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NON PUOI BREVETTARE IL SOLE. DI STATO, CAPITALISMO BIOTECNOLOGICO, COMUNISMO DEI VACCINI.

Si dice che la pandemia segni il “ritorno dello stato”. Ma che “Stato” ritorna? Lo “Stato” assicuratore, quello che garantisce gli indennizzi in maniera caotica e temporanea, congela la società e non ha la capacità di evitare la recessione. È lo stato-imprenditore del mercato e a sostegno del mercato, basta vedere le linee più certe e comprensibili in quel caos delle bozze del Recovery Plan europeo, la madonnina portata in processione per chiedere il ritorno alla “normalità”.

La natura di questo “Stato” è emersa nella vicenda dei vaccini. Oggi ne vediamo i limiti: produzione tagliata da Pfizer per incapacità produttiva e adeguamento impianti. Dall’Italia arriva la reazione causidica dell’uomo della pochette e dei suoi commissari che annunciano “azioni penali” contro il rallentamento delle forniture trimestrali stabilite. È un’altra traccia della crisi di sistema che si sta manifestando in Italia con una crisi politica che neutralizza la sfera del governo e sta facendo saltare i nessi costituzionali tra stato e regioni: in attesa della crisi economica ora ancora “tamponata”. C’è però un dibattito importante che andrebbe socializzato per cambiare radicalmente scenario politico e stabilire un’altra agenda rispetto alla miseria e all’agonia del sistema politico ed economico dei prossimi anni. Ecco il primo elemento: si dice che non si tiene conto che molte delle aziende del capitalismo biofarmaceutico che hanno sviluppato vaccini contro il Covid-19 in questi mesi, hanno ricevuto enormi risorse pubbliche. L’operazione Warp Speed voluta da Trump negli USA ha stanziato1: 1,2 miliardi di dollari per AstraZeneca 1,95 miliardi di dollari per Pfizer 1,6 miliardi di dollari per Novavax 2 miliardi di dollari per Sanofi e GlaxoSmithKline’s (GSK) Biontech(pfizer) ha ricevuto 100 milioni di euro dalla Banca Europea per gli Investimenti e 375 milioni di euro dal governo tedesco. Il dibattito in corso sostiene che: i brevetti vanno sospesi e tecnologia, dati, know-how e proprietà intellettuale vanno condivise, permettendo ai produttori di farmaci generici di contribuire ad aumentarne la disponibilità globale garantire che i vaccini siano prodotti e venduti da molti attori, socializzando le conoscenze e le tecnologie paese per paese, per permettere a tutti di iniziare a produrre a livello industriale uno o più vaccini, rendendoli disponibili al pubblico al minor costo possibile; e se questo non fosse possibile, aumentare la capacità produttiva e socializzarla attraverso accordi facilitati . Chi ne parla? La People’s Vaccine Alliance , ad esempio, che chiede di socializzare la tecnologia e la proprietà intellettuale attraverso il World Health Organization COVID-19 Technology Access Pool.2 La più ampia produzione e condivisione di dati, tecnologie e conoscenze, permetterebbe di rinunciare a: dover vendere al migliore offerente; applicare brevetti; difendere i monopoli finanziati con i soldi pubblici di coloro che poi riacquisteranno i vaccini dalle multinazionali (che hanno già ricevuto i fondi per la ricerca).

Un’altra campagna importante è No profit on pandemic, è un’Iniziativa dei Cittadini Europei (Ice). Servono 1 milione di firme in tutta l’Ue per spingere l’Ue a pronunciarsi.3 Ecco i punti: garantire che i diritti di proprietà intellettuale, compresi i brevetti, non ostacolino l’accessibilità o la disponibilità di qualsiasi futuro vaccino o trattamento contro il Covid-19; l’Unione europea deve inoltre “garantire che la sua legislazione in materia di esclusività dei dati e di mercato non limiti l’efficacia immediata delle licenze obbligatorie rilasciate dagli Stati membri”; introdurre obblighi giuridici per i beneficiari di finanziamenti dell’Ue per quanto riguarda “la condivisione di conoscenze in materia di tecnologie sanitarie, di proprietà intellettuale e/o di dati relativi alla Covid-19 in un pool tecnologico o di brevetti”; e, visto che queste informazioni sono segrete, perché gli affari del biocapitalismo sono segreti di stato, allora bisogna “introdurre obblighi giuridici per i beneficiari di finanziamenti dell’Ue per quanto riguarda la trasparenza dei finanziamenti pubblici e dei costi di produzione e clausole di trasparenza e di accessibilità insieme a licenze non esclusive”. È un’iniziativa virtuosa e simbolica. Con i simboli ci si fa poco. Molto di più però con le idee. Eccole, per chi volesse comporre un’agenda politica immediata. È fare politica oggi, invece di aspettare una crisi di sistema che del resto in Italia sta già galoppando. Do you remember 2007-8? Invece: cosa sta accadendo ora? I Paesi ricchi, con il solo il 14% della popolazione mondiale, hanno già acquistato il 53% di tutti i vaccini più promettenti, in 67 dei paesi a basso reddito di potrà vaccinare solo 1 persona su 10 contro il Covid-19 nel corso del 2021 (sempre che tutti i 6 vaccini più promettenti siano approvati nei tempi auspicati). Questo significa anche che il virus continuerà a girare e mutare nei prossimi anni. Rendere i vaccini bene pubblico universale significa accorciare i tempi, immunizzare il più grande numero di persone. Socializzare conoscenze e capacità produttive significa proteggere la vita e affermare la priorità delle relazioni sociali su quelle della geopolitica dei vaccini e della concorrenza tra le aziende. Questo discorso è considerato solo parzialmente dal punto di vista capitalistico. Si è capito che il costo stimato per garantire un vaccino a tutti gli abitanti della Terra è inferiore all’1% di quanto costerà all’economia globale la pandemia stessa. Per l’OCSE, la pandemia costerà all’economia mondiale una perdita di 7.000 miliardi in termini di PIL. Finanziare, verificare e socializzare quanti più vaccini possibili costa infinitamente meno. Poi andrebbero calcolati i costi sociali e politici dopo la pandemia, in una crisi che durerà un altro decennio. Il ragionamento sul comunismo dei vaccini si muove nella stessa prospettiva del dopo: se finanziare con il pubblico e socializzare con il mondo i risultati della scienza e quelli della tecnologia, allora lo stesso potrebbe essere fatto con tutto ciò che produce la ricchezza umana: la forza lavoro, l’ingegno, l’industria, le relazioni, l’amore. Contro questa politica le aziende farmaceutiche e i governi, in particolare quelli capitalistici in Occidente e Oriente, sostengono che i “diritti di proprietà intellettuale” devono essere rispettati per fornire incentivi adeguati alle imprese a investire in ricerca e sviluppo. È il rovesciamento capitalistico del ragionamento precedente: i soldi pubblici, lo stato, servono a creare l’innovazione. Lo scambio è: benessere e tutela della vita della popolazione e privatizzare i profitti. È una forma di comunismo del capitale. Quel governo italiano giunto al lumicino che annuncia cause, anche penali, si è ritrovato tra un branco di lupi. Si dirà: poco si può fare in questo capitalismo. Trump ha finanziato le multinazionali che ora rivendono in Europa i prodotti. Ciò non toglie che il tanto rivendicato “europeismo” usato per raccattare qualche volenteroso responsabile costruttore e rianimare un progetto politico fallito in Italia, avrebbe potuto essere fatto valere in sede europea già otto-nove mesi fa quando è stato proposto l’acquisto centralizzato a livello continentale. Quel’ europeismo suonerebbe oggi meno artificioso, e retorico. E più utile. Invece di aspettare che pfizer adegui i suoi impianti in Europa per garantire una fornitura comunque insufficiente, con la socializzazione dei brevetti, delle tecnologie e delle conoscenze avrebbero potuto già partire l’adeguamento e la creazione di molti altri impianti. Per raggiungere un’adeguata capacità produttiva entro un anno. E non solo in Europa o negli Usa. Gli americani non ne vorranno sentire parlare, anche con Biden? È troppo tardi? Non è mai troppo tardi.

Tesi: se finanzi la ricerca con fondi pubblici, ciò che si produce è pubblico. Ma pubblico non è solo statale. Considerata l’importanza fondamentale del vaccino contro il Covid-19, qui “pubblico” significa “mondiale”, “globale” e “internazionale”. In questa ottica, lo “Stato” diventa l’attore in una prospettiva più ampia: una forma di comunismo. Invece qui abbiamo una spietata concorrenza tra Stati che usano i loro vaccini per fare egemonia. Sono due modi di intendere la politica. Arriveremo a una scelta. Oppure no. Quando chiesero a Jonas Salk, lo scienziato che ha sviluppato i primi vaccini contro la poliomielite, chi ne detenesse il brevetto, lui rispose: “le persone, direi. Non c’è brevetto. Potremmo brevettare il sole?” (di ROBERTO CICCARELLI)
http://www.euronomade.info

mercoledì 17 febbraio 2021


 
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