazione finale che non solo ammette i suoi stessi fallimenti nel passato, ma prevede un futuro pieno di contraddizioni. Il G8 non sarà mai capace di alleviare la fame nel mondo prendendo decisioni a porte chiuse, in assenza dei principali attori del dibattito globale sull'agricoltura: i milioni di contadini e agricoltori familiari, donne e uomini, che popolano il mondo.
L'affermazione del G8, secondo cui “gli agricoltori devono essere i principali protagonisti” suona particolarmente vuota dato che il summit di Treviso è stato esplicitamente programmato per limitare l'accesso delle organizzazioni agricole e ridurre la loro visibilità. Il G8 ha tenuto l'incontro in un castello isolato tra le montagne, e il ministro italiano dell'agricoltura si è rifiutato di incontrare una delegazione di organizzazioni contadine italiane e internazionali che volevano esprimere le loro opinioni.
Il testo finale prodotto dal G8 è estremamente contraddittorio. Mentre riconosce il ruolo dei produttori di cibo e la crisi che colpisce le aree rurali, fallisce nel definire una reale strategia per alleviare questa crisi. La dichiarazione, da una parte, parla di porre “l'agricoltura e lo sviluppo rurale... al centro di una crescita economica sostenibile, rafforzando il ruolo dell'agricoltura familiare e dei piccoli produttori e il loro accesso alla terra”, ma dall'altra, parla di “raggiungere un'equilibrata, ampia e ambiziosa conclusione del Doha Round”, due politiche che sono incompatibili: il Wto ha ripetutamente dimostrato di avere effetti catastrofici sui piccoli agricoltori, dato che liberalizza il mercato dell'agricoltura e privatizza le risorse naturali.
La dichiarazione supporta anche la proposta di creare una Global Partnership per il cibo e l'agricoltura, mentre allo stesso tempo riconosce la centralità del ruolo della FAO – due posizioni che non possono essere conciliate. Le istituzioni delle Nazioni Unite già esistenti devono essere al centro della soluzione per la crisi corrente, e non la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, rappresentati dalla Global Partnership.
A parte la natura contraddittoria delle sue dichiarazioni, il G8 alla fine include un'ammissione che è ovvio per il resto del mondo ormai da anni: che il mondo ha interamente fallito nei suoi propositi di dimezzare la fame globale entro il 2015, in linea con gli obbiettivi del Millennium Development. Sono proprio le politiche del G8, imposte ai paesi del Sud per tanti anni, ad essere responsabili di questo.
Qualsiasi reale politica che voglia mettere contadini e agricoltura sostenibile al centro, deve rifiutare l'agenda del libero commercio e la Global Partnership, permettendo agli stati di proteggere I diritti dei loro popoli a lavorare e mangiare. I contadini, che rappresentano circa la metà della forzalavoro mondiale, sono i primi ad essere affetti dalla fame e dalla malnutrizione.
I rappresentanti del movimento internazionale dei contadini Via Campesina si sono incontrati a Treviso nei giorni del G8 per far sentire le loro alternative. Le loro richieste sono semplici: permettere ai popoli e ai paesi di definire e proteggere il proprio sistema agricolo, senza condizionare negativamente gli altri. Trasformare il modello di agro-esportazione sia nel Nord che nel Sud in uno basato su scala locale e sulla produzione agricola sostenibile, a sua volta basata su coltivazione familiare sostenibile.
Parlando al seminario organizzato dal Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare, Ibrahim Coulibaly, Presidente dell'associazione contadina CNOP del Mali, ha detto chiaramente: “L'Africa può nutrirsi da sola, non ha bisogno di politiche agricole globali imposte da un gruppo di paesi ricchi senza alcuna legittimità... non è compito del G8 decidere la politica agricola internazionale!”
Per info: www.viacampesina.org
video e interviste sono disponibili sul sito www.wsftv.net
AIAB
mercoledì 22 aprile 2009
|