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Padova, cerchiamo di salvare il bosco Prandina.

Il testo qui sotto (2'e 30" per leggerlo) spiega un po' meglio perché è il caso di firmare e condividere la petizione https://www.change.org/salvare-bosco-Prandina Sono pochissimi i padovani che hanno conosciuto direttamente il giardino selvatico che stava crescendo a ridosso delle mura, a 10 minuti dalle piazze. La maggior parte dell'area dell'ex caserma Giacomo Prandina, ora di proprietà del comune che la deve far diventare un parco pubblico, era stata occupata fin dal 1888 dalle strutture del 20° reggimento di artiglieria. La zona più a sud, invece, era stata parte degli orti del convento di San Benedetto novello fino alla seconda guerra mondiale, quando i militari la acquisirono per costruirvi due autorimesse. Lasciarono però due ampi spazi verdi, almeno 4000 metri quadri, delimitati da tuie e pioppi. La caserma è stata trasferita altrove nel 1986, ma per diverso tempo, come mostrano le immagini satellitari dei primi anni di questo secolo, qualcuno aveva continuato a tagliare l’erba nei due prati. A un certo punto la manutenzione è cessata e dai semi portati dal vento e dagli uccelli che frequentavano gli alberi più vecchi sono nati centinaia di alberelli di ogni tipo: fichi, aceri, gelsi, pioppi, bagolari, ciliegi, tassi, alloro, palme nane, bambù, kaki, solo per citare i più riconoscibili. Un campionario di tutte le specie che popolano i giardini cittadini, una comunità anarchica e vitale che dava al visitatore la forte sensazione di trovarsi in un vero bosco, un bosco talmente vero che vi è stata vista volare una beccaccia.

Perché, è bene sottolinearlo, ciò che caratterizza un bosco naturale è il fatto di essere un ambiente estremamente ricco di vita e di relazioni tra i viventi animali e vegetali che lo popolano. A lato di questo boschetto, attraverso robusti cancelli che da molto tempo nessuno ha più aperto, si vedono alberi e arbusti di tutte le età, alcuni ormai adulti, altri nati da poco. Sono cresciuti sulle macerie del tetto, crollato una trentina di anni fa, del lungo capannone che costeggia via Orsini. L’automobilista che percorre quella strada e vede alberi che si ergono oltre un muro e cercano di uscire attraverso le grate che ne proteggono le finestre, non sospetta quale tesoro si celi lì dietro. Un tesoro, perché, per quanto piccola, una foresta che, nel cuore della città, al riparo da qualsiasi intervento umano, nasce e si sviluppa per 30 anni creando da sé il proprio suolo, è un messaggio prezioso e altamente simbolico che la città dovrebbe saper accogliere e valorizzare. Dovrebbe ormai essere chiaro a tutti, infatti, che se vogliamo che la civiltà umana abbia un futuro, è necessario recuperare e mettere al centro del nostro agire la consapevolezza che la nostra esistenza è strettamente connessa a quella di tutti gli altri esseri viventi, Dovrebbe essere chiaro a tutti che avere nel centro della città degli uomini la possibilità di entrare in contatto diretto con le dinamiche della natura sarebbe di grande aiuto alla formazione di un pensiero comune più evoluto. Dovrebbe…

Non è facile descrivere il senso di sconforto e desolazione che abbiamo provato quando abbiamo visto la devastazione compiuta a metà Gennaio nel boschetto. Una trincia ha triturato tutti i giovani alberi, e le motoseghe hanno abbattuto tutte le piante più giovani di trent’anni. Senza che esistesse un progetto esecutivo, prima ancora che fosse stato emanato il bando per il progetto del parco.

Esistono in Europa notevoli esempi di valorizzazione della vegetazione spontanea ad esempio il Natur-Park Schöneberger Südgelände di Berlino ma già varie volte l’amministrazione di Padova ha dimostrato di non aver capito che la vegetazione spontanea va valorizzata e non indiscriminatamente distrutta. cerchiamo di farglielo capire, firma e condividi la petizione https://www.change.org/salvare-bosco-Prandina -- (di http://xoomer.alice.it/spartacovitiello)
Altragricoltura Nord Est

lunedì 19 febbraio 2024


 
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