CAMPAGNA PER IL DIRITTO ALLA TERRA.
APPELLO URGENTE. Sottoscrizione di solidarietà.
Servono 10.000 Euro per salvare l'azienda agricola
"I due Falcetti" di Lamporecchio (PT) dallo sfratto esecutivo.
e-mail: soccorso@altragricoltura.net
www.altragricoltura.net/soccorsocontadino ----------------------------
Altragricoltura Foro Contadino Toscano – Soccorso Contadino Toscano
lanciano una sottoscrizione straordinaria per raccogliere 10.000,00 euro (5.000 entro giugno) per salvare l’azienda agricola “ I due Falcetti” di Lamporecchio (PT) dallo sfratto esecutivo.
Il conto corrente postale sulla posta di Lamporecchio è il n.000080219215 intestato a Bagnoli Federico - Bagnoli Francesco, specificando la causale :
Soccorso Contadino per Bagnoli Federico o Bagnoli Francesco.
I contributi possono essere inviati anche a fronte della prenotazione di prodotto sulla prossima annata agraria (olio). Per contatti e accordi scrivete a: iduefalcetti@alice.it
Perchè salvare l'azienda agricola di Federico e Francesco?
Perchè ogni minuto in Europa chiude un'azienda agricola e perchè entro il 2013 corriamo il rischio di perdere il 40% del nostro patrimonio produttivo.
L'Europa corre il rischio di diventare un grande mercato di consumi agroalimentari senza il lavoro contadino. Il cibo per i suoi cittadini può essere prodotto dall'agroindustria sfruttando le risorse e il lavoro di luoghi del mondo dove produrre costa molto meno.
Al mercato viene lasciato il lavoro sporco di decidere chi dovrà sopravvivere e chi potrà continuare a sopravvivere, magari senza produrre o, più normalmente, omologandosi alle regole dell'agroindustria. Gli strumenti per realizzare l'obiettivo di espellere i contadini dal lavoro della terra sono diversi e, comunque, i contadini sono sempre più soli mentre vengono negati i diritti fondamentali che permettono loro di lavorare e produrre il cibo. L'accesso alla terra è, insieme a quello ai semi, all'acqua, al credito un diritto fondamentale sempre meno tutelato.
Per questo siamo impegnati, come Altragricoltura con il Soccorso Contadino, con la campagna per il diritto alla terra a sostenere questi diritti fondamentali ..... per garantire a tutti i cittadini il diritto a campagne vive con uomini e donne al lavoro per produrre il cibo di cui si nutriranno.
Lo facciamo avanzando proposte, costruendo autorganizzazione ed alleanza e difendendo attivamente questi diritti producendo nuova solidarietà e promuovendo responsabilità sociale.
L'azienda di Federico e Francesco è la storia di tanti giovani che vorrebbero poter tornare al lavoro della terra ma che, troppo spesso, devono rinunciarvi. Nasce ad aprile del 2000, con il nome di Azienda Agricola “I due Falcetti” e, dopo molte vicissitudini, riesce ad ottenere in affitto un terreno di Ha. 21ca di cui 15 ad uliveto.
La terra si presentava in stato di semi abbandono, molte piante che erano denunciate in pratica erano avvolte da canneti, roveti e bosco. Una parte di uliveto è stata ricondotta alla coltivazione e oggi è produttiva. E' stato avviato un piccolo allevamento di bovine (5 al momento) per una piccola produzione di formaggi e un piccolo allevamento avi-cunicolo. Non c'era l’acqua potabile e le fosse biologiche, dunque non era possibile ottenere l'autorizzazione sanitaria. Ora, grazie al lavoro ed agli investimenti di Federico e Francesco, l'acqua è potabilizzata, gli scarichi sono in via di realizzazione, si sta avviando un piccolissimo allevamento di maiali, nell’ottica di creare una piccola azienda biologica con più produzioni di qualità e i prodotti biologici che già si producono sono vendute alla rete dei GAS.
Dunque, con il proprio lavoro, Federico e Francesco stanno riconsegnando alla produzione una terra destinata, altrimenti, all'abbandono come quelle di molti anziani contadini le cui famiglie non continuano l'attività. Questo è stato possibile perchè lavorano la terra "come se fosse loro", con dedizione e rispetto.
Alla morte del proprietario, è iniziata una vertenza con la nuova proprietà che ha cercato di cacciare dalla terra Federico e Francesco. Per farlo ha rifiutato il pagamento del canone d'affitto (che consisteva nel 20% dell'olio franto) ed ha citato in giudizio i due contadini per "morosità" ma (è il colmo) per "irrazionale coltivazione del fondo".
Molto ci sarebbe da dire ed, in effetti, è stato detto è fatto per far valere la priorità dei diritti del lavoro su quelli della speculazione finanziaria e perchè gli investimenti fatti da Federico e Francesco (sia economici, che di passione e impegno) fossero riconosciuti.
Il 18 Aprile il giudice ha assunto una prima decisione dando, sostanzialmente, ragione ai contadini riconoscendo, così, che il diritto a lavorare la terra non è una semplice benevola concessione della proprietà che sembra voler tornare a rapporti di mezzadria da cui il movimento contadino si è affrancato da molto tempo.
Il problema è che, ad ogni modo, alla proprietà vanno riconosciuti gli affitti arretrati che, non potendo essere più in olio dovrà essere in denaro. Per questo servono 5.000 Euro entro giugno (data fissata dal tribunale) ed altri circa 5.000 entro la data che a giugno il giudice deciderà.
Senza queste somme la battaglia di Federico e Francesco, di cui finora è stata riconosciuto il diritto a rimanere, corre il rischio di essere persa. Un'altra azienda chiuderebbe e tutti, contadini e cittadini, saremmo più poveri.
PER QUESTO TI CHIEDIAMO DI CONTRIBUIRE CON UN CONTRIBUTO ECONOMICO E DI INVIARE MESSAGGI DI SOLIDARIETA'.
SE VUOI PUOI COMPRARE IN ANTICIPO (ALMENO IN PARTE) L'OLIO CHE L'AZIENDA PRODURRA' L'ANNO PROSSIMO.
"I due Falcetti" - La nostra storia.
A noi, non piace definirci Azienda Agricola. Questo è solo un nome, un titolo a cui siamo costretti per comparire nella società. Ci piace definirci contadini o meglio ancora, solo esseri umani. Esseri umani che lavorano la terra, che dalla terra e per la terra vivono. Raccontare la nostra storia è come narrare un'avventura, lo diciamo senza grande enfasi Ogni vita è un'avventura e l'essenza centrale della nostra scelta è la vita. Noi coltiviamo la terra perché amiamo farlo. La nostra idea nasce come "idea" circa 10 anni fa, nel 1997. È nata così in modo spontaneo, senza pensarci troppo. Al tempo, Francesco è amante della natura, studente di Scienze Naturali e Federico è amante della natura e studente di Agraria all'istituto tecnico di Firenze. Prima eravamo cittadini. La classica vita di città, appartamento, studio ecc... Questa passione è cresciuta negli anni ed è esplosa quando abbiamo cominciato a dedicarci realmente all'agricoltura. Il nostro primo terreno è stato un orto accanto alla ferrovia e su un argine dell'Arno. Un piccolo pezzo di terra di circa 600 mq, pieno di malerbe ma che per noi rappresentava la prima tappa verso la libertà. Per ripulire quel fazzoletto di terra sabbiosa abbiamo usato due falcetti, ecco perché oggi ci chiamiamo "I due Falcetti". Vogliamo ricordare le origini, la partenza, da dove veniamo. Conserviamo ancora oggi i due originali falcetti che sono il simbolo della nostra nascita. Non sappiamo definire come questa cosa ci abbia portati fin qui, noi l'abbiamo solo seguita. Dopo varie vicissitudini abbiamo trovato una casa e un terreno in affitto. I nostri genitori e la nonna ci hanno seguito e accompagnato nella scelta. Ciò che la vita ci insegna è il rispetto di viverla. Seguire ed inseguire la terra è stato un dono che per qualche motivo ha abitato i nostri sentimenti. Perdere l'abitudine e la consuetudine di una quotidianità schiavista è stato come trovare la luce di un sole. Durante questo viaggio, molte sono state e sono le difficoltà. La nostra scelta ci ha imposto una riflessione. Noi siamo ospitati da un angolo di mondo che ci ha dato, sopra ogni cosa, la possibilità di scegliere. Questa è una opportunità, è un diritto, una conquista ma per noi è stato un dovere. Se avessimo intrapreso la strada più semplice, la via più ovvia, forse avremmo avuto qualche difficoltà in meno ma avremmo ucciso la speranza nella sua accezione più ampia. Avremmo commesso un crimine e sterminato interi sogni di coloro che scelta non hanno. Sono tanti gli angoli, le realtà del mondo dove esseri umani come noi non hanno la grande possibilità di scegliere e se noi non l'avessimo seguita solo per "comodità", oggi crediamo che potremmo sentirci corresponsabili delle mille guerre e atroci crudeltà che avvolgono questa nostra terra. Non siamo ricchi, viviamo l'agricoltura come una scelta per la fratellanza. Il nostro sogno è quello di vivere un vita "indigena" ovvero reale, che si apra e si chiuda con la terra passando per i sorrisi dei fratelli. Non è stata una scelta di lavoro, ma una scelta spirituale. Uno stile completamente diverso di vita. A noi davvero, un giorno, piacerebbe sapere che la terra fosse di nuovo considerata di tutti e per tutti. Oggi è solo un bene e può essere venduta, comprata e affittata. Poiché di questa ci nutriamo, a questa dobbiamo la nostra esistenza. Usarla come una mercé sarebbe come vendere la madre che ci ha partorito, come vendere la custode dei nostri segreti. Sappiamo di essere molto lontani da realizzare questo sogno ma non provarci, non rischiare sarebbe stato irresponsabile. Quando siamo partiti per questa avventura credevamo di fare una comunità in cui tutti i fratelli potessero vivere e coesistere insieme senza alcuna distinzione. Per adesso resistiamo, più di questo non possiamo fare. L'idea che ci ha mossi è la sofferenza, l'umanità. Ci auguriamo che "I due Falcetti" un giorno possano essere anche solo un contributo verso la fratellanza, il dialogo ed il ritrovamento di quella serena angoscia che ci rende esseri umani.
Terra!! Terra!! Terra!!
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Intervista di Loredana Galassini per Altragricoltura Newsletter n.2 (26.04.07)
Federico e Francesco Bagnoli in lotta per la terra. Due fratelli, i genitori e la nonna affittano un terreno e con due falcetti iniziano la loro vita contadina. Una morosità, un processo. Soccorso Contadino Toscano
Buongiorno Federico. Mercoledì 18 aprile, tu e Francesco avete avuto sentenza di primo grado per lo sfratto del terreno di cui siete affittuari da tanti anni, qual è stato il giudizio?
Purtroppo la sentenza non c’è stata. Eravamo ansiosi e fiduciosi ma la fine di questa “prima puntata” ci sarà il 20 giugno. Comunque abbiamo buone notizie. L’avvocato ci ha garantito la vittoria, purchè si paghi la cifra contestata. Il giudice ci ha dato tempo fino al 20 giugno per pagare due annualità su quattro. Perché sono quelle direttamente contestate. Mi spiego meglio. Noi dobbiamo pagare 4 annualità. Di queste 4 solo 2 entro il 20 giugno perché sono quelle direttamente contestate sin dall’inizio del processo. Per le altre dobbiamo aspettare la conclusione, momento in cui il giudice dovrà fissare un canone (definitivo) e dirci le modalità di pagamento. Tutto fa pensare che il resto dovrà essere pagato entro e non oltre l’11 novembre di quest’anno. L’11 novembre è l’inizio legale dell’annata agraria.
Gli affitti agricoli sono un problema serio nel panorama italiano, con pratiche legate al passato che non rispettano le leggi. Chi affitta un fondo, si sente ancora un padrone della terra e del contadino che la lavora. Brutalità invece che democrazia, arroganza che soppianta i diritti
Si, direi che le modalità di sfruttamento sono diverse ma alla fine il risultato è il medesimo. Prima della mezzadria c’era il feudalesimo e quindi una schiavitù più cruenta. I proprietari si avvalevano di forze militari per reprimere e controllare la manodopera contadina. La mezzadria ha rappresentato “un’evoluzione” di quel metodo di produzione per quanto concerne il sentimento di rispetto umano. Infatti per la prima volta il contadino non era più uno schiavo senza diritti ma poteva veder riconosciuto, almeno in parte, il suo lavoro. Dalla mezzadria si è passati all’affitto agrario( legge n.203 del 1982) e il contadino è diventato essere umano libero e con pieni diritti a tutti gli effetti. Questo è il compendio della storia ma quello che accomuna questi passaggi, è la differenza fra diritti sulla carta e quelli realmente posseduti. In più oggi per la prima volta la storia evidenzia una “involuzione” di questo processo. I contadini stanno scomparendo, lasciando posto alla figura dell’agricoltore o meglio del piccolo agricoltore. Voglio raccontare un episodio emblematico. Qualche anno indietro, dovevo rinnovare la mia carta d’identità. L’impiegato del comune mi ha chiesto cosa dovesse scrivere alla voce “professione”. Io risposi deciso “contadino”. Purtroppo nell’elenco delle professioni previste la figura del contadino non c’è più, sostituita da quella di coltivatore diretto, agricoltore, imprenditore agricolo… Direi che questa vicenda sia sufficientemente esplicativa. Oggi il contadino vero quello che conosce i tempi della natura, che scrutando l’orizzonte è in grado di dire se pioverà quando e come, che riesce a sapere la differenza fra due campi vicini ma apparentemente uguali solo perché li lavora, oggi non esiste più o meglio molti vogliono che non esista. Io credo che non ci si debba fermare a chiedersi perché, ma che sia nostro compito quello di affrontare il sistema e dire che “noi contadini” esistiamo che abbiamo dei diritti riconosciuti che da questi si deve partire per conquistarne altri e in tutti i modi dobbiamo impedire questa assurda inversione di tendenza che vuole riportarci alla mezzadria e poi al feudalesimo. NO il prossimo passo è il nuovo riconoscimento del contadino, dell’azienda agricola familiare e questo deve avvenire tramite leggi di netta separazione fra “l’agro-industria” e le realtà “CONTADINE”. Tutto iniziando a proteggere i diritti già acquisiti. Insomma questi li abbiamo già…adesso andiamo avanti.
In aula, insieme a voi e Soccorso Contadino, c’erano persone che seguivano la vostra causa? Perché Soccorso Contadino?
No in aula eravamo soli con l’avvocato che ci è stato indicato dal soccorso contadino. Abbiamo scelto il soccorso contadino perché è l’unico strumento di protezione del contadino. Esistono molte associazioni contadine che operano sul territorio in modo indipendente e sicuramente più vicine alla dimensione contadina di quanto lo siano le grandi associazioni di categoria. Il soccorso contadino vuole essere più efficace e cerca di aiutare direttamente i contadini nelle loro difficoltà reali, soprattutto si occupa dell’accesso alla terra che credo sia un punto fondamentale per la nostra lotta. Poi, in tanti si stanno adoperando in questa fase estremamente difficile dimostrando che la solidarietà non è solo un concetto astratto e con queste persone ho avuto dei contatti diretti e indiretti, ma so che ci sono altri.
In pratica soccorso contadino ha presentato una faccia umana che è vicina ai nostri problemi. Devo dire che il “movimento contadino” è ampio e ci sono tantissime persone che manifestano la loro solidarietà e ci donano una vicinanza affettiva che è straordinariamente importante.
Siete andati, dalla città alla campagna, portandovi due genitori e una nonna. Avete faticato a mollare tutto? Vi siete mai scoraggiati o pentiti?
La vita è fatta di scelte. Hai sempre davanti una scelta da compiere. Esitare nelle scelte non è mai conveniente. Io e mio fratello Francesco, con tutta la nostra famiglia ad appoggiarci, abbiamo fatto quello che credevamo giusto. Tutti gli esseri viventi che abitano la terra seguono la loro natura. Anche noi abbiamo seguito la nostra passione. Spesso si tende a credere che i desideri o i sogni non debbano o non possano essere vissuti solo per un atteggiamento di disillusione nei confronti di una vita vista troppe volte secondo standard e schemi predefiniti. Non dobbiamo arrenderci all’apparente evidenza cioè non possiamo fermarci al credere all’illusione, questa per definizione è tale solo se non si prova a viverla. Ovviamente abbiamo faticato a sposare i tempi nuovi e a “disintossicarci” dai ritmi e lo stile di vita della città ma la fatica è ripagata dalla gioia di una vita immensa, reale e piena di quell’identità culturale che troppe volte viene nominata senza senso. Non ci siamo mai pentiti, questo è sicuro perché ogni giorno in più che trascorro come contadino sento di arricchirmi e andare avanti è bene…sempre un bene. Lo scoraggiamento fa parte della natura umana e di fronte alle difficoltà enormi che abbiamo incontrato è del tutto normale aver avuto dei momenti di abbattimento. Per fortuna c’è sempre un vitello che nasce, la mungitura della mattina, l’odore dei campi a rinnovare la fiducia e la forza in questa lotta. Permettetemi di citare un grande uomo, questo pezzo è tratto da un suo famoso discorso e credo che sia da applicare alla lotta contadina oggi più che mai:
“ Siamo in marcia. Che le nostre chiese siano state incendiate non ci scoraggia. Siamo in marcia. Gli attacchi dinamitardi alle nostre case non ci dissuadono. Siamo in marcia. Le percosse e l’assassinio dei nostri pastori e di molti giovani non ci fa cambiare rotta. Siamo in marcia. Che ben noti assassini siano arrestati e subito rilasciati non ci scoraggia. Siamo in marcia. Come un’idea per la quale è giunta l’ora, non c’è esercito che ci possa fermare. Siamo in marcia verso la terra della libertà.” Martin Luther King (settembre 1963)
Il 20 giugno di nuovo davanti al giudice. In bocca al lupo
Grazie…che crepi!!!
La vertenza e il processo
Il processo che abbiamo subito si fonda tutto sulla legge n.203 del 1982 (legge sui contratti agrari). Seguendo questa legge ci sono solo alcuni motivi che possono permettere al proprietario del terreno di sfrattare il contadino. L’art.5 infatti elenca le possibilità di “grave inadempimento contrattuale dovuto a”:
- pagamento del canone
- normale e razionale coltivazione del fondo
- conservazione e manutenzione del fondo medesimo e delle attrezzature relative
- instaurazione di rapporti di subaffitto o subconcessione
Sempre questa legge stabilisce irregolare il canone di affitto stabilito in percentuale del raccolto e dedica un ampio capitolo alla “conversione in affitto dei contratti di mezzadria, di colonia parziaria, di compartecipazione agraria e di soccida” (art. dal 25 al 38). Il nostro contratto si reggeva unicamente sulla fiducia fra noi e il vecchio proprietario ecco perché al momento della firma accettammo un canone in olio (20% dell’olio franto). Con la controversia il giudice ha dovuto procedere a norma di legge e ha chiesto al perito del tribunale di stabilire un canone di affitto. La nuova proprietaria, per poterci citare in giudizio, ha rifiutato l’olio e quindi adesso noi dobbiamo pagare anche le annate precedenti tutte sulla base della stima del perito. Noi avevamo messo a disposizione l’olio ma lei si è sempre rifiutata. Ecco perché risultiamo morosi ed ecco perché 10000 euro (4 anni compreso quello corrente). Per quanto riguarda la coltivazione del fondo anche questa è solo un pretesto in quanto, come si può vedere nell’art.5, è solo uno dei modi per poter sfrattare un affittuario e giocando sul fatto che questo terreno era già abbandonato, ha tentato anche questa mossa ma per fortuna “sembra” che il perito abbia fatto una perizia per noi favorevole. Dico sembra perché, onestamente, la sicurezza non c’è mai almeno fino al 18 aprile data della sentenza di primo grado. Uno stralcio dell’art.46 dice: “quando l’affittuario viene convenuto in giudizio per morosità, il giudice, alla prima udienza, prima di ogni altro provvedimento, concede al convenuto stesso un termine, non inferiore a trenta e non superiore a novanta giorni, per il pagamento dei canoni scaduti” noi quindi abbiamo subito chiesto aiuto. Le possibilità di vittoria sono alte purché si riesca a pagare questi 10000 euro. Perché la proprietaria ci ha citato? Questo è difficile da spiegare. Provo ma è necessaria una fiducia in quello che diciamo. Noi non abbiamo nessuna intenzione di prevaricare diritti riconosciuti per legge. La proprietaria ha i suoi diritti e noi li rispettiamo. Quali sono? Ha il diritto di riscuotere il canone, ha il diritto di non vedere cambiata la destinazione d’uso del terreno(art.16), ha il diritto ad una manutenzione del terreno che le garantisca la conservazione del bene. Nell’art.5 si legge anche che “l’affittuario coltivatore diretto può sempre recedere dal contratto col semplice preavviso da comunicarsi al locatore, mediante raccomandata con avviso di ricevimento, almeno una anno prima della scadenza dell’annata agraria” questo sancisce un diritto importante per i contadini perché conferisce strumenti di libertà e controllo del terreno notevoli. In pratica, in questa legge, il contadino non solo ha ottenuto la fine della mezzadria ma anche un riconoscimento come lavoratore e un diritto eccezionale sulla terra che coltiva. Ecco perché non possiamo permettere a nessuno di privarci di questi dritti acquisiti. La proprietaria ha un concetto diverso di affitto agrario. Pensa di poter decidere le lavorazioni, i sistemi, di giudicare il lavoro e pretende di avere una qualifica decisionale sulla coltivazione e soprattutto la facoltà di “buttarci fuori” quando vuole. Ci ha proposto anche un contratto nel quale noi dovevamo mettere a produzione il terreno con piani annuali vincolanti la nostra permanenza. In pratica ci chiedeva di risistemarle la proprietà, impegnarci a farlo con una programmazione che in caso di una difficoltà qualsiasi avrebbe potuto implicare lo sfratto (oppure dovevamo appellarci alla sua benevolenza) e in più pagare l’affitto. L’avvocato è inorridito di fronte a questa richiesta. Aiutare noi significa difendere il concetto di affitto agrario, significa difendere delle conquiste che storicamente i contadini hanno ottenuto. La legge n.203 del 1982 è una legge perfezionabile ma da questa ad oggi sono stati fatti tanti passi indietro e non dobbiamo permettere che i nostri dritti acquisiti siano calpestati. Aggiungo anche che nella mia zona assistiamo di fatto ad una lenta ma inesorabile regressione del concetto di contratto di affitto agrario. Infatti molte persone concedono in affitto il terreno solo perché “è più conveniente” in quanto non si deve pagare nessuno per potare, concimare, pulire e in più si riscuote un canone di affitto che nella maggior parte dei casi è sempre in olio. Questa tendenza deve cambiare perché è nostro dovere tutelare i propri diritti.
Soccorso Contadino
giovedì 26 aprile 2007
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