IRRAGGIAMENTO DEI CIBI
L’ irraggiamento dei cibi è un trattamento a scopo conservativo dei cibi con l’utilizzo di radiazioni ionizzanti. In pratica, in appositi impianti, che devono avere elementi di sicurezza al pari di quelli nucleari, si allestiscono celle a cui l’alimento, confezionato o alla rinfusa, accede su di un nastro trasportatore. Nella cella di irraggiamento il cibo viene esposto ad un fascio di radiazioni ionizzanti, emesse da elementi radioattivi come il Cobalto 60 o il Cesio 137. Ogni cibo può subire una dose differente di radiazioni, in base alla sua presunta contaminazione (muffe, batteri, insetti), adottando un diverso tempo di esposizione ai raggi .
L’ irraggiamento è ammesso quasi dappertutto per sterilizzare i contaminanti presenti nelle spezie. In Italia l’ irraggiamento è ammesso oltre che per le spezie, anche per l’aglio, la cipolla e la patata, come antigermogliante.
Tuttavia, In Italia, gli impianti programmati per il trattamento con radiazioni ionizzanti non hanno
mai avuto l’autorizzazione definitiva ad entrare in funzione. Quindi i rischi di acquistare prodotti trattati vengono dall’estero: Francia, Olanda, Belgio, Stati Uniti, Argentina, Paesi dell’Est , Cina ed altri). Nonostante i numerosi impianti in funzione nel mondo, di etichette che riportano la dicitura “prodotto irraggiato” non se ne sono visti. Infatti, fino a qualche anno fa, non esistevano strumentazioni per scoprire se un cibo era stato irraggiato o meno. Gli operatori scorretti avevano mano libera. La frode attuata, trattando prodotti avariati, altrimenti inutilizzabili, con radiazioni ionizzanti allo scopo di uccidere qualsiasi organismo o microrganismo ospite, è passata alla cronaca col nome di “Dutching” , per l’abitudine di alcuni operatori olandesi di riciclare frutta avariata, trasformandolala, dopo averla irraggiata, in squisite marmellate.
DA DOVE NASCE LA NECESSITA’ DI QUESTA TECNOLOGIA?
Dieci anni fa questo metodo di conservazione fu letteralmente bocciato nei Paesi Sviluppati, grazie anche alla pronta reazione delle organizzazioni di consumatori, ambientaliste e Non Gove r n a t i ve, che dopo una lunga campagna, partita dagli USA nel 1987, diede vita alla Food Irradiation Network che nel 1992 ottenne una moratoria sine die.
MA L’ARABA FENICE RISORGE SEMPRE DALLE CENERI
La potente lobby dell’industria nucleare, seppure temporaneamente battuta, non si era certo rassegnata. Nel 1997 riapre la questione e riparte con una forte azione di pressione, prima negli Stati Uniti, dove chiede e nel 1999 ottiene, non solo di estendere l’uso di radiazioni ionizzanti a parecchi altri alimenti, ma ottiene anche di dover dichiarare in etichetta solo i prodotti venduti integri, escludendo quelli destinati ad essere trasformati come ingredienti in un altro prodotto. Al consumatore viene negato il diritto all’informazione e alla libera scelta tra cibo irraggiato e non. I consumatori “non possono rifiutarsi di comprare ciò che non possono identificare.” , si dice nell’ambiente degli industriali.
Ma la lobby preme anche a livello di WTO/OMC e di FA O, dove riapre la questione della massima dose consentita (attualmente 10kGy - kiloGray), avviando all’interno del Codex Alimentarius (organismo tecnico della FAO che definisce gli standard di sicurezza degli alimenti) la procedura per la revisione dell’attuale standard. La lobby degli industriali del nucleare, affiancata da alcuni settori dell’industria conserviera, è efficace anche a livello di Unione Europea, dove, grazie ad una distrazione delle associazioni di consumatori, nel 1999 fa passare due Direttive che si propongono di ampliare, dopo i pareri favo r e voli del Comitato Scientifico sulla Sicurezza degli Alimenti, ad almeno altri otto alimenti l’autorizzazione all’irraggiamento, e, in attesa di ulteriori studi, ne tiene sospesi un’altra dozzina.
UNA NECESSITA’ CHE VIENE DA LONTANO ... E ANDRA’ ANCORA PIU’ LONTANO
Negli Stati Uniti, l’industria della carne ha appoggiato fortemente l’uso dell’irraggiamento per uccidere i batteri che sono il risultato di pratiche di allevamento non igieniche e per far fronte all’ulteriore contaminazione nelle catene di macellazione superveloci, inoltre il sistema governativo di controlli veterinari è ormai compromesso, sia per il ridotto numero di controlli, sia dal fatto che sono gli stessi privati ad essere incaricati a controllare se stessi.
Sempre negli Stati Uniti, è attualmente legale usare l’irraggiamento su quasi ogni alimento, ivi inclusa la carne di manzo, di maiale, di agnello e il pollame, le uova, la frutta e la verdura. Tra non molto, a questo elenco potrebbero essere aggiunti i crostacei come i gamberi, le aragoste, le ostriche e i frutti di mare, e anche le insalate pre-confezionate, i salumi e i pasti precotti e congelati. Il settore agro-alimentare si sta inoltre movendo per arrivare all’irraggiamento dei pasti preconfezionati per forni a microonde e le carni in scatola.
E’ scontato che una volta che il Governo americano ha ottenuto l’autorizzazione all’irraggiamento sui suoi prodotti, si appellerà al WTO contro qualsiasi Paese che voglia porre ostacoli alla circolazione degli alimenti irraggiati nel proprio territorio. Quindi ci dobbiamo aspettare una ennesima disputa tra USA e Unione Europea. Ma se la Food and Drug Administration americana (la FDA), sottoposta a notevoli pressioni dalle industrie che dovrebbe invece regolamentare, sembra preoccuparsi di più dei profitti dell’industria agro-alimentare, piuttosto che della salute pubblica e la sicurezza dei consumatori americani, non fa lo stesso la Commissione Europea che, soprattutto se applica alla lettera alcune restrizioni presviste dalla normativa in materia di irraggiamento (DD n. 2/1999, DD n.3/1999) e da quelle a tutela della salute pubblica e dei bambini in particolare, può creare le condizioni per motivare le barriere commerciali con ragioni di salute pubblica e quindi mantenere la sovranità sui propri territori e spuntarla anche davanti al WTO.
In numerose indagini di mercato, i consumatori americani ed europei si sono espressi contro il cibo irradiato e hanno dato forti indicazioni sulla necessità di dichiarare chiaramente in etichetta se il prodotto sia stato sottoposto a irraggiamento. Di conseguenza, una buona fetta delle aziende di distribuzione è ora riluttante a offrire ai propri clienti cibi irraggiati.
Ed è proprio per questa ragione che la Commissione Europea, durante una consultazione con le organizzazioni della società civile, si è trovata un fronte comune, di associazioni di consumatori e distributori, decisamente contrari, non solo all’ampliamento del numero dei prodotti da autorizzare al trattamento, ma soprattutto al metodo stesso, di cui nessuno rileva la necessità e l’utilità. Per questo, da settembre del 2001 è stata lanciata una campagna d’informazione anche a livello europeo, su iniziativa dell’ Associazione Europea dei Consumatori (AEC) e da The Food Commission (UK), a cui abbiamo subito aderito.
PERCHE’ L’IRRAGGIAMENTO QUANDO FUNZIONANO BENISSIMO I SISTEMI HACCP?
L’ irraggiamento permette alle multinazionali dell’agro-alimentare di produrre cibi in paesi in via di sviluppo in cui le normative ambientali sono meno rigide e il costo del lavoro più basso. L’irraggiamento riduce il personale e permette di accelerare i ritmi di produzione all’interno del ciclo produttivo. In una parola rende più competitivi. Inoltre l’irraggiamento allunga i tempi di conservazione degli alimenti. Una ragione ancora più importante per l’industria, ma di cui si parla poco. Proviamo ad immaginare la carne di manzo che resiste esposta al supermercato per un periodo che arriva fino a 35 giorni, o fragole e funghi che possono essere refrigerati per oltre tre settimane. E’ facile capire quali e quanti siano i vantaggi per l’industria agro-alimentare. Che la qualità del prodotto sia più scadente non li preoccupa, soprattutto se non lo si fa sapere al consumatore.
TUTTI I CIBI IRRAGGIATI HANNO UN’ETICHETTA CHE LI IDENTIFICHI COME TALI?
Mentre negli USA gli alimenti irraggiati che sono posti in vendita devono essere dichiarati tali in etichetta, solo se venduti al pubblico integri e non considerati prodotti sottoposti a lavorazione (ad esempio, una mela irraggiata deve avere l’etichetta, ma l’etichetta non serve nel caso della composta di mele prodotta con mele irraggiate), escludendo dall’obbligo di dichiarazione anche ristoranti, mense scolastiche, ospedali, case di riposo e la ristorazione collettiva in genere, nell’Unione Europea la situazione è più favorevole al consumatore. Dal 2000 è obbligatorio evidenziare in etichetta anche gli ingredienti che hanno subito un irraggiamento. Quando gli alimenti sono venduti alla rinfusa o venduti a ristoranti, mense, ospedali ecc., la presenza di ingredienti irraggiati deve essere indicata sul menù (con un asterisco e la didascalia chiaramente individuabile e scritta con lo stesso carattere tipografico). La dicitura fuorviante “può contenere ingredienti irraggiati” non è più ammessa, in quanto è d’obbligo l’accertamento e quindi la corresponsabilità di tutti gli operatori della cosiddetta filiera.
I CIBI IRRAGGIATI SONO SICURI?
Nessuno può dirlo con sicurezza, e da vent’anni a questa parte non sono praticamente stati effettuati esperimenti che possano dare risposte definitive. I governi e l’industria agro-alimentare stanno mettendo a rischio la salute pubblica. Numerosi problemi a livello fisico sono stati riscontrati sugli animali alimentati con mangimi irraggiati. Inoltre, l’irraggiamento distrugge le vitamine A, C ed E, ed il complesso delle vitamine B, e fa insorgere sostanze chimiche che potrebbero essere cancerogene o causare difetti genetici.
ESISTONO PROVE CERTE CHE L’IRRAGGIAMENTO DEI CIBI CAUSA LA FORMAZIONE NEGLI ALIMENTI DI NUOVI COMPOSTI CHIMICI CHE POTREBBERO ESSERE TOSSICI O CANCEROGENI
Non sono disponibili un numero adeguato di studi a lungo termine per determinare le conseguenze che i cibi irraggiati possano causare sulla salute umana. La Food and Drug Administration americana ha legalizzato l’irraggiamento dei cibi sulla base di circa 80 studi che, per stessa ammissione degli esperti scientifici dell’FDA, sono “carenti”. Nessuna delle sette relazioni scientifiche più importanti su cui l’FDA fonda le proprie conclusioni per legittimare la prima approvazione di massa dell’irraggiamento dei cibi è conforme ai criteri scientifici accettati internazionalmente.
DIECI RAGIONI PER DIRE NO ALL’IRRAGGIAMENTO DEI CIBI
1. Nei cibi trattati con l’irraggiamento si determina una grave perdita di vitamine, acidi grassi essenziali e ed altre sostanze nutritive. Ad esempio, i livelli di vitamina E possono ridursi del 25%, e la vitamina C dal 5 al 10%. A ciò si aggiungono perdite ulteriori di principi nutritivi dovute all’allungamento del periodo di conservazione.
2. L’irraggiamento non elimina solo i batteri, ma sconvolge la composizione chimica di tutto ciò che va a colpire. Uno degli effetti collaterali è la formazione di radioliti, composti chimici che non esistono naturalmente negli alimenti e sulla cui sicurezza sappiamo molto poco. Ad esempio, negli acidi grassi delle uova irraggiate si possono formare idrocarburi, alcuni dei quali possono dare origine ad allergie, mentre altri sono noti come cancerogeni.
3. L’irraggiamento non elimina i virus. Studi recenti dimostrano inoltre che alcuni batteri possono sviluppare una resistenza all’irraggiamento, con la conseguente necessità di aumentare le dosi. Come si è verificato con l’uso di pesticidi e antibiotici, non possiamo escludere lo sviluppo di super-batteri.
4. L’irraggiamento viene spesso usato per mascherare condizioni igieniche inadeguate negli impianti di
macellazione, dove la carne viene contaminata da escrementi e fluidi corporali degli animali macellati.
5. L’irraggiamento rende sterili le sostanze contaminanti come insetti ed escrementi, ma non le elimina dagli alimenti.
6. L’irraggiamento è una porta aperta all’industria del nucleare . Gli impianti che attualmente usano Cobalto 60 potrebbero presto passare al Cesio 137, riciclando un tipo di scoria altamente radioattiva e instabile.
7. L’irraggiamento non è un processo la cui sicurezza sia stata sufficientemente studiata. Le dosi attualmente in uso sono altissime, pari alle radiazioni sviluppate da un minimo di 33 a 330 milioni di radiografie toraciche a seconda della dose (da 1 a 10kGy).
8. L’irraggiamento dei cibi porta ad una produzione industrializzata e centralizzata dei cibi, e la conservazione prolungata permette il trasporto su distanze sempre maggiori. Di conseguenza, si avranno maggiori consumi di carburanti e un aumentato pericolo di incidenti stradali.
9. L’irraggiamento determina un declino socio-economico dei piccoli produttori, riducendo la biodiversità. La concentrazione della produzione ha già espulso dal mercato moltitudini di piccoli agricoltori, riducendo la varietà dei prodotti e rovinando le economie locali, soprattutto nei Paesi in Via di Sviluppo. L’industria dell’irraggiamento è fortemente automatizzata e riduce l’occupazione, inoltre comporta rischi maggiori per i lavoratori in caso di incidenti (fughe radioattive - normale esposizione alle radiazioni).
10. L’irraggiamento è stato autorizzato ancora prima che gli stati Membri si siano attrezzati per un efficace controllo. L’attuale inadeguatezza dei controlli igienico-sanitari rischia di aggravarsi sotto il peso di nuovi compiti per un sistema di controllo che, soprattutto in Italia, ha bisogno di investimenti in termini di attrezzature e risorse umane. La profonda contrazione finanziaria in atto nel bilancio sanitario nazionale ci fa presagire che di nuovo il consumatore dovrà affidarsi alla buona sorte. Come stiamo subendo adesso, continueremo a subire i comportamenti scorretti di quelle imprese che introducono nel Mercato dell’Unione Europea prodotti irraggiati senza nessuna dichiarazione in etichetta. Tutte le spezie sono autorizzate al trattamento in quasi tutti i Paesi. Forse qualcuno ha mai avuto la fortuna di vedere una confezione di spezie con la dicitura “trattato con radiazioni ionizzanti”?
(I rischi di contaminazione da microrganismi è maggiore dopo la vendita del prodotto - la cucina e la dispensa del consumatore sono i luoghi dove si consumano buona parte delle intossicazioni alimentari)
CHE COSA VOGLIAMO? VOGLIAMO UNA MORATORIA PERCHE’:
1. la comunità scientifica ci aiuti a sospendere la procedura di revisione dello standard di sicurezza, oggi di 10 kGy, avviato dal Codex Alimentarius che, sulla base di una “molto discutibile” dichiarazione della International Consultive Group of Experts on Food Irradiation, vuole autorizzare l’irraggiamento senza prevedere più una dose massima di sicurezza. Noi non riconosciamo più l’indipendenza e l’obiettività di questi studiosi e vogliamo accesso alla documentazione scientifica che viene presa in esame. Parimenti vogliamo accesso anche alla documentazione scientifica che viene esaminata dai Comitati Scientifici dell’UE.
2. si avvii una revisione della documentazione scientifica e una sperimentazione a medio e a lungo termine sulla pericolosità delle radiazioni ionizzanti per ogni singolo prodotto che si vuole inserire nella cosiddetta “lista positiva ”.
2. l’UE anche per i prodotti irraggiati preveda la trasparenza e la “rintracciabilità: in etichetta deve essere riportato il luogo di trattamento, la data di trattamento e la dose di radiazione.
3. gli impianti di trattamento autorizzati vengano dotati di strumenti di registrazione informatizzati che permettono l’individuazione di ogni singola confezione e che i dati non siano manipolabili (contatori sigillati);
4. il Governo italiano si appelli all’art. 16 del Dlgs. 94/2001 per rendere obbligatoria la dichiarazione in etichetta “non raccomandato per l’alimentazione dei bambini”.
5. l’UE assicuri che le ragioni commerciali siano categoricamente escluse nella concessione dell’autorizzazione. Il prolungamento della conservazione non è ragione sufficiente. I miglioramenti introdotti dalla nuova tecnologia devono essere misurabili e significativi, stabilendo una soglia minima (ad esempio 20%) rispetto alla situazione precedente.
6. Valutare l’impatto sociale, ambientale ed economico degli impianti di trattamento, considerando anche i costi indiretti scaricati sulla collettività.
COSA POSSIAMO FARE COME CITTADINI-CONSUMATORI
Aderire alla campagna - Dopo il 20 giugno 2002, richiedere il materiale di base per la campagna,
visitare i siti della campagna Food Irradiation Campaign (FIC)
www.consumocritico.it - o telefonare allo 041938092 - e-mail: glabbrof@iol.it
AssociationEuropéenne des Consommateurs - e-mail:aec@belgacom.net
www.foodcomm.org.uk The Food Commission e-mail:irradiation@foodcomm.org.uk
www.citizen.org/cmep (Se conoscete l'inglese), e-mail: anatsoulas@citizen.org
Stiamo predisponendo facsimile di lettere da inviare ai possibili interlocutori dal livello locale a quello globale)
1. Sollecitare La FAO, la Commissione Europea e il Governo italiano a mantenere una posizione di prudenza e di attesa di ulteriori studi e dati scientifici da sperimentazioni a medio e lungo termine
2. Esercitare un'azione di lobbying sui partiti del Pa r l a m e n t o, in particolare su quelli del proprio collegio elettorale
3. Coinvolgere il mondo scientifico per raccogliere adesioni alla campagna.
4. Esercitare pressione sulla grande e piccola distribuzione
5. La stessa azione nei confronti dell'ufficio mensa dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione, ai direttori delle ASL, delle Case di Riposo per anziani, delle mense universitarie ed aziendali.
PROPRIETA' GENERALI DELL'IRRAGGIAMENTO DEL CIBO
La necessità di trattare e conservare i prodotti destinati all’alimentazione viene attualmente soddisfatta grazie all’adozione di numerosi processi, alcuni dei quali, come l’essiccamento e la salatura, sono molto antichi, mentre altri, l’affumicamento, la pastorizzazione e l’inscatolamento sono di origine più recente.
Per alcuni tipi di cibo si è iniziato da qualche anno il trattamento con le radiazioni ionizzanti in aggiunta alle altre tecnologie esistenti.
Prima che questa nuova metodologia per la lavorazione degli alimenti fosse introdotta nella normale prassi produttiva, si sono dovute ottenere prove certe, non solo riguardo al fatto che essa produca i cambiamenti desiderati nei cibi, ma anche che non causi alcun effetto inaccettabile sul piano tossicologico, nutrizionale e microbiologico.
Il compito di raccogliere queste informazioni a livello internazionale, viene coordinato dall’IFIP(International Project in the Field of Food Irradiation)istituito nel 1970. I dati generali dell’attività di questo ente sono analizzati in occasione di convegni internazionali organizzati dal WHO(World Health Organization) in collaborazione con la FAO e con la IAEA(International Atomic Energy Agency).
In un rapporto di un comitato congiunto di questi tre enti, nel 1980, è stato stabilito che alimenti irradiati con dosi fino a 10 kGy non presentano rischi di alcun tipo per la salute pubblica. Questo rapporto è stato successivamente analizzato da vari organismi scientifici nazionali ed internazionali che sono giunti alle medesime conclusioni.
Nel 1983 è stato adottato un codice internazionale per l’irraggiamento degli alimenti.
L’introduzione di questa tecnologia si è però scontrata con una considerevole opposizione da parte di diverse organizzazioni di consumatori.
Su scala mondiale una parte compresa tra il 25% ed il 50% delle derrate alimentari va perduta nelle fasi successive al raccolto a causa di infestazioni batteriche o di insetti. Inoltre le malattie di origini alimentari rappresentano una delle minacce più diffuse per la salute umana. Si stima che le patologie alimentari siano responsabili nel mondo del 70% dei decessi di bambini di età inferiore ai cinque anni.
Queste considerazioni inducono ad uno sviluppo nell’utilizzo delle radiazioni ionizzanti per il trattamento del cibo.
EFFETTI DELLE RADIAZIONI SUI CIBI
Il trattamento degli alimenti con radiazioni ionizzanti può produrre un’ampia gamma di effetti positivi: il prolungamento dei tempi di conservazione del prodotto; la distruzione o l’inattivazione di insetti, parassiti, batteri patogeni, muffe e lieviti; il ritardo nella maturazione di frutta e ortaggi; l’inibizione della germogliazione di tuberi e bulbi dopo il raccolto. Molti di tali effetti possono essere prodotti esponendo i prodotti a dosi di radiazione relativamente basse.
Nella tabella sono mostrate le principali applicazioni dell’irraggiamento di alimenti:
PROCESSO DOSE (kGy) PRINCIPALI ALIMENTI TRATTATI
BASSE DOSI (FINO AD 1 kGy)
Inibizione della germogliazione 0.05 – 0.15 Patate, cipolle, aglio, radice di zenzero
Disinfestazione e disinfezione(eliminazione di insetti e parassiti) 0.15 – 0.5 Cereali e legumi, frutta fresca e secca, carni e pesci essiccati, maiale fresco
Ritardo di processi fisiologici(maturazione) 0.5 – 1.0 Frutta ed ortaggi secchi
MEDIE DOSI (1 – 10 kGy)
Prolungamento del tempo di conservazione 1.0 – 3.0 Pesce fresco, fragole, funghi
Eliminazione di microrganismi patogeni 1.0 – 7.0 Pesce, frutti di mare e crostacei freschi e congelati, pollame e carni crude e congelate
Miglioramento delle proprietà tecnologiche degli alimenti 2.0 – 7.0 Uva (aumento della resa di succo), ortaggi disidratati(riduzione del tempo di cottura)
ALTE DOSI (10 – 50 kGy)
Sterilizzazione industriale del cibo(in combinazione con un riscaldamento) 30 – 50 Carni, pollame, pesci , frutti di mare e crostacei, cibi pronti per il consumo,diete ospedaliere
Decontaminazione di alcuni additivi e ingredienti alimentari 10 – 50 Spezie, preparazioni enzimatiche, gomma naturale
Il problema principale nei processi di irraggiamento consiste nel verificare che il cibo non subisca sostanziali modifiche durante il trattamento. L’assorbimento delle radiazioni da parte delle molecole degli alimenti, causa, come nei processi di polimerizzazione, la rottura dei legami chimici e la formazione di radicali liberi e di ioni elettricamente carichi, inducendo la formazione di prodotti radiolitici.
Gli studi sugli alimenti irraggiati sono diretti a verificare che le proprietà indotte dalle reazioni radiolitiche non ne modifichino le caratteristiche tossicologiche, microbiologiche e nutrizionali. Le analisi condotte sono moltissime e riguardano una gran varietà di cibi; i risultati possono essere riassunti nelle seguenti linee guida(la fonte è il WHO):
· Gli studi tossicologici condotti finora su un gran numero di animali nutriti con cibi irradiati secondo le norme vigenti non hanno osservato legami tra il cibo e la comparsa di effetti negativi nelle cavie.
· L’irradiazione non è l’unica procedura a poter aumentare il tasso di mutazione di microrganismi, il cui incremento può essere indotto dalle tradizionali tecniche di lavorazione degli alimenti.
· Per dosi fino a 10 kGy non è stata osservata alcuna distruzione di componenti nutrizionali (proteine, carboidrati o grassi). Le analisi chimiche hanno mostrato la presenza di leggeri cambiamenti nutrizionali per dosi pari a quelle della sterilizzazione (50 kGy). Comunque i cambiamenti indotti sono simili a quelli delle lavorazioni tradizionali.
Queste sono le linee generali; per poter procedere al trattamento di un alimento specifico devono essere stati compiuti studi sullo stesso, verificando che non ci siano rischi per la salute pubblica.
SITUAZIONE ATTUALE
Attualmente l’irraggiamento del cibo è consentito, con diverse norme, in 37 nazioni, ma solo in 25 paesi è praticato.
Le legislazioni nazionali che disciplinano l’irradiazione del cibo sono molto disomogenee da paese a paese. La legge italiana è fra le più restrittive in materia, attualmente è possibile trattare solo patate, cipolle ed aromi. A livello europeo vi sono posizioni piuttosto distanti, basti paragonare la situazione francese (nella tabella sottostante è mostrato l’elenco dei cibi sottoposti ad irraggiamento in Francia) con quella di paesi poco propensi ad ampliare l’elenco dei cibi trattabili (come la Germania e l’Italia). È attesa una regolamentazione comune a livello europeo nel 2002. Gli Stati Uniti sono il paese dove l’irraggiamento degli alimenti è più sviluppato ed avviato su scala industriale.
PRODOTTO OBIETTIVO DOSE(kGy) DATA DI AUTORIZZAZIONE
Spezie ed aromi Debatterizzazione 11 01/09/82
Aglio, cipolla, scalogno Inibizione della germogliazione 0,15 21/06/84
Carne di pollo Decontaminazione 5 06/02/85
Verdure e cereali disidratati Debatterizzazione 10 17/05/85
Sangue, plasma crudo o disidratato Debatterizzazione 10 19/11/86
Verdura e frutta secca Desinsettizzazione 1 06/01/88
Cosce di rane congelate Decontaminazione 4 03/05/88
Farina di riso Debatterizzazione 5 04/11/88
Fragole Prolungamento della conservazione 3 29/12/88
Erbe aromatiche surgelate Debatterizzazione 10 15/05/90
Carne di pollo tritata Decontaminazione 5 27/08/90
Bianco d’uova congelato o disidratato Decontaminazione 4 01/10/90
Gamberi sgusciati congelati Decontaminazione 5 02/10/90
Caseine Debatterizzazione 6 17/07/91
Frutta secca (albicocche, fichi, uva, datteri) Debatterizzazione 6 17/07/91
Camembert al latte crudo Decontaminazione 2,25 – 3,5 23/03/93
Cuore, fegato e frattaglie di pollame Decontaminazione 1,5 – 4 30/05/97
Le principali aree applicative sono:
· Evitare la germogliazione di tuberi, bulbi e radici(dosi tra 0.05 e 0.15 kGy).
· Ritardare la maturazione di frutti tropicali e subtropicali(dosi tra 0.25 e 1 kGy).
· Aumento del tempo di conservazione dei funghi(5-7 giorni con dosi inferiori al kGy).
· Aumento del tempo di conservazione delle fragole(1-2 settimane con dosi di 2- 2.25 kGy).
· Trattamento misto (congelamento e irraggiamento a 25-45 kGy) per sterilizzare carne al fine di aumentarne la conservazione.
· Disinfestazione di noci ,grano,frutta e ortaggi dagli insetti(dosi inferiori ad 1kGy)
· Disinfestazione di spezie e alimenti essiccati in genere(3-10 kGy).
· Eliminazione di batteri quali Salmonella e Campylobacter nel pollame crudo e in altre carni particolarmente esposte al contagio(2-3 kGy).
venerdì 26 novembre 2004
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