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Un fiume da salvare.

Dal 9 agosto alcune associazioni da tempo in lotta contro i veleni che ammorbano l’aria e l’acqua e molti cittadini ambientalisti del territorio bresciano presidiano giorno e notte la prefettura. Protestano contro il colpo di mano operato dal governo con la nomina di un Commissario per il problema della depurazione della sponda bresciana del lago di Garda. Un provvedimento, dettato da una oscura quanto sospetta logica emergenziale, gravissimo. Sia dal punto di vista della forma, perché costituisce un violento attacco alla democrazia del territorio e alle istituzioni comunali e provinciali, che da quello della sostanza, perché si propone di gettare alle ortiche il complesso e costruttivo lavoro di confronto e mediazione costruito con pazienza e tenacia fra le istituzioni locali e le associazioni di volontari molto organizzate e competenti in difesa dell’ambiente, che da anni si occupano di proteggere e salvare il fiume Chiese (vedi video sotto). Sul maggiore dei sub-affluenti del Po graverebbe adesso anche la minaccia di dover accogliere i reflui fognari del Lago di Garda.

La nomina del Commissario per risolvere il problema della depurazione in sponda bresciana del lago di Garda, con decreto n. 92 del 23 giugno 2021 che ha conferito l’incarico di risolvere in tempi brevi il problema della depurazione della sponda bresciana del lago di Garda, costituisce un atto antidemocratico gravissimo e autoritario in sfregio alle Istituzioni comunali e provinciali, ha ignorato la realtà delle possibili concrete e varie soluzioni in casa propria del lago di Garda, dimostrate anche con uno studio preliminare inviato direttamente al Ministro Cingolani e alla Cabina di regia ben due volte. La nomina del Commissario è stata indotta da personalità pubbliche in palese conflitto d’interesse, come il Ministro Gelmini, il Presidente di Ats Garda ambiente Dal Cero e il Sindaco di Lonato Tardani, che – ascoltati dal Governo – hanno cancellato con un colpo di spugna il complesso e costruttivo annoso lavoro di confronto e di mediazione fra Istituzioni pubbliche comunali e provinciali e associazioni locali di volontariato molto organizzate e competenti in difesa dell’ambiente, che da anni stanno lavorando sul caso con serietà e encomiabile senso civico. La nomina del Commissario ha generato un gravissimo e profondo strappo istituzionale, dato che: – le decisioni in materia di collettamento del Garda spettano alla Provincia in forza della Costituzione italiana ai sensi dell’art. 118 e disposizioni attuative mentre di fatto il Decreto di nomina del Commissario esclude la Provincia da ogni scelta; – in base all’art. 120 della Costituzione il governo può sostituirsi agli enti locali solo in casi estremi o di grave pericolo per la sicurezza pubblica, presupposti assolutamente inesistenti in questa vicenda; – la Repubblica italiana, in tutte le sue articolazioni, sancisce il principio di leale collaborazione fra tutti i livelli istituzionali. In questo scenario molto preoccupante abbiamo inoltre registrato anche un’insolita quanto sospetta fretta nell’accelerare l’iter di approvazione del Decreto di nomina del Commissario, il Governo ha infatti abrogato il decreto n. 92 del 23 giugno 2021 inglobandolo nel precedente decreto n. 80 del 9 giugno 2021 per “misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l’efficienza della giustizia”, già convertito in legge.

Riteniamo gravissimo che il Commissario: – non abbia tenuto conto del principio sancito democraticamente dal Consiglio provinciale bresciano con la cosiddetta “Mozione Sarnico”, che recita “i depuratori consortili vanno realizzati nei territori dei comuni afferenti”; – non abbia rispettato l’Amministrazione provinciale bresciana, decidendo di comunicare la propria decisione al Ministro Cingolani senza nemmeno attendere che i rappresentanti provinciali lo incontrassero, come richiesto; – abbia basato la propria scelta su un presupposto assolutamente falso, infatti al punto 1 del suo comunicato stampa viene paventato l’imminente collassamento della condotta sublacuale, ma evidentemente egli non ha letto la relazione che Acque Bresciane srl il 16 giugno 2021 ha consegnato all’Ufficio d’ambito di Brescia, sullo stato delle condotte sublacuali Toscolano Maderno-Torri del Benaco, redatta al termine della manutenzione in alto fondale svoltasi da marzo 2021, e dalla relazione emerge la sostanziale immobilità nel numero e della gravità delle bioconcrezioni rispetto alle ispezioni del 2020, e la stessa dice che “lo stato delle condotte è ottimale” e con le manutenzioni in atto “il termine è estendibile a 50 anni”, dunque al 2035. Pertanto la condotta sublacuale non costituisce una bomba ecologica a orologeria e non richiede nessuna tempestiva dismissione.

Il bacino del Chiese non può essere corpo ricettore dei reflui fognari gardesani Anzitutto, non si può non tenere conto che il bacino idrografico del lago di Garda e il bacino idrografico del Chiese sono due corpi idrici per natura autonomi uno dall’altro, quindi è nella logica che l’uno e l’altro devono essere capaci di gestire autonomamente la depurazione dei propri reflui fognari, ovvero le opere cd. primarie. Ma invece il dibattito popolare sulla ristrutturazione e sull’adeguamento della depurazione dei reflui gardesani, paradossalmente, finora s’è svolto nei territori del bacino del Chiese, ovvero al di fuori del bacino idrografico del lago di Garda, perché le pubbliche amministrazioni di questo lago che rappresenta il 10% del PIL nazionale finora hanno scostato questa loro responsabilità. Così questa responsabilità primaria di ogni territorio è stata caratterizzata da una protesta ampia e diffusa sia sul piano istituzionale che su quello popolare nel bacino idrografico del Chiese, che ne è stato preso di mira dalle teorie che vorrebbero trasferire qui la depurazione del bacino gardesano, e ancora tutt’oggi dai Comuni del Garda occidentale non vengono segnali adeguati di questa responsabilità, né a livello istituzionale né a livello popolare. Chiediamo con la massima forza popolare che tutti gli Enti e le Istituzioni competenti si adoperino per: – arrestare immediatamente questa deriva autoritaria e antidemocratica facendo rispettare la dignità di ogni livello istituzionale; – far rispettare il principio sancito dalla Mozione Sarnico, venga quindi imposto alle comunità del lago di Garda di risolvere il problema della ristrutturazione, dell’adeguamento e dello scarico della depurazione dei loro reflui fognari all’interno dello stesso bacino idrografico gardesano, com’è logico e giusto che sia; – garantire la salvaguardia del bacino idrografico del Chiese lungo tutta la sua asta, in quanto è del tutto estraneo al bacino idrografico del Garda. - Federazione del Tavolo delle Associazioni che amano il Fiume Chiese e il Lago d’Idro - Tavolo provinciale Basta Veleni - Comitato referendario Acqua Pubblica - Comitato Ambiente Territorio Basso Garda.
https://comune-info.net

martedì 24 agosto 2021


 
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