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Dopo Miteni. Un inquinamento sistemico Non solo PFAS.

Dalla grandissima riserva di acque, alla fertilità dei suoli, dalle meravigliose città, alle ville palladiane che costellano il paesaggio delle campagne, ai panorami delle vette delle Prealpi, ai grandi fiumi e al mare Adriatico. Di tutto ciò, rimane ben poco. La rapacità di una classe di imprenditori poco colta e di politici che governano sfruttando all’estremo le risorse ha divorato tutto, in nome del profitto. L’acqua potabile è giunta alla fine: i gestori non sanno più dove allacciare gli acquedotti per sostituire le grandi riserve sotterranee, perdute per sempre a causa delle contaminazioni chimiche (primi i PFAS) e i fiumi sono cloache chimiche. A pochi passi dalla catastrofe finale, non è più possibile curare questa terra con regole e leggi del secolo scorso. Il mito della crescita infinita mostra in Veneto tutta la sua fallacia. Prescindendo dalla criminalità ambientale, le regole che dovrebbero proteggere il territorio si dimostrano inefficaci, aggirabili, pensate per proteggere non tanto la salute e l’ambiente, quanto il profitto. Va capovolto il paradigma che ha consentito tutto ciò, in Veneto e nel pianeta.

UNA RICERCA MITENI LA INCHIODA Nel.2018 una ricerca commissionata da Miteni alla Global market insight, per definire il nuovo piano industriale e depositata alla Commissione reg. d'inchiesta sui Pfas, ha esaminato il mercato dei Pfas: Il Veneto usa più della metà delle 200 ton. che, ogni anno, vengono importate in Italia: 109 ton. Sono oltre 500 le industrie dell'Alto Vicentino che utilizzano Pfas come leganti o additivi per concia, scarpe, vestiti, guanti e altri accessori. Un consumo in costante crescita. I prodotti commerciali analizzati sono 28. Alcuni contengono soluzioni più o meno pure, altri percentuali di Pfoa miscelate a C4, altri contengono polimeri per fluorurati, che, ancor oggi, non vengono rilevati negli scarichi, ma degradano in Pfoa al 30%, in poche settimane o alcuni anni. Quindi il Pfoa non risulta dalle analisi sugli scarichi. L'inquinamento è massimo ai punti di uscita del consorzio di depurazione A.Ri.C.A. che raccoglie le acque delle industrie: dal tubo escono Pfoa e quantità imponenti di altri tipi di polimeri usati dalle industrie, che diventano Pfoa o Pfas nell'ambiente. Anche la sentenza del Tribunale superiore delle acque indica gli utilizzatori dei Pfas come settore fondamentale per affrontare problema, ma le sue raccomandazioni per eliminare la contaminazione del fiume Fratta-Gorzone non sono state prese in considerazione. I dati forniti da ARPAV sulle quantità di PFAS presenti tuttora allo scarico A.Ri.C.A. a Cologna Veneta evidenziano le responsabilità della Regione, degli industriali conciari, dei gestori dei depuratori, della società A.Ri.C.A, di ARPAV e della Magistratura. Dalle tabelle Arpav sullo stato dei fiumi in Veneto sono riscontrati 188 superamenti in 92 stazioni e 85 corpi idrici dovuti prevalentemente alla presenza di erbicidi e di metalli superiori agli standard di qualità. Le acque, che irrorano i campi e sboccano in mare, contengono veleni e sostanze organiche inquinanti che si accumulano in terra e in mare, nelle piante, negli animali di allevamento, nei pesci e negli umani che ne mangeranno in quantità sempre maggiore.

CHE SOSTANZE TRASPORTANO IL FRATTA-GORZONE E GLI ALTRI FIUMI DEL VENETO? - Ampa, un erbicida, prodotto di degradazione del Glifosate, cancerogeno 2b secondo lo Iarc; - Bentazone, erbicida la cui sicurezza è ancora tutta da confermare (una revisione dell’ Efsa ha proposto di classificarlo “sostanza con una potenziale tossicità riproduttiva per gli esseri umani”; - Glisofate, l’erbicida più diffuso al mondo “cancerogeno 2b secondo lo Iarc”, ma “non cancerogeno” per due agenzie europee (Efsa e Echa); continuerà ad essere usato per altri 5 anni all’interno dell’UE. Proroga votata il 27.11.17, dopo uno scontro in Commissione durato un anno, grazie al voto della Germania, che ha cambiato posizione facendo passare il sì. 4 settimane prima l'Europarlamento aveva bocciato a larga maggioranza la richiesta di prolungare di 10 anni l’autorizzazione del pesticida votando per il divieto immediato di uso domestico e il bando totale entro il 2022. Ma il voto del Parlamento Eu ha solo valore consultivo. Secondo uno studio americano chi è esposto in maniera elevata a erbicidi a base di glifosato ha un rischio superiore del 41% di sviluppare il linfoma non Hodgkin. - Metolachlor, classificato come pesticida con una evidenza limitata di carcinogenicità con evidenze di bioaccumulo (sostanza POP) in varie specie di pesci e con effetti sulla salute umana concernenti crescita e sviluppo. Il Metolachlor induce citotossicità e genotossicità nei linfociti umani. - Terbutilazina, ha sostituito l’atrazina tolta dal commercio. È una sostanza della stessa famiglia, che ha caratteristiche chimiche molto simili. È stata recentemente classificata dall’Ag. Eu. per le sostanze chimiche (ECHA) pericolosa per l’uomo e per l’ambiente. È uno degli erbicidi selettivi più venduti in Italia. Ha picchi stagionali collegati al ciclo dell’agricoltura. - Azoxystrobin fungicida generico. Alcuni studi hanno rilevato effetti cronici su alcuni invertebrati testati dimostrando la capacità della molecola di alterare l’ambiente in cui vivono gli invertebrati acquatici. Presenta una lenta solubilità nell’acqua e si deposita in gran quantità sul fondo dei laghi e dei fiumi; è persistente nei suoli e nei sistemi acquatici. - Boscalid, fungicida. Dopo l’allarme dei ricercatori sulla sua pericolosità, è stato chiesto il suo ritiro dal commercio a livello europeo. Va ricordato l’appello di ricercatori del CNR per la pericolosità dei fungicidi SDHi, molto utilizzati in agricoltura. Le case produttrici assicurano che inibiscono “specificatamente” solo certi enzimi delle muffe, ma alcuni ricercatori francesi hanno lanciato un allarme poiché è dimostrato che bloccano anche gli enzimi umani portando all’accumulo di una molecola, il succinato, che va a determinare un cambiamento nella nostra struttura del DNA. Ciò può portare alla comparsa di encefalopatie severe e anche di cancri al rene o al sistema digestivo. È autorizzato dall’UE dal 2008, appartiene alla classe SDHI, è molto presente nelle acque superficiali. È l’ottavo pesticida più usato al mondo. Nell’atmosfera e nei cibi, il Boscalid è uno dei fungicidi maggiormente studiato. Parecchie associazioni ambientaliste hanno chiesto, finora senza successo, la sospensione dell’autorizzazione gli SDHi. - Dimetemorf, molto usato nei vigneti; ecco le raccomandazioni contenute nel foglietto illustrativo della confezione: “Per proteggere gli organismi acquatici, rispettare una fascia non trattata di 15 m. da corpi idrici superficiali, per la vite e 5 metri, per il pomodoro. Non contaminare l'acqua col prodotto o il contenitore. Non pulire il materiale d'applicazione in prossimità delle acque di superficie. Evitare la contaminazione attraverso i sistemi di scolo delle acque dalle aziende agricole e dalle strade. Informazioni per il Medico: Trattasi di associazione di sostanze attive che, separatamente, provocano i seguenti sintomi di intossicazione. Mancozeb: cute: eritema, dermatiti, sensibilizzazione; occhio: congiuntivite irritativa, sensibilizzazione; apparato respiratorio: irritazione delle prime vie aeree, broncopatia asmatiforme, sensibilizzazione; SNC: atassia, cefalea, confusione, depressione, iporeflessia. Effetto antabuse, in caso di concomitante assunzione di alcool, si manifesta con nausea, vomito, sudorazione, sete intensa, dolore precordiale, tachicardia, visione confusa, vertigini, ipotensione ortostatica. Dopo qualche ora il viso diventa pallido e l’ipotensione arriva al collasso con perdita di coscienza. Dimetomorf: Terapia: sintomatica. Consultare un Centro Antiveleni.” PFAS, PFOA & CO. NEL FRATTA-GORZONE Nei corsi d’acqua del Veneto troviamo arsenico, cromo, stagno e, nel Bacchiglione e nel Fratta Gorzone, troviamo i PFAS, presenti e addirittura in eccesso. Buona parte dei PFAS che navigano nelle acque della pianura veneta sono un prodotto delle lavorazioni del distretto conciario che non ha provveduto a filtrare con carboni attivi l’acqua industriale, prelevata nei pozzi, come prescritto dal Tribunale delle Acque. I PFAS sono sostanze persistenti nell’ambiente (POP) e notoriamente correlate a gravi patologie; lo abbiamo sentito dire dal prof. Foresta e dal dott. Mantoan. Ci chiediamo: “Come mai si tollera che tali sostanze scorrano liberamente nei corsi d’acqua destinati all’irrigazione dei campi e arrivino al mare?” Inoltre i nuovi prodotti perfluorati non vengono cercati e quindi nemmeno trovati. La presenza di milioni di tonnellate di prodotti chimici velenosi, di concimi ipertrofizzanti, di mercurio, plastiche e metalli pesanti negli oceani e nei mari è il risultato del pensiero comune per cui le leggi per la protezione dell’ambiente devono adeguarsi alle necessità delle industrie e del commercio. L’idea che a questo “pensiero unico” se ne possa sostituire uno differente, viene accolta come una bestemmia, minaccia alla produzione infinita che ogni anno deve superare il PIL dell’anno precedente per non cadere in recessione. Ma, nella vera recessione ci sguazziamo da decenni; vedi i dati del diminuito potere d’acquisto dei lavoratori, della disoccupazione, soprattutto dei giovani, dell’aumento di chi sta sotto il livello di povertà, del declino economico dei ceti medi, della degradazione del Welfare. Questi dati cozzano contro tale ideologia: la realtà non coincide con la vulgata iperproduttivistica. L’umanità si ammala, la stessa capacità riproduttiva è messa in discussione. I cibi sono portatori di veleni e di plastiche, di PFAS e di pesticidi e diventa sempre più difficile trovare alimenti poco contaminati. Anche il piacere di assaporare un pasto a base di pesce è annullato: quel cibo, appena pescato, è pieno di PFAS, mercurio e microplastiche. Non diversa è la situazione dei cibi vegetali. Siamo immersi nel “pensiero unico”, prodotto e alimentato dalla logica del “libero mercato”, connaturato al modo di produrre, di consumare e di pensare di oggi. Non sono le persone e le comunità a scegliere i propri modi di vivere e di esistere ma le compagnie multinazionali. Un fluire di messaggi quotidiani, il più delle volte subliminali, attraverso radio, tv, stampa, pubblicità, raggiungono il nostro cervello e diventano senso comune. Consumi, prezzi e stili di vita, sono il portato di un bagno ideologico che ci rende attori ignari di un gigantesco Truman Show, membri di una umanità distratta e alienata, condannata ad una corsa insensata verso la distruzione del pianeta e verso l’autodistruzione. Quando ci stupiamo della distratta serenità con cui i nostri vicini accolgono le drammatiche informazioni di morte, legate all’uso dei nostri oggetti quotidiani, dai cibi cancerogeni alle radiazioni dei cellulari; quando ci indignamo dell’indifferenza dei più di fronte ai sintomi drammatici della imminente autodistruzione del genere umano, non ci rendiamo conto del fatto di essere il prodotto di un processo di rimozione di massa. Così, i visionari e gli alienati diventiamo noi, e a volte finiamo noi stessi per crederci.

Questo modello, dipinto come il bengodi del capitalismo liberistico giunto all’ultimo stadio, produce in realtà malattie, povertà per grandissime masse di uomini espropriati di tutto, schiavitù, fame, migrazioni e disoccupazione. Questo modello distrugge rapidamente le risorse vitali del pianeta in nome dell’interesse di una piccola frazione di umanità che si arricchisce sempre di più. Quanto avviene nel cuore dell’UE dimostra come sia difficile contrastare il mercato dei veleni e come sfugga ai cittadini, sempre più esclusi dal potere decisionale, la possibilità di far valere le proprie istanze e il proprio diritto alla salute. Lo strapotere della Miteni e il comportamento delle istituzioni, che l’hanno coccolata e sostenuta per decine d’anni, sono la testimonianza di un sistema menzognero, disumano e lontano dai bisogni dei semplici cittadini. Il sistema non si potrà cambiare senza ricorrere a misure radicali. Perciò lo slogan “Zero PFAS” dovrà incarnarsi nel modo di pensare e di agire di ognuno di noi per bandire del tutto il mercato dei veleni. In diecimila anni di civiltà contadina, l’umanità ha prodotto i propri alimenti con la cooperazione di insetti, batteri, erbe e del terreno che è vita di spore, batteri, microelementi in simbiosi con le piante. Vandana Shiva ha dimostrato l’inconsistenza delle dichiarazioni delle multinazionali, secondo cui le coltivazioni OGM e quelle trattate con i pesticidi assicurerebbero una maggiore produzione. Gli agricoltori indiani, liberati dalla chimica, hanno realizzato prodotti di migliore qualità e una maggiore produzione. Noi siamo natura e, violando l’ambiente, violiamo anche noi e la nostra specie. Per liberarci da questa maledizione ideologica dobbiamo respingere il pensiero economicistico: l’unica uscita di sicurezza sarà chiudere l’accesso della chimica ai fiumi, ai mari e ai territori, perché il risanamento è impossibile se non smettiamo di sversare veleni. PFAS Land (di Giovanni Fazio)
TERA e AQUA

martedì 10 settembre 2019


 
News

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