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Altro che Green deal, ci vogliono riportare all’agricoltura chimica intensiva.

Mentre l’azienda tedesca Bayer ha patteggiato negli Usa oltre 10 miliardi di dollari per chiudere le 95 mila cause ereditate dalla Monsanto per seri danni alla salute correlati all’uso del glifosato - atto che rappresenta di fatto una forma di ammissione di colpa - in Italia Elena Cattaneo continua a sostenerlo e chiede al Governo di riabilitarlo con una mozione. È la prima mozione che la senatrice a vita Cattaneo presenta in Aula da quando è stata nominata ormai sette anni or sono. E curiosamente si concentra non sul settore di cui è più competente, quale la ricerca sulle staminali che l’ha resa una ricercatrice autorevole e affermata, ma su uno in cui non ha competenze specifiche. Evidentemente è così che si prepara all’approssimarsi della scadenza per il rinnovo dell’autorizzazione del glifosato in Europa. Una sostanza, è bene ricordarlo, che l’IARC classifica come probabile cancerogeno.

Dietro l’alibi delle decisioni che vanno prese non di pancia, ma ascoltando la scienza, Cattaneo cerca di screditare l’IARC ma, come fa notare l’associazione dei medici per l’ambiente Isde, tralascia il fatto che le rassicuranti valutazioni del BfR tedesco e dell’EFSA circa l’improbabile cancerogenicità del glifosato siano state viziate da carenze metodologiche e da conflitti di interesse – denunciati nei cosiddetti Monsanto Papers. E sempre come sottolinea l’Isde omette di citare anche i recenti studi dell’Istituto Ramazzini che hanno messo in evidenza che il glifosato e il suo formulato Roundup, a dosi equivalenti alla ADI degli Stati Uniti, procurano formazione di micronuclei (genotossicità), effetto androgenico e aumento del testosterone nel sangue sia nei maschi che nelle femmine (interferenza endocrina), alterazione del microbiota intestinale durante le prime fasi della vita.

Non paga di tutto ciò, Cattaneo ha liquidato il patteggiamento della Bayer come l’esito di “quella che da un punto di vista giornalistico è stata chiamata un’estorsione su procedimenti legali”. Cioè il punto non sono i tumori e le malattie associate all’uso del glifosato, ma gli studi di avvocati aggressivi. Incredibilmente il Governo ha dato parere favorevole, seppur con alcune riformulazioni, sia a questa mozione che a quelle analoghe abbinate. Compresa la prima presentata sul tema, ossia quella dei senatori De Bonis e De Petris contro l’utilizzo del diserbante e che chiede di applicar il principio di precauzione a tutela della salute dell’ambiente e dei cittadini. E il Senato le approvate tutte. Un capolavoro di ambiguità. La mozione per riabilitare l’erbicida porta, tra le altre, anche le firme di Zanda, salvo poi quasi vantarsi in Aula di essere ignorante sulla materia, di Bonino, Unterberger e Binetti. Tutto questo mentre il mondo riscopre il tema dell’ambiente come presidio a tutela della salute e mentre l’Italia plaude all’accordo raggiunto in Europa sui fondi del Next Generation Eu, che dovranno essere orientati a una rivoluzione verde e digitale oltre che alla modernizzazione del Paese al contrasto delle disuguaglianze e a favore dei giovani.

Altro che Green deal, qui ci vogliono riportare all’agricoltura chimica intensiva. Nonostante l’esecutivo si sia già impegnato, lo scorso anno, ad andare in direzione di un’agricoltura buona, sana e sostenibile, che faccia sempre meno uso di pesticidi, a partire dal glifosato, con la mozione a mia prima firma approvata dalla Camera. Un testo per tutela la qualità del made in Italy e il futuro dei nostri agricoltori. Nei fatti il governo sta assumendo una delle posizioni più arretrate nel Consiglio Ue rispetto agli obiettivi ambientali delle due strategie europee “farm to fork” e “biodiversità 2030″ che rappresentano i primi passi concreti per il green deal e il Senato tiene bloccata la legge sull’agricoltura biologica approvata a larghissima maggioranza alla Camera oltre un anno e mezzo fa. Tanto più in epoca di Covid bisogna promuovere pratiche agronomiche sostenibili, che coniugano qualità, tutela di ambiente, fertilità dei suoli, biodiversità e salute. Un tipo di agricoltura di cui siamo campioni in Europa e che ha successo nel mondo. Ricordiamocelo in autunno, quando l’Europa ci chiederà le nostre determinazioni in vista della possibile messa al bando o di uno sciagurato rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato. Anzi facciamone un’occasione di dibattito pubblico, aperto al parere anche degli agricoltori, dei cittadini, dei medici, delle associazioni. (di Rossella Muroni)
https://www.huffingtonpost.it/

giovedì 23 luglio 2020


 
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