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Riscaldamento globale, indifferenza totale: i dati sono catastrofici, ma in Italia non interessa a nessuno

Il catastrofico report dell’Ipcc tiene banco in tutto il mondo, ma in Italia è stato pressoché ignorato. Eppure, passare da un aumento della temperatura di un grado e mezzo a uno di due sarebbe un disastro per tutto: dalla siccità all’emigrazione, ai diritti umani. Ce ne importa? “12 Anni per evitare la catastrofe”, il Guardian. “Un avvertimento terribile dagli scienziati ONU”, Washington Post. "Mantenere il riscaldamento a 1,5 ° C implica un cambiamento radicale nel modello di crescita", Le Monde. “L'ONU esorta a prendere misure drastiche contro il cambiamento climatico”, El País. Queste le prime pagine di oggi sull’ultimo, urgentissimo, report dell’Ipcc, il Panel Intergovernamentale sui Cambiamenti Climatici. In Italia? Nulla, ad eccezione de La Stampa, redatto dall’autore di questo articolo. Nessuna prima pagina riportava la notizia? Un buco clamoroso? Verrebbe da pensare così, inorgogliendosi inutilmente. No, la verità sembrerebbe piuttosto che le redazioni delle principali testate italiane non abbiano capito nemmeno di cosa si tratti questo report Ipcc. E lo abbiano distrattamente ignorato.

“12 Anni per evitare la catastrofe”, il Guardian. “Un avvertimento terribile dagli scienziati ONU”, Washington Post. "Mantenere il riscaldamento a 1,5 ° C implica un cambiamento radicale nel modello di crescita", Le Monde. “L'ONU esorta a prendere misure drastiche contro il cambiamento climatico”, El País. Queste le prime pagine di oggi sull’ultimo, urgentissimo, report dell’Ipcc, il Panel Intergovernamentale sui Cambiamenti Climatici. In Italia? Nulla, ad eccezione de La Stampa, redatto dall’autore di questo articolo. Nessuna prima pagina riportava la notizia? Un buco clamoroso? Verrebbe da pensare così, inorgogliendosi inutilmente. No, la verità sembrerebbe piuttosto che le redazioni delle principali testate italiane non abbiano capito nemmeno di cosa si tratti questo report Ipcc. E lo abbiano distrattamente ignorato.

Ero sicuro che in molti avrebbero prestato un certo grado di attenzione a questa mega-ricerca dal titolo “Global Warming of 1,5°C”. Così effettivamente è stato in molti Paesi. L’attesa per questo documento era elevatissima. Non solo dai climatologi o dagli ambientalisti ma anche da governi, società di assicurazioni, banche, investitori, property manager, cittadini. In Italia invece è passato quasi inosservato. Di fatto questo documento ci dice che rimanere nel obiettivo “light” dell’Accordo di Parigi, che prevede un aumento delle temperature medie a 2°C, comporterà molti più danni economici e sociali e ci renderà più esposti a situazioni meteo estreme, maggiori siccità, un aumento dei livelli del mare di almeno 0,1 metri (distruggendo così molte nazioni insulari come le Maldive o Kiribati). Mezzo grado farà un’immensa differenza. Secondo Priyardarshi Shukla, copresidente del gruppo di lavoro dell'Ipcc, mezzo grado «potrebbe rendere più difficile il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite». Vogliamo toccare con mano cosa significa questa affermazione? Pensate a milioni di morti in più per carestie. Nuove ondate migratorie, invece che sviluppo degli stati più poveri. Mortalità infantile in crescita. Meno diritti per donne e minoranze. Vite umane perse. Se siete cinici e valutate ogni cosa in dollari: migliaia di miliardi buttati a causa degli impatti più acuti del cambiamento climatico: uragani, siccità, alluvioni, innalzamento dei mari. Pensate a milioni di morti in più per carestie. Nuove ondate migratorie, invece che sviluppo degli stati più poveri. Mortalità infantile in crescita. Meno diritti per donne e minoranze. Vite umane perse Certo, impatti ambientali e sociali importanti avverranno anche con un aumento di 1,5°, avvisano gli scienziati, colpendo soprattutto i paesi in via di sviluppo, gli ecosistemi artici, regioni aride, e le isole. Oramai è troppo tardi, ci dicono i dati: siamo dentro al climate change e dobbiamo subirne le conseguenze nefaste.

La cosa più grave è il disinteresse nostrano. Cosa ci spinge a trattare la notizia più importante di quest’anno al pari merito dell’uscita del nuovo iPhone? A livello globale dovremo investire 900 miliardi di dollari l’anno se vogliamo un pianeta da 1,5° (ed evitare di morire a 50 anni per un estate a 44°C per quattro settimane di fila). Non ci spaventa dover fare un piano di investimenti di queste dimensioni quando non sappiamo gestire i ponti delle autostrade? È la complessità della questione che ci terrorizza? Sbagliamo noi giornalisti ambientali a non essere ancora più chiari sul tema? Dobbiamo formare redazioni vecchie e poco competenti sui temi ambientali (troppo prese dal vociare politico del pastone romano)? Abbiamo cieca fiducia nel progresso tecnologico, secondo un dogma teleologico che tutto si risolverà e verremo assolti dei nostri peccati a base di CO2? Datemi una risposta, vi prego. E cercherò di portarla in prima pagina. (di Emanuele Bompan)
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martedì 9 ottobre 2018


 
News

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