Il cibo necessario
Agroecologia Gli alimenti non possono essere venduti come una merce qualsiasi. E la
sovranità alimentare, libera dagli oligopoli della grande produzione, dovrebbe essere un
diritto di tutti. Il leader dei Sem terra spiega perché e come
Alla popolazione che riesce ad alimentarsi è stata imposta una standardizzazione dei
prodotti alimentari. Quattrocento anni fa, prima dell’avvento del capitalismo, gli esseri
umani si nutrivano con più di 500 specie diverse di piante. Cento anni fa, con l’egemonia
della rivoluzione industriale, si sono ridotte a 100 le specie diverse di cibo, che dopo
l’aratura passavano ai processi industriali. E da trent’anni, dopo l’egemonia del capitale
finanziario nel mondo di oggi, la base di tutta l’alimentazione dell’umanità è rappresentata
per l’80% da soia, mais, riso, fagioli, orzo e manioca.
Il mondo è diventato un grande supermercato, unico. Le persone, indipendentemente da
dove vivono, si nutrono della stessa dieta di base, fornita dalle stesse imprese, come se
fossimo una grande porcilaia che aspetta, passivi e dominati, la distribuzione della stessa
razione giornaliera. Una tragedia, nascosta tutti i giorni dai media al servizio della classe
dominante, che si riempie con il banchetto di dividendi, profitti, conti bancari, champagne,
aragoste. Sempre più obesi e disumanizzati. Rimpinzati di ingiustizia e iniquità.
Perché ci troviamo in questa situazione? Perché il capitalismo come modo di organizzare la
produzione, la distribuzione dei beni e la vita delle persone basata sul profitto e lo
sfruttamento, si è impossessato dell’intero pianeta. (...) Perché circa 100 società
transnazionali agroalimentari (come Cargill, Monsanto, Dreyfuss, Adm, Syngenta, Bungue,
ecc.) controllano la maggior parte della produzione mondiale di fertilizzanti, prodotti
chimici, pesticidi, le industrie agroalimentari e il mercato della vendita di questi prodotti
alimentari. Perché ora, gli alimenti vengono venduti e speculati sulle borse internazionali,
come una materia prima qualsiasi, come il minerale di ferro, petrolio, ecc. e grandi
investitori finanziari diventano proprietari di milioni di tonnellate di cibo, su cui speculano
aumentando i prezzi deliberatamente per aumentare i loro profitti. Milioni di tonnellate di
soia, mais, frumento, riso, le colture prossime e quelle non ancora piantate del 2018,
cinque anni dopo, sono già state vendute.(...).
Per fissare i prezzi del cibo non si seguono più le regole del costo di produzione, più i mezzi
di produzione e la forza-lavoro. Ora sono determinati dal controllo oligopolistico che le
società hanno sul mercato, imponendo lo stesso prezzo in tutto il mondo, e in dollari. E chi
ha un costo di produzione maggiore di questo, va in bancarotta. (...)
Qual è la soluzione? In primo luogo abbiamo bisogno di rinegoziare in tutto il pianeta il
principio che il cibo non può essere una merce. Il cibo è l’energia della natura (sole più
terra, più acqua, più vento) che muove gli esseri umani, prodotti in armonia e
collaborazione con gli altri esseri viventi che formano l’immensa biodiversità. Tutti
dipendiamo da tutti (...) Il cibo è un diritto di sopravvivenza. E quindi, ogni essere umano
dovrebbe avere accesso a questa energia. (...). Noi sosteniamo il concetto di sovranità
alimentare, che è il bisogno e il diritto che in ogni territorio, ci sia un villaggio, una tribù, un
insediamento, una città, uno stato e anche un paese, ogni popolo abbia il diritto e il dovere
di produrre il proprio cibo. (...). E per questo abbiamo bisogno di difendere la necessità che
in primo luogo tutti coloro che coltivano la terra e producono cibo, gli agricoltori, i contadini,
abbiano il diritto alla terra e all’acqua. Come un diritto degli esseri umani. Da qui la
necessità per l’assegnazione politico di beni della natura (terra, acqua, energia) tra tutti, in
quello che noi chiamiamo riforma agraria. Dobbiamo fare in modo che ci sia la sovranità
nazionale e popolare sui principali beni della natura. Non possiamo sottoporli alle regole
della proprietà privata e del profitto. I beni della natura non sono i frutti del lavoro umano. E
per questo lo Stato, in nome della società, deve sottoporli a una funzione sociale, collettiva,
sotto il controllo della società. Abbiamo bisogno di politiche pubbliche governative che
incoraggino la pratica di tecniche agricole di produzione alimentare, non predatrici della
natura, che non utilizzino veleni e producano in armonia con la natura e la biodiversità e in
abbondanza per tutti. Queste pratiche appropriate sono quelle che chiamiamo
Agroecologia.
Dobbiamo garantire il diritto che i semi, le diverse razze di animali e i loro miglioramenti
genetici fatti dall’umanità nel corso della storia, siano accessibili a tutti gli agricoltori. Non
ci può essere proprietà privata dei semi e degli esseri viventi, come ci impone la fase
attuale del capitalismo, con le sue leggi sui brevetti, i transgenici e le mutazioni genetiche.
(...). Dobbiamo garantire che in ogni luogo, regione si produca il cibo necessario che la
biodiversità locale fornisce, e mantenere così le abitudini alimentari e la cultura locale,
anche come una questione di salute pubblica. (...). Abbiamo bisogno che i governi
garantiscano l’acquisto di tutte le eccedenze alimentari prodotte dai contadini e utilizzino il
potere dello Stato per garantire loro un reddito adeguato, e allo stesso tempo la
distribuzione di cibo a tutti i cittadini. Dobbiamo impedire che le multinazionali continuino a
controllare qualsiasi parte del processo di produzione dei fattori di produzione agricoli ,
della produzione e distribuzione degli alimenti. Abbiamo bisogno di sviluppare la
trasformazione di alimenti (...) in forma cooperativa sotto il controllo dei contadini e dei
lavoratori. Abbiamo bisogno di adottare pratiche del commercio internazionale di prodotti
alimentari tra i popoli basate sulla solidarietà, la complementarietà e lo scambio. E non più
sull’oligopolio di aziende, dominate dal dollaro statunitense.
Lo Stato deve sviluppare politiche pubbliche che garantiscano il principio che il cibo non è
una merce, è un diritto di tutti i cittadini. E la gente vivrà in società democratiche, con i loro
diritti minimi garantiti, solo se avrà accesso al cibo-energia necessario. Il cibo non è una
merce, è un diritto!
(di João Pedro Stédile, 05.12.2013 - traduzione di Antonio Lupo - Il Manifesto 23/10/2022)
la versione integrale di questo articolo
su www.comitatomst.it/
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domenica 23 ottobre 2022
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