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Antibiotici: un solo test per scovare 50 farmaci nel latte. Il metodo messo a punto dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie.

Un solo test per individuare tutti i residui di antibiotici presenti nel latte. La nuova tecnica analitica multiclasse, molto più efficiente di quella attualmente in uso, è stata messa a punto dai ricercatori dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e in futuro potrebbe essere applicata anche ad altri prodotti, come la carne e i mangimi per gli animali. Con questo test è possibile identificare la presenza nel latte di cinquanta antibiotici che fanno parte di cinque classi – per questo la tecnica è detta multiclasse – strutturalmente molto diverse tra loro: sulfamidici, chinoloni, tetracicline, macrolidi e beta-lattamici (compresi penicilline e cefalosporine). Attualmente i cinque gruppi di antibiotici vengono analizzati separatamente, allungando i tempi di indagine richiesti per ogni campione. La tecnica consiste nella combinazione tra la cromatografia liquida e la spettroscopia di massa, e consente di ottenere informazioni sia sulla presenza o meno di un farmaco, sia sulla sua concentrazione, anche quando i residui sono al di sotto dei limiti di legge.

“Si tratta di un approccio analitico molto promettente, particolarmente efficace per monitorare e contenere il rischio chimico a maggior garanzia della salute dei consumatori” afferma Giancarlo Biancotto, chimico responsabile del Laboratorio farmaci veterinari e ricerca dell’IZSVe. “L’approccio multiclasse permette di determinare, con un’unica analisi, quali e quante di queste sostanze sono eventualmente presenti, con livello di sicurezza e un grado di accuratezza maggiore rispetto ai metodi classici, pur mantenendo tempi di esecuzione rapidi”. Negli allevamenti di vacche da latte gli antibiotici sono utilizzati per il trattamento di infezioni come la mastite. Se i periodi di sospensione vengono rispettati in maniera corretta, nel latte non sono presenti residui o, se presenti, rimangono sotto la soglia imposta dalla legge. Questo non sempre si verifica, sia per un uso scorretto dei farmaci nelle dosi e nei tempi di somministrazione, sia per contaminazioni accidentali. Il rischio per la salute umana derivante dalla presenza di antibiotici nel latte è comunque ritenuto molto basso, ma possono comunque contribuire al diffondersi dell’antibiotico-resistenza.

Secondo quanto rivelano le ultime analisi disponibili sui residui di antibiotici condotte dalle autorità sanitarie italiane e pubblicate dal Ministero della salute, nel 2016 solo cinque campioni di latte su oltre 2.500 controllati sono risultati contaminati da farmaci oltre i limiti di legge (0,2%). Il problema dei residui di antibiotici nel latte è dunque un fenomeno contenuto in Italia, ma con questo test individuarli sarà ancora più facile e veloce. (di Giulia Crepaldi)


www. ilfattoalimentare.it

lunedì 3 settembre 2018


 
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