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Cosa si nasconde dietro agli aumenti delle bollette di luce e gas.

Cosa si nasconde dietro agli aumenti delle bollette di luce e gas? In realtà su questo tema si gioca una parte della partita a favore della lobby del fossile, in una falsa transizione ecologica. E così la lobby dei cementieri preme per contribuire alla decarbonizzazione ricorrendo alla combustione del CSS (combustibile solido secondario derivato da rifiuti) e immettendo nella produzione altre schifezze varie (ceneri, gessi chimici, loppe d’altoforno etc.). Il contributo di Paolo De Marchi. Fake news contro le energie rinnovabili. Già il 1 settembre scorso Il Sole 24ore annunciava per il primo di ottobre un forte aumento delle bollette del gas (+ 30%) e dell’elettricità (+ 20%); aumento, per altro, che andava ad aggiungersi a quello già avvenuto il primo di luglio. Di questo aumento così come di quello avvenuto qualche mese fa erano ovviamente a conoscenza sia il Governo che le forze politiche che in questi giorni si strappano le vesti in Parlamento per la ricerca di soluzioni “ristorative” per i redditi familiari, specie per quelli medio-bassi.

Gli annunci allarmistici del Ministro per la transizione ecologica, Cingolani, e le preoccupazioni dei partiti sono funzionali a far credere all’opinione pubblica che a causare gli aumenti non siano tanto le numerose gabelle non direttamente collegate al consumo di energia che compongono il costo della bolletta e i costi dell’approvvigionamento dalle fonti fossili e la speculazione sui prezzi operata dalle imprese del settore, bensì quella sorta di vezzo radical chic ambientalista che, senza alcuna attenzione pragmatica ai costi economici della transizione ecologica (come starebbero facendo invece Cingolani e l’Esecutivo), continuano ad insistere per accelerare il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. La polemica del Ministro contro l’ambientalismo ritenuto, secondo lui, una iattura peggiore degli effetti dei cambiamenti climatici, è anch’essa parte di questo proposito perseguito, per altro, attraverso tutta una serie di provvedimenti e dichiarazioni sino dai primi giorni della sua nomina. Che intorno all’aumento delle bollette di gas e luce si giochi una parte della partita a favore della lobby del fossile in questa falsa transizione ecologica a cui stiamo assistendo lo si coglie anche negli articoli riferiti agli aumenti nel giornale di riferimento della Confindustria, Il Sole 24ore. In particolare nell’edizione del 14 settembre nell’articolo dal titolo “Energia, ecco perché (e come) rincara la bolletta”, l’autore, dopo aver ricordato che questi non riguardano solo l’Italia ma tutto il mondo industrializzato alle prese con la ripresa produttiva post-pandemica e, velenosamente, aggiunto che, quindi, nel nostro Paese non saremmo di fronte ad alcun complotto per ritornare al nucleare “come alludono i soliti sospettosi dall’umor nero” (della serie: la lingua batte dove il dente duole), ricorda come “più di metà dell’elettricità [del nostro fabbisogno] viene dalle centrali termoelettriche a ciclo combinato alimentate con metano”; ci informa, inoltre, che gli aumenti riguardano tutti i Paesi europei “indipendentemente dalle loro fonti energetiche predilette, compreso nucleare o rinnovabili”, compresa l’Inghilterra che pur avendo puntato sull’eolico, per mancanza di vento, ha registrato un aumento di oltre 2 euro a chilowattore, del tutto fuori scala. Conclusione: “chi da anni invoca che vengano chiusi i pozzi di petrolio e gas per ridurne l’offerta e far salire i prezzi ha centrato in pieno l’obiettivo”. Se non fosse stato chiaro il messaggio, l’autore ricorda subito dopo che in Italia ai vari costi all’ingrosso, “si aggiungono le spese di distribuzione e trasporto, le tasse, le addizionali, gli oneri per finanziare la ricerca elettrica, smaltire l’eredità nucleare” e in ultima istanza “finanziare le fonti rinnovabili” i cui incentivi “pesano sulle bollette finali degli italiani per circa 12 miliardi di euro l’anno”. (1) Insomma tutto il mondo industrializzato sta subendo rincari per il consumo di energia, sia che questo sia per gran parte legato all’approvvigionamento di gas o da altre fonti, comprese quelle rinnovabili ma noi lo subiamo perché ci siamo troppo esposti a favore di una transizione che sta costando e pesa decisamente in bolletta. Torniamo al Ministro Cingolani: a un recente convegno della Cgil a Genova di cui da notizie Il Manifesto del 14 settembre, nell’annunciare il rincaro del 40% delle bollette di ottobre (superiore, quindi, a quello previsto dal Sole 24ore), riesce a dare la colpa di ciò al ritardo sulle rinnovabili. “Succede che il prezzo del gas a livello internazionale aumenta” ha dichiarato e “aumenta anche il prezzo della CO2 prodotta”, legando in tal modo l’aumento delle bollette al costo della transizione ecologica. (2) Della speculazione nei mercati sul prezzo del gas nessun accenno nonostante sia evidente: un piccolo esempio riguarda i rincari di luglio scorso, fissati dall’Autorità di regolazione dell’energia, reti e ambiente (Arera) al 9% per l’elettricità e al 15,3% per il gas; i fornitori per l’elettricità, invece, se non fosse intervenuto il Governo a calmierare l’aumento lo avrebbero fissato al 20%. Le dichiarazioni del Ministro al convegno di Genova sono perfettamente in linea con le recenti concessioni alle trivellazioni e con tutta la sua azione ministeriale sinora volta a non disturbare più di tanto le imprese del fossile, a evitare di ridurne incentivi e contributi mascherati e, infine ad aprire al nucleare. Proprio sul nucleare, al fine di rilanciarne la produzione, Cingolani ha colto l’occasione del rialzo del prezzo internazionale del gas per strumentalizzarlo a tale scopo nonostante le lotte e ben 2 referendum lo abbiano definitivamente sepolto come opzione. Il nuovo nucleare ventilato da Cingolani, ad integrazione dell’energia producibile con le “rinnovabili” è il frutto della ricerca militare internazionale (3) ed italiana. Una tipologia di prototipi nucleari è in costruzione anche qui vicino, a Monfalcone e, come ci ha recentemente ricordato Giorgio Ferrari su Il Manifesto, questa produzione interessa anche Enel. (4) A questa tecnologia è interessato lo stesso Bill Gates che ci ha fondato una società ad hoc (TerraPower) e anche la Cina ha in ballo i suoi prototipi di micro reattori. (5) Sotto traccia è in corso, quindi, una frenetica gara industriale per “recuperare” le tecnologie nucleari per produrre energia di cui il mondo ha fame e su cui si reggono gli equilibri geopolitici. E l’Italia vuole essere della partita: Cingolani si è, solo, fatto scappare una parolina di troppo: nucleare. Parolina che ha fatto scattare come un riflesso condizionato l’adesione della Lega che per bocca di Salvini garantisce la disponibilità della Lombardia a ospitare una centrale, subito affiancato dalla Vice Presidente regionale Letizia Moratti che ha assicurato sui “grandissimi passi avanti” fatti dal nucleare, oggi trasformatosi in “nucleare verde” e sicuro, definendolo un modo “per non pagare bollette che continuano a crescere” e ridurre la dipendenza dall’estero. (6)

Ministro per la transizione ecologica, giornale di riferimento confindustriale e Lega parlano la medesima lingua pur con accenti diversi, indicando nelle rinnovabili e nei costi della transizione verde le cause degli aumenti, proponendo soluzioni come il nucleare, e soprattutto assolvendo da colpe le società e le multinazionali del fossile che, forti della loro posizione preminente nel mercato energetico, speculano sulla determinazione dei prezzi dal momento dell’estrazione sino al consumo, rimandando a tempi indefiniti la fine della dipendenza energetica del Paese da queste fonti. Sfruttando l’aumento delle bollette di luce e gas è stata lanciata una campagna mediatica basata su un tipo di fake news che il climatologo Michael E. Mann attribuisce all’inattivismo, nuova strategia dell’apparato industriale-finanziario-politico negazionista dei cambiamenti climatici che, non potendo più negarne gli effetti, si impegna a ritardarne le possibili azioni, instillando dubbi sulla praticabilità del passaggio alle fonti rinnovabili e sostenibili, lasciando così per altri decenni inalterato il potere e l’accumulazione di profitti dei signori del fossile. (7) Nessun notiziario, nessun esponente del Governo così come delle forze politiche ha sottolineato, viceversa, che proprio i colpevoli ritardi dei governi, in particolare quello italiano, nel procedere alla transizione energetica verso le fonti rinnovabili e sostenibili ci legano all’andamento dei prezzi delle fonti fossili per il fabbisogno energetico del Paese e sono quindi concausa di questi aumenti. A differenza di quanto affermato nell’articolo del Il Sole 24ore sopra citato, il peso degli incentivi per la produzione di elettricità da rinnovabili è in continuo calo nel nostro Paese, scesi a poco più di 11 miliardi di euro contro i 14 solo di qualche anno fa. I ritardi nell’imboccare la strada degli investimenti pubblici a favore delle rinnovabili fanno sì che oggi solo il 35% dell’elettricità sia prodotta da queste fonti mentre oltre il 50% sia ancora legato alla produzione di gas: da qui gli aumenti vertiginosi delle bollette. D’altra parte, in Italia, gli interlocutori privilegiati del Ministro Cingolani per tracciare le linee programmatiche del Pnrr per la riconversione ecologica energetica sono stati proprio i colossi energetici Eni, Enel, Terna e Snam che dalle fonti fossile ricavano molta parte dei loro ingenti profitti. Perché stupirsi allora nell’apprendere che nei prossimi 10 anni in Italia potrebbero realizzarsi almeno 15 nuove centrali a gas a ciclo combinato per una potenza installata di 14 GigaWatt? E’ questa la linea abbracciata dal Governo con il Pnrr per quanto riguarda la transizione ecologica; una linea che rispecchia le caratteristiche delle nostre infrastrutture energetiche – l’Italia è tra i Paesi più metanizzati al mondo – e drogata dagli interessi di due veri e propri colossi industriali legati strettamente al gas come Eni, controllata del Ministero dell’Economia e con un azionariato pubblico che detiene poco più del 30% delle azioni e Snam, “principe” dei metanodotti, di cui poco più del 31% delle azioni è in mano a Cassa depositi e prestiti. Interessi convergenti tra capitale pubblico e privato che ben si possono cogliere, ad esempio, nelle scelte che stanno maturando per l’implementazione infrastrutturale energetica della Sardegna, regione più povera in Italia in questo senso, volte a premiare la metanizzazione dell’isola da parte di Snam, con relativi rigassificatori e depositi costieri od offshore, invece di puntare su una scelta innovativa di reale decarbonizzazione attraverso un investimento sulle rinnovabili. (8) n un report del think tank indipendente “Carbon Tracker” sugli investimenti in nuove centrali a ciclo combinato si legge che quanto sta avvenendo non è altro che “un film già visto” che dura da 20 anni. Scrive Michele Governatori, entry programme lead di ECCO, con un passato in Eni, collaboratore del report che “nonostante il picco del consumo lordo […] sia stato raggiunto nel lontano 2005 e da lì in avanti si sia verificata una sostanziale stagnazione dei consumi energetici e una diminuzione di quelli del gas, le infrastrutture legate a questo combustibile non hanno smesso di crescere, garantite da una remunerazione del capitale del 6,5-7% in tariffa, a carico dei cittadini”. In pratica attraverso quello che Governatori chiama la “capacità market” e il meccanismo di approvvigionamento dell’energia elettrica mediante contratti a termine aggiudicati da aste competitive, si “falsa il mercato dell’energia a favore di centrali a gas preesistenti e nuove” svantaggiando le rinnovabili. (9) Eppure investire direttamente sulle rinnovabili invece di procedere alla decarbonizzazione sostituendo il carbone con un altro combustibile fossile come di fatto intende fare il Governo converrebbe visto che già oggi, sempre secondo il report “Carbon Tracker”, il portafoglio energetico verde batte il gas e ancor più lo potrebbe fare nel prossimo decennio (47 euro/MWh contro i 75 degli impianti termoelettrici a ciclo combinato). Oltre al vantaggio economico va ricordato che ci sarebbe anche quello ambientale con riduzioni drastiche di emissioni di CO2. Nel mondo oltre l’80% della nuova capacità elettrica installata è da fotovoltaico e eolico (dati IRENA 2021) eppure Cingolani insiste concedendo trivellazioni, ricerche su nuovi giacimenti fossili e mantenendo l’intero impianto degli incentivi e contributi ai signori del fossile. Mentre si moltiplicano gli esempi virtuosi nel mondo – da inizio 2021 in 40 municipalità della California seguite da NewYork, Seattle e Vancouver è proibito costruire case riscaldate a metano e dal 2040 Amsterdam vuole estendere tale proibizione anche alle case esistenti, solo per stare ad alcuni casi – in Italia si procede molto, molto lentamente in tal senso o si operano scelte in controtendenza come quelle volte a favorire un’altra importante lobby industriale come quella dei cementieri che dichiarano esplicitamente di voler contribuire alla decarbonizzazione ricorrendo al gas naturale e all’idrogeno e all’immissione in produzione del css (combustibile solido secondario, sostanzialmente sostanze derivate da rifiuti) e altre schifezze varie (ceneri, rifiuti). (10)

n un report del think tank indipendente “Carbon Tracker” sugli investimenti in nuove centrali a ciclo combinato si legge che quanto sta avvenendo non è altro che “un film già visto” che dura da 20 anni. Scrive Michele Governatori, entry programme lead di ECCO, con un passato in Eni, collaboratore del report che “nonostante il picco del consumo lordo […] sia stato raggiunto nel lontano 2005 e da lì in avanti si sia verificata una sostanziale stagnazione dei consumi energetici e una diminuzione di quelli del gas, le infrastrutture legate a questo combustibile non hanno smesso di crescere, garantite da una remunerazione del capitale del 6,5-7% in tariffa, a carico dei cittadini”. In pratica attraverso quello che Governatori chiama la “capacità market” e il meccanismo di approvvigionamento dell’energia elettrica mediante contratti a termine aggiudicati da aste competitive, si “falsa il mercato dell’energia a favore di centrali a gas preesistenti e nuove” svantaggiando le rinnovabili. (9) Eppure investire direttamente sulle rinnovabili invece di procedere alla decarbonizzazione sostituendo il carbone con un altro combustibile fossile come di fatto intende fare il Governo converrebbe visto che già oggi, sempre secondo il report “Carbon Tracker”, il portafoglio energetico verde batte il gas e ancor più lo potrebbe fare nel prossimo decennio (47 euro/MWh contro i 75 degli impianti termoelettrici a ciclo combinato). Oltre al vantaggio economico va ricordato che ci sarebbe anche quello ambientale con riduzioni drastiche di emissioni di CO2. Nel mondo oltre l’80% della nuova capacità elettrica installata è da fotovoltaico e eolico (dati IRENA 2021) eppure Cingolani insiste concedendo trivellazioni, ricerche su nuovi giacimenti fossili e mantenendo l’intero impianto degli incentivi e contributi ai signori del fossile. Mentre si moltiplicano gli esempi virtuosi nel mondo – da inizio 2021 in 40 municipalità della California seguite da NewYork, Seattle e Vancouver è proibito costruire case riscaldate a metano e dal 2040 Amsterdam vuole estendere tale proibizione anche alle case esistenti, solo per stare ad alcuni casi – in Italia si procede molto, molto lentamente in tal senso o si operano scelte in controtendenza come quelle volte a favorire un’altra importante lobby industriale come quella dei cementieri che dichiarano esplicitamente di voler contribuire alla decarbonizzazione ricorrendo al gas naturale e all’idrogeno e all’immissione in produzione del css (combustibile solido secondario, sostanzialmente sostanze derivate da rifiuti) e altre schifezze varie (ceneri, rifiuti). (10)
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sabato 18 settembre 2021


 
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