Il giorno della lotta per la terra. I Sem Terra brasiliani celebrano l'Aprile rosso e la giornata internazionale della lotta contadina.
Il dodicesimo Aprile Rosso del Movimento Sem Terra brasiliano è tornato più
combattivo che mai. L'associazione contadina che ha fatto della riforma
agraria e della giusta distribuzione della terra le sue ragioni di vita
torna ogni mese di aprile a rinnovare e intensificare azioni e
manifestazioni contro la concentrazione degli ettari in mano a pochi grandi
proprietari, tipica del Brasile.
Ma perché proprio questo periodo? La
ragione è di quelle pregnanti, di quelle che alimentano rabbia e sete di
giustizia: il 17 aprile 1996 a Eldorado de Carajas, Parà, 19 contadini senza
terra vennero massacrati come animali dalla polizia, durante una
manifestazione pacifica. Da allora, il già agguerrito Movimento è diventato
una forza senza freno, che non si lascia piegare, nemmeno dalle promesse di
Luis Inacio Lula da Silva, che dopo anni di lotta al loro fianco, è salito
alla presidenza della Repubblica, sventolando una riforma che ancora non è
arrivata. E, lasciati soli dalle istituzioni ma non dalla solidarietà
internazionale, vanno avanti. Via Campesina, infatti, fra i movimenti
sociali più potenti dell'America Latina, è accanto all'Mst nella sua lotta e
nelle sue rivendicazioni. E oggi, 17 aprile, in omaggio alle vittime del
Carajas, ha indetto il Giorno internazionale della Lotta contadina.
La dichiarazione. “Dopo 12 anni da un massacro che ha avuto enormi
ripercussioni internazionali – hanno dichiarato i sem terra nel loro
giornale – il paese non ha ancora risolto i problemi dei poveri del campo,
che continuano a essere oggetto di violenze dei proprietari terrieri che poi
restano impunite”. Per questo, in diciassette giorni, l'Mst ha messo a
segno 40 invasioni di terre incolto, facenti parte di appezzamenti talmente
grandi che i proprietari non sono in grado di curarli come dovrebbe, nel
rispetto della terra. La più recente è avvenuta nello stato di San Paolo,
nell'azienda di Ambev, in Anguados, dove si sono fatti spazio fra gli
ecualipto dell'impresa per piantare tende e alimenti di prima necessità. Ma
ancora una volta, i contadini sem terra non si sono accontentati di occupare
in silenzio. Per far sentire la loro voce in questo prezioso aprile prima
dell'inizio della campagna elettorale presidenziale, hanno pensato bene di
fare un'azione dimostrativa che costringesse l'opinione pubblica a parlare
di loro. Hanno individuato la Compagnia mineraria Vale do Rio Doce, una
delle più ricche del Paese, e hanno minacciato di paralizzarne la
produzione. In più di mille hanno dichiarato di voler bloccare la linea
ferroviaria di Carajas, di enorme importanza strategica, in modo da impedire
il trasporto dei minerali.
Braccio di ferro. La reazione dell'impresa è stata forte e immediata. Il
presidente, Roger Agnelli, ha definito questa iniziativa un' “azione
criminale” e i contadini intenzionati a portarla a termine “banditi”. Dal
canto loro, le forze dell'ordine hanno inviato sul posto cinquecento
poliziotti con tanto di elicotteri, in allerta per impedire qualsiasi
azione.
Un braccio di ferro che dura da giorni e che ha diviso un'opinione pubblica
perplessa nel giudicare. A difendere, invece, a spada tratta le ragioni e le
iniziative esasperate dell'Mst è la Chiesa Cattolica, da sempre molto vicina
e presente nelle fila dei contadini più poveri. La Pastorale della terra ha,
infatti, pubblicato un documento divulgato martedì, in cui afferma che
l'anno passato le espulsioni dei contadini dalle terre invase sono cresciute
del 140 percento: se nel 2006, i proprietari terrieri hanno cacciato con la
forza 1.809 famiglie, nel 2007 sono salite a 4.340. Allarmante resta anche
il numero di morti ammazzati per ragioni di terra, anche se leggermente in
calo rispetto al 2006: 39 contro i 28 del 2007.
Lula. Nonostante l'appoggio totale ricevuto dall'Mst nelle elezioni del
2002, rinnovato poi in quelle del 2006, Lula ha decisamente tradito ogni sua
aspettativa. E anzi, il Movimento dei senza terra è uno dei più grandi
problemi del presidente operaio.
Se nel 2002, nel suo primo discorso da capo di stato brasiliano, Lula
dichiarò che era giunta l'ora di smetterla con le invasioni, dato che la
terra avrebbe provveduto a consegnargliela legalmente, oggi, non avendo
potuto rispettare tale proclamo, è dibattuto sulla politica da tenere verso
queste azioni disperate. Così, da un lato chiede alla Giustizia di punire
questi atti illegali e dall'altro eroga sussidi destinati al Movimento. Uno
fra tutti, le sovvenzioni alle scuole di alfabetizzazione degli
accampamenti. Che sia un modo per cercare di farsi perdonare dagli amici di
sempre per non aver saputo essere abbastanza forte con i poteri costituiti
dei soliti noti da imporsi e togliere loro le terre in eccesso per
consegnarle a chi ne ha bisogno, proprio come ideologia, cuore e indole da
sempre comandano?
Ma se esponenti della Chiesa Cattolica, molto vicini a Lula per formazione e
amicizia, come Dom Tomás Balduino (vescovo emerito di Goias che ha passato
una vita a lottare con i contadini brasiliani lavorando come consigliere
della Commissione pastorale), non più tardi di un anno fa avevano definito
il Brasile il paese dell'anti-riforma agraria, non ci sono sussidi che Lula
possa dare per mettere una pezza a una situazione tanto disperata: 150 mila
famiglie dell'Mst accampate; 230 mila famiglie che non appartengono al
Movimento ma vivono lo stesso dramma, 120 milioni di ettari di terra
improduttivi.
Questo è il Brasile di Lula e delle multinazionali agricole, che stanno
crescendo a dismisura, anche trainati dalle energie alternative, canna da
zucchero in testa. Il
governo ha dato priorità assoluta all'agrobusiness: la sola Banca del
Brasile ha prestato 7 miliardi di dollari a 13 gruppi economici, alla faccia
degli insediamenti dei poveri campesinos che non ricevono investimenti
sufficienti.
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giovedì 17 aprile 2008
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