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Prosciuttopoli: sospeso per altri 3 mesi l’ente certificatore del prosciutto di Parma. Nuova indagine dei carabinieri.

L’Istituto Parma qualità che certifica il rispetto del disciplinare per i prosciutti crudi destinati a diventare Dop di Parma, il 30 luglio è stato sospeso per tre mesi da Accredia a causa di gravi irregolarità. Si tratta del terzo provvedimento collezionato da questo ente nell’arco di poco più di un anno. Il primo provvedimento è scattato nel maggio 2018 e riguarda il commissariamento per sei mesi deciso dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Mipaaft- La decisione è correlata alla maxi-frode e al successivo sequestro e smarchiatura di 1,2 milioni di cosce di maiali della razza Duroc danese, destinate a finire illegalmente nel circuito del prosciutto Parma-San Daniele.

L’accusa è di non avere controllato adeguatamente la filiera. Il secondo provvedimento è una sospensione di tre mesi decisa da Accredia nel maggio 2019, per la sparizione di verbali collegati al problema di oltre 2 milioni di cosce destinate a diventare prosciutto di Parma e di San Daniele e sospettate di provenire da maiali di razze a crescita rapida, vietate dal disciplinare. Adesso arriva il terzo provvedimento firmato Accredia che sospende per altri tre mesi l’IPq. La decisione presa il 29 luglio 2019, attesta il perseverare di situazioni di gravi irregolarità non ancora sanate. Il prossimo appuntamento sarà per il mese di novembre, quando si dovrà decidere se riabilitare o revocare definitivamente il mandato all’ente certificatore, che a questo punto non potrebbe più certificare una decina di altri prodotti Dop. L’elemento che desta perplessità è la decisione di IPq di riprendere in questi giorni la marchiatura a fuoco dei prosciutti di Parma, dopo la sospensione all’inizio di giugno 2019. I motivi del blocco restano sconosciuti anche se è probabile che il provvedimento sia stato preso per l’impossibilità di garantire la qualità di oltre 2 milioni di cosce inviate agli impianti di stagionatura. L’aspetto curioso è capire come sia possibile che l’ente certificatore, sospeso per 12 mesi a causa di gravissime irregolarità nei controlli e per avere fatto sparire verbali “scomodi”, possa continuare a marchiare a fuoco i prosciutti garantendo ai consumatori la sicurezza dell’origine e la qualità.

In una situazione che definire caotica è gentile, ogni struttura della filiera sembra preoccupata di curare il proprio orticello, ignorando il rischio concreto di perdere la Dop del prosciutto di Parma e di San Daniele. Di fronte alla crisi quasi irreversibile dell’istituto certificatore del prosciutto di Parma (IPq), il Consorzio (che tra l’altro è anche socio dell’ente), per evitare grossi problemi ha affidato i controlli a un altro ente certificatore il Csqa, che però inizierà a operare solo nel 2020. La saggia decisione risulta però in contrasto con le bozze delle schede del nuovo disciplinare che, incrementando di oltre 30 chili il peso dei suini, sembra avallare la frode dei falsi prosciutti Dop alla base dello scandalo di Prosciuttopoli. Di fronte a questa situazione il cronista registra un certo immobilismo delle regioni Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia e del Mipaaft. Tra i comportamenti strani c’è la scelta dei grandi marchi come: Citterio, Casa Modena, Rovagnati, Levoni, di mantenere un totale silenzio. Anche gli allevatori onesti infangati dalla vicenda non fanno sentire la loro voce.

In questo clima di assordante silenzio si va avanti in attesa di colpi di scena, che potrebbero arrivare molto presto. Il Reparto tutela agro alimentare dei carabinieri di Parma, ha avviato qualche mese fa un’indagine su oltre 2 milioni di cosce avviate illegalmente nei centri di stagionatura per essere marchiate e vendute come falsi prosciutti di Parma e San Daniele. Gli interrogatori sono in corso. Vi terremo aggiornati.
https://ilfattoalimentare.it

domenica 4 agosto 2019


 
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