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Francia condannata per non aver agito contro il cambiamento climatico

E' una sentenza storica che arriva dopo un'azione legale intrapresa nel 2018 da quattro Ong e supportata dalle firme di oltre 2,3 milioni di cittadini raccolte in meno di un mese. Lo Stato non ha agito contro il riscaldamento climatico, non rispettando quindi gli impegni presi con l'Accordo di Parigi sul clima del 2015. Con questa motivazione il Tribunale Amministrativo di Parigi ha condannato la Francia a una multa - simbolica - di un euro. Ma il gesto è forte - nel verdetto si legge che lo Stato è ritenuto "responsabile" di una inazione su questo fronte - è la prima volta che accade e gli stessi ambientalisti parlano di "sentenza storica".

Tutto è iniziato due anni fa quando quattro Ong, tra cui Greenpeace e Oxfam, hanno avviato un iter giudiziario, ampiamente rilanciato sui social con una petizione firmata da oltre 2,3 milioni di cittadini in meno di un mese. "E' una vittoria storica per il clima", una "sentenza rivoluzionaria" hanno commentato a caldo gli avvocati delle Ong. Il tribunale ha riconosciuto l'esistenza di un "pregiudizio ecologico" dandosi però due mesi di tempo prima di pronunciarsi sulla necessità di ingiungere allo Stato francese di adottare le misure necessarie contro l'emissione di gas serra. Ad ogni modo, da oggi, l'inazione sarà ritenuta "illegale".

Lo Stato francese potrebbe essere obbligato ad agire in due modi: con multe per risarcire i danni con il denaro o con una serie di obiettivi che dovrebbero essere raggiunti in termini fissi, che è l'opzione preferita dei denuncianti. Nell'udienza tenutasi il 14 gennaio, le ong (oltre a Oxfam Francia e Greenpeace Francia, Fondazione Nicolas Hulot e Notre Affaire à tous) avevano insistito sul fatto che l'amministrazione non avesse rispettato alcuni testi giuridici in cui si assumeva impegni per fronteggiare il riscaldamento globale, in particolare gli Accordi di Parigi e la Strategia Nazionale Low Carbon sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. "L'idea generale è che il governo adotti misure rapide e forti per ridurre le emissioni di CO2", ha spiegato la portavoce di Greenpeace.

L'iniziativa era stata avviata nel dicembre 2018 quando le quattro Ong avevano inviato una lettera a diversi ministri per criticare l'inerzia dell'amministrazione e chiedere il risarcimento dei danni causati da questo atteggiamento. In mancanza di una risposta soddisfacente, nel marzo 2019 avevano avviato il procedimento davanti alla giustizia. Nel processo, il governo ha respinto le accuse e ha sottolineato che, con la sua legge sull'energia e il clima del 2019, ha rafforzato gli obiettivi e si è posto l'obiettivo di una diminuzione del 40% del consumo di combustibili fossili entro il 2030 e di raggiungere la neutralità carbonica nel 2050. In un video pubblicato sui social network dopo la sentenza, diverse celebrità che supportano la piattaforma, come le attrici Marion Cotillard o Juliette Binoche, hanno esultato per il successo. Per l'ex ministro francese dell'Ecologia Nicolas Hulot, la cui fondazione è uno dei quattro denuncianti, la sentenza "è la vittoria di chi comprende l'urgenza della crisi climatica".
https://www.repubblica.it/

mercoledì 3 febbraio 2021


 
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