Kokopelli e la gioia di vivere biodiversamente.
Kokopelli è una coraggiosa associazione francese che produce e distribuisce
sementi libere.
Dette libere, per gusto della contraddizione, perché non compaiono nel
catalogo ufficiale delle specie e della varietà (Catalogue officiel des
espèces et variétés) francese. Fatto questo che ne vieta la
commercializzazione e quindi l'uso.
Uno dei test di verifica che concorrono alla compilazione del catalogo è il
DHS, acronimo di distinzione, omogeneità e stabilità. È quindi contro una
specifica idea di uniformità stabilizzata che si batte Kokopelli. Kokopelli
prende il nome dalla divinità della fertilità, dell'amore e della musica,
venerata dai nativi americani del sud ovest degli Stati Uniti. Al suo
passaggio l'erba diventa più verde, il sole splende e riscalda, la terra
gioisce di vita. Un nome quindi denso di suggestioni semplici ed
estremamente positive.
A Bégles, alle porte di Bordeaux nel sud ovest della Francia, Kokopelli ha
recentemente partecipato alla realizzazione di un orto condiviso (jardin
partagé dei cui prodotti potrà servirsi chiunque lo desideri), fortemente
voluto dal sindaco e deputato verde Noël Mamère, piantandovi delle varietà
di ortaggi locali e antiche, non presenti nel catalogo ufficiale e di
conseguenza vietate. Può sembrare assurdo ma quest'orto è perfettamente
illegale, anche se realizzato da una pubblica istituzione su un terreno
pubblico. Tuttavia l'associazione non è nuova a questo tipo di azioni, delle
quali si assume pienamente la responsabilità (tratto caratteristico delle
lotte d'oltralpe contro il potere delle colossi agro-alimentari). Infatti lo
scorso gennaio l'associazione ha perduto due processi, il primo intentato
dallo Stato francese e dalla federazione delle industrie sementiere (FNPSPF)
per vendita di sementi illegali, il secondo dal produttore Baumax per
concorrenza sleale. In ragione dei due verdetti Kokopelli dovrà sborsare di
tasca propria un totale di 35.000 euro!
Ma un colpo così pesante non intacca minimamente lo spirito di Kokopelli
come dimostrato dalla verve esuberante di Raoul Jacquin-Porretaz,
agricoltore e punto di riferimento importante del gruppo, incontrato tra le
aiuole del jardin partagé. Gli abbiamo chiesto quale sia la loro opinione
rispetto alla probabile perdita di biodiversità causata, direttamente e
indirettamente (per esempio attraverso l'iscrizione nei cataloghi nazionali
di specie transgeniche), dalla multinazionali agro-alimentari. Ecco la sua
articolata risposta: "L'agricoltura è la nostra cultura, quella che ci ha
permesso di vivere negli ultimi 11.000 anni, da quando cioè l'agricoltura è
stata "inventata". La manipolazione della natura equivale alla perdita della
nostra cultura. Se perdiamo la nostra agricoltura, se perdiamo quindi la
nostra cultura, se perdiamo la semente che è l'essenza stessa della vita,
allora, possiamo dirlo filosoficamente, stiamo perdendo la nostra anima.
L'umanità rischia di cadere nella più profonda confusione. Kissinger nel
1972 ha detto che chi possiederà l'alimentazione possiederà il pianeta. Oggi
ci sono multinazionali che stanno esattamente facendo questo: stanno
assoggettando l'umanità a delle specie uniche di sementi, quindi a una
alimentazione unica, facendo sì che domani non avremo altro che una sola
varietà di grano, una sola varietà di mais, di soja o di riso. È la
realizzazione di un sistema di pensiero unico". Sembrerebbe una visione
pessimista ma così non è, anzi: "Soprattutto non bisogna fare il regalo alle
multinazionali di credere che siamo già nella peggiore delle situazioni.
Tutte le soluzioni esistono ancora e c'è ancora tutto il tempo per
riappropriarsene. La prima riappropriazione è quella di ricominciare a
pensare a noi stessi, alla nostra vita.
La nostra diversità alimentare è una premessa della nostra diversità
culturale. Coltiviamo quindi modi diversi di pensare, di comunicare, di
dialogare, di suonare la musica, di divertirsi, di fare quello che ci piace.
La diversità alimentare è un'emergenza, un'evidenza della diversità della
vita. Ci sono oggi delle persone che hanno un vero handicap rispetto alla
gioia di vivere: esse non possono "stare bene" che in un sistema codificato
in modo univoco. Non ci basta parlare di agricoltura biologica, di sviluppo
sostenibile o di decrescita. Per noi di Kokopelli tutti queste idee sono
giustificate in quanto espressioni della gioia di vivere. Per noi la
decrescita è la crescita del gruppo, dei colori, dei ludo-elementi, della
convivialità".
Kokopelli ha un'antenna (come quelle che promanano dalla testa delle sue
raffigurazioni rupestri) anche in Italia: www.kokopelli.it.
Fiorenzo Fantuz
Green Planet
domenica 30 novembre 2008
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