La "Dichiarazione di Nyéléni" conclude il forum mondiale sulla sovranità alimentare.
e sulla sovranità
alimentare come alternativa alla fame. Il resoconto del presidente dell’Aiab
La "Sovranità Alimentare" è il principio rivendicato da contadini,
agricoltori, pastori, pescatori ma anche consumatori e ambientalisti di 98
paesi del mondo che si sono riuniti al Forum che si è svolto a Selingué
(Mali), per cambiare le politiche agricole e alimentari imposte dalle grandi
organizzazioni economiche occidentali: Wto, Banca Mondiale e Fondo Monetario
Internazionale in testa. "Sovranità alimentare - spiega Mohamaedu Maga uno
dei rappresentanti del Roppa (La rete di organizzazioni dei produttori
allevatori e agricoltori dell'Africa Occidentale) - significa innanzitutto
non dipendere dai paesi occidentali per l'approvvigionamento di cibo ed
esserne sovrani. Per raggiungere questo obiettivo bisogna tutelare i mercati
locali, le produzioni regionali, sostenen do il mondo rurale".
Il
rappresentante del Roppa fa l'esempio dei paesi della Cedeao (la comunità
economica degli stati dell'Africa dell'Ovest di cui fanno parte 15 paesi fra
cui il Mali, il Senegal, la Nigeria, il Burkina Faso) dove non si riesce, ad
esempio, a impostare una filiera lattiero-casearia "perché dall'occidente -
spiega - arrivano enormi quantità di latte in polvere di bassa qualità a
prezzi stracciati rendendo poco remunerative le produzioni indigene". Il
forum si è concluso martedì 27 febbraio con l’approvazione della
“Dichiarazione di Nyéléni” dal nome di una leggendaria contadina del Mali
che simboleggia la buona cura della terra per trarne buoni alimenti.
(ANSA/B@N).
Abbiamo sentito Andrea Ferrante, presidente dell’Aiab federale, appena
rientrato dal Mali, dove ha partecipato al Forum mondiale sulla sovranità
alimentare che si è concluso il 7 febbraio. Ecco la trascrizione del suo
resoconto.
Il forum ha registrato un grande successo di partecipazione. Uno degli
elementi più innovativi rispetto alle edizioni precedenti è stata la forte
partecipazione di organizzazioni sociali di diversi settori: non c’erano
solo i contadini, ma anche i rappresentanti dei pescatori, dei nomadi e dei
consumatori. Si sono poste delle basi forti per un’alleanza intorno ai
produttori di cibo. Tutti abbiamo rivendicato la necessità di creare un
nuovo modello di produzione basato sulla sovranità alimentare: ognuno deve
decidere cosa e come produrre. Mentre oggi, i grandi organismi
internazionali come il Wto e il Fmi, con il loro modo di agire, stanno
svuotando le campagne. È proprio questo uno dei dati più sconcertanti che
sono venuti fuori dal Forum: assistiamo a una crisi totale del mondo rurale,
in tutti i continenti. Il sistema attuale si basa su un’agricoltura che non
produce più reddito, e dal punto di vista sociale non risponde alle esigenze
delle comunità rurali. Le politiche agricole internazionali oggi espellono i
produttori dalle campagne. Ridurre il cibo a semplice merce significa
ignorare la cultura che c’è dietro la produzione agricola. Per questo una
delle cose più interessanti venute fuori in Mali è stata la necessità di
stabilire una forte alleanza tra produttori e consumatori.
Oggi il primo obbiettivo chiaro e evidente è cambiare gli accordi
internazionali di libero scambio, che mettono in difficoltà le economie
locali. Noi dobbiamo premere per un nuovo modello economico che riesca a
riattivare i mercati locali, con una politica di sostegno alla domanda.
Al Forum c’è stato anche un attacco fortissimo ai biocarburanti. Innanzi
tutto vanno chiamati “agrocarburanti”, perché di biologico non hanno proprio
nulla. Anzi, hanno un impatto sociale e ambientale fortissimo. Nei paesi del
sud del mondo, come il Brasile, le multinazionali si stanno impossessando
dei terreni dei coltivatori locali per convertirli a monocultura per
produrre etanolo. Ma la monocultura è l’esatto contrario della biodiversità.
E poi, è vero che questi carburanti emettono meno sostanze inquinanti, ma se
consideriamo le emissioni dovute alla produzione di pesticidi e concimi
chimici, e i loro effetti sull’ambiente, abbiamo un’idea di come la
convenienza ambientale probabilmente smetta di esistere.
Per quanto riguarda l’impegno che noi europei abbiamo preso al Forum, ci
batteremo per far valere il concetto di sostenibilità della produzione
agricola nella Pac dell’anno prossimo. E cercheremo di fare in modo che le
politiche comunitarie sostengano i veri produttori e non i pochi protetti
che finiscono con accaparrarsi quasi tutti in fondi. A tal proposito è
importante sottolineare che la difesa degli interessi dell’agricoltura
europea non entra necessariamente in conflitto con la produzione agricola
del sud del mondo: noi europei dobbiamo fare a meno di esportare le materie
prime grazie alle sovvenzioni ricevute, come il latte in polvere venduto ai
paesi in via di sviluppo, e puntare sull’agricoltura di qualità, che crea
lavoro e non soffoca l’economia dei paesi del sud del mondo.
I prossimi impegni per dar seguito a quanto stabilito in Mali saranno un
piano d’azione europeo, che includerà un forum continentale sulla sovranità
alimentare, da tenersi probabilmente a fine settembre a Budapest. Noi come
AIAB gireremo l’Italia con il manifesto del Forum mondiale per la sovranità
alimentare per divulgare e rafforzare le nostre idee e raccogliere adesioni.
Bioagricoltura Notizie
venerdì 2 marzo 2007
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