UNIONE EUROPEA, DRAGHI, CINGOLANI... NUCLEARE, METANO, INCENERITORI... ECCO LA LORO TRANSIZIONE ECOLOGICA
Il silenzio del governo
Draghi sull’operazione sfacciata della Ue di
considerare green nucleare e gas, rivela ancora una volta la mancanza di autonomia dei
governi tecnici (Dini e
Monti ce lo ricordano)
dalle lobby energetiche.
Lo sciopero generale del 16 dicembre ha
espresso una critica di
fondo: oltre alla precarietà del lavoro, la crescita delle disuguaglianze e
l’insufficienza delle risorse per i più deboli, la politica
economica ripercorre la strada di prima della pandemia. Lo prova l’indifferenza verso il clima e l’ambiente che si ritrova nei Pnrr infarciti di turbogas, Ccs (cattura e sequestro del carbonio), e addirittura, senza scandalo, il ritorno del nucleare
La vicenda di Civitavecchia dimostra che c’è ormai incompatibilità tra i viventi e gli impieghi di fonti
di energia troppo dense, come il metano e l’atomo.
C’è un uso eccessivo di risorse naturali, sulla base di
un modello di crescita ingiusto e predatorio: quanto
più densa è la fonte energetica, tanto più lungo e
duraturo sarà il suo tempo di smaltimento in atmosfera, negli oceani e nei suoli, e tanto maggiore la
soppressione di lavoro umano per fornire manufatti.
Per questo, fonti di energia, ambiente, occupazione e riduzione dell’orario sono strettamente
collegati. Quanto più lontano nei milioni di secoli si
sono formati l’uranio, il carbone, il petrolio e il gas,
tanto più sarà pesante il loro effetto dovuto a combustione, fissione o fusione, oggi.
In una società moderna (non da lume di candela),
la conoscenza e una tecnologia opportuna possono
far sì che ci possiamo avvalere di energie naturali e
accumulabili anche se intermittenti (acqua, vento, luce, calore del
sole) con l’obiettivo di sufficienza nei consumi.
Il lavoro umano sul pianeta
ha raggiunto,
nell’ultimo secolo, una capacità insostenibile, con un’estensione all’intera popolazione
mondiale e con
orari individuali
assurdi, precarietà illimitata, ed effetti su salario e welfare pesantissimi per oltre la metà degli occupati. L’impronta
ecologica degli abitanti dei paesi industrializzati supera i margini annuali già nel primo semestre: l’orario di lavoro e lo spostamento dell’attività umana verso la cura e l’istruzione permanente
è quindi indifferibile, come un marchio di progresso
di civiltà.
La riconversione ecologica integrale richiederebbe il
ridisegno e la riprogettazione radicale di tutti i componenti oggi impiegati come protesi di amplificazione della potenza, della velocità e dell’approvvigionamento alimentare degli umani più ricchi. Il lentius,
profundius, suavius di Langer deve perciò essere
praticato e sostenuto da un ricorso alla educazione
permanente, aggiornando l’organizzazione degli
studi sotto forma interdisciplinare, e valorizzando il
sapere e le conoscenze delle comunità con corsi di
natura popolare.
Ma come potrebbe questa svolta viaggiare sulle improvvisazioni del reimpiego del gas fossile e del ritorno del nucleare, che, pur di essere tenuti in vita, minacciano la vita vera: quella in grado di riprodursi, nascere e morire, assumendo energia non letale dall’ambiente esterno?
LA MINACCIA DELL’INSERIMENTO NELLA “TASSONOMIA VERDE UE” DI METANO E NUCLEARE.
Contro questa minaccia si stanno
sollevando avversioni e fortissime
critiche non solo dal mondo ambientalista. Per quanto riguarda il
metano verde (?!) si danno spesso solo dati vaghi: a parità di flusso
termico, esso produce una quantità
di anidride carbonica pari al 48%
del carbone: ma, come avverte
l’ultimo rapporto dell’Ipcc (Gruppo
intergovernativo sul cambiamento
climatico dell’Onu), la maggiore apprensione è data dalle inevitabili
perdite dirette di Ch4 (metano)
nelle fasi di estrazione, lungo i gasdotti e nelle centrali, con effetti
80 volte superiori a quelli della
CO2.
Per la prospettiva di un ritorno al
nucleare le motivazioni contrarie
non sono solo dovute al vincolo insormontabile di ben due referendum, ma anche all’impossibilità
di eliminare rischi catastrofici come a Three Miles Island,
Chernobyl (dove, nonostante “il
sarcofago” di tonnellate di cemento sabbia e boro, la fusione
continua), o Fukushima (dove i
valori di radioattività attuali sono
così alti che, se un lavoratore lavorasse lì per 8 ore al giorno per un
intero anno, riceverebbe una dose
equivalente a più di 100 radiografie
del torace).
Si dice che si può puntare alla
fusione nucleare, che richiederebbe una temperatura dell’ordine
di un miliardo di gradi dopo una
compressione del plasma di idrogeno da parte di un sistema di laser
di potenza e con un’enorme dispersione di corrente in super-magneti.
L’edificio di contenimento non sarebbe inferiore a 8mila metri cubi, e i tempi di realizzazione sono ad oggi del tutto imprevedibili.
E c’è chi sogna piccoli reattori modulari a fissione dell’ordine di 300-400 megawatt, ma l’implementazione di nuovi progetti è
troppo lontana per avere un impatto climatico tempestivo o benefico.
Il problema delle scorie altamente radioattive, infine, sarebbe
ancora più preoccupante, vista la
notevole disseminazione di impianti sull’intero territorio, e la mancanza di una soluzione praticabile per decontaminarle e isolarle
definitivamente.
Insomma: il metano non ci dà una
mano in tempi in cui la brusca crisi
climatica in corso diventa irreversibile, mentre il nucleare, addirittura,
è per sempre!
Dopo 60 anni, l’industria dell’energia nucleare rimane fortemente dipendente dai sussidi,
affronta sfide costose e irrisolte di
smaltimento dei rifiuti, e lascia una
lunga scia di responsabilità ambientali in corso.
Nel frattempo, le alternative come
l’energia eolica e solare, con i
guadagni di efficienza e lo stoccaggio delle batterie, sono ora più
economiche della generazione
nucleare e di qualunque fonte
fossile con o senza cattura di
CO2. Ma, soprattutto, le rinnovabili con accumulo (idrogeno o pompaggi) sono più vicine a un’idea di
sostenibilità, che la pandemia e la
crisi climatica ci suggeriscono di affrontare da specie vivente, anziché
da incessanti creatori di superflui
manufatti, di cui diventiamo proprietari a danno della socialità.
(autore:Mario Agostinelli - TERA e AQUA - n° 121 FEBBRAIO - MARZO 2022 bimestrale dell’Ecoistituto del Veneto Alex Langer)
Tera e Aqua
martedì 22 marzo 2022
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